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Cut Bank

cut locaOltreconfine: i film che non ci fanno vedere

Cut Bank

Regia: Matt Shakman. Sceneggiatura: Roberto Patino. Fotografia: Ben Richardson. Montaggio: Carol Littleton. Musica: James Newton Howard. Interpreti: Liam Hemsworth, John Malkovich, Billy Bob Thorton, Bruce Dern, Michael Stuhlbarg. Origine: USA, 2015. Durata: 92 min.

Cut Bank è una piccola città del Montana dove non succede mai niente di interessante. Ci sono le casette di legno, i campi di fiori, uno sprazzo di cielo noiosamente azzurro che fa sembrare ancora più monotone le ordinarie esistenze dei suoi abitanti. Lo sceriffo Vogel (John Malkovich) non ha mai visto un cadavere, non ha mai sparato a nessuno, non vuole avere rogne. Almeno fino al giorno in cui un giovane aiuto meccanico, Dwayne (Liam Hemsworth, fratello del più famoso Chris), non filma accidentalmente l’omicidio del postino (Bruce Dern, protagonista di Nebraska, nonché padre dell’attrice Laura Dern). Il cadavere però non si trova, la posta è sparita nel nulla e lo sceriffo non sa dove sbattere la testa. Le cose infatti sono ben più complicate di come appaiono: il postino non è stato assassinato, Dwayne ha simulato il delitto per fregare l’assicurazione sui prodotti postali, ha assoldato un finto killer che si è preso la sua parte di denaro, e ha usato la seconda residenza del suocero (Billy Bob Thornton) per nascondervi la refurtiva e quel morto che morto non è (ancora). Dwayne è in fin dei conti un bravo ragazzo: ha bisogno di soldi per pagare l’ospizio al padre malato, e sogna una vita diversa per sé e la sua bella fidanzata (Teresa Palmer). Il piano era perfetto, nessuno avrebbe dovuto farsi male, ma presto arriva un pericoloso disadattato (Michael Stuhlbarg) che non riesce a darsi pace per lo smarrimento del suo pacco. E che paradossalmente troverà i colpevoli molto prima dello sceriffo.

cut2Cut Bank è l’opera d’esordio di un giovane regista americano di nome Matt Shakman, e come spesso succede per gli esordienti, l’idea di dirigere un giallo di provincia è diventata subito una scusa per fare qualcos’altro. Il modello di riferimento è senza dubbio Velluto blu (1986) di David Lynch, con la differenza che, rispetto alla generazione di cineasti che dirigono film alla Lynch, Shakman accorcia paurosamente le distanze tra mentore e discente, e confeziona una pellicola che addirittura potrebbe essere scambiata per una delle sue migliori opere. Mai regista ha omaggiato il suo maestro in modo così fedele al canone: una cittadina del Montana, le ragazze che si allenano per partecipare al locale concorso di bellezza, un assurdo ispettore postale che non arriva mai al dunque, tavole calde con orsi impagliati e cameriere bionde che si abbandonano a strampalati dialoghi nelle pause. E un delitto dai risvolti surreali. O meglio un delitto simulato che si trasforma presto in una raccapricciante catena di omicidi. La sceneggiatura di Roberto Patino non fa una grinza, ma la bravura è tutta del suo regista che inanella una serie di gag dell’assurdo senza far mai calare la tensione. È un’apologia del pensiero anarchico, quella di Shakman, che scardina le regole del noir per sostituirle con regole personali, fatte di silenzi, spazi aperti, contorsioni della logica che alle volte si risolvono in modo impeccabile, alle altre restano opportunamente sospese (lo sceriffo che fa ciondolare quello che sembra un topo morto, o un piccolo pesce, ma in realtà potrebbe essere un mazzo di chiavi. Mistero).

cut coper1Sia chiaro. Cut Bank non è una copia di Lynch, semmai un omaggio, un ripensamento, un volo pindarico nel dietro le quinte della provincia americana. Il punto di forza è come sempre il paesaggio, le distese di fiori color zafferano, il verde che si perde all’orizzonte, i capanni e gli appezzamenti che spuntano attorno a questi villaggi rurali, dove la gente mangia bistecche e coltiva la terra perché non c’è nient’altro da fare. Sempre che uno non voglia tentare la rapina del secolo, restando fregato dalla sua stessa faciloneria. Resta però una domanda: perché il sociopatico dagli occhiali a fondo di bottiglia sembra tanto ossessionato dal suo pacco? Cosa potrebbe contenere di così importante? Lo scoprirete soltanto nel finale. Che non vi piacerà.

Marco Marchetti

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