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Esordire al cinema al tempo della crisi

cineitalianoVenerdì 12 aprile 2013 si è tenuto l’ultimo incontro per la sezione Effetti personali del festival Il cinema italiano visto da Milano, una tavola rotonda dal titolo Esordire al cinema: la produzione dell’opera prima in Italia. Tema scottante senza dubbio, del quale il moderatore Enrico Nosei dichiara di voler evidenziare gli aspetti positivi, che sono davvero pochi nel nostro paese. Il primo ad intervenire è il critico Emiliano Morreale, che denuncia l’errore della critica nel privilegiare la ricostruzione del contesto produttivo di un’opera prima, a discapito dell’autentica valutazione del film, sfasando così i criteri di tendenza produttiva. Inoltre il mea culpa della categoria prosegue ammettendo di non aver riconosciuto e sostenuto in tempi non sospetti quegli autori che, animati dall’intima e profonda volontà di fare cinema, hanno esordito con documentari a basso budget. Questo soprattutto perché è rarissimo che venga finanziato un progetto di fiction originale come opera prima.
Carlo Brancaleoni (Responsabile Produzione Film di Esordio e Sperimentali di Rai Cinema) focalizza invece il suo intervento sull’immenso lavoro svolto in questi anni a sostegno di giovani talenti da parte dell’azienda Rai Cinema. Infatti tende a sottolineare come una parte dei fondi (fatturato annuale) siano investiti nel finanziamento di opere prime e/o sperimentali. I criteri di selezione si basano sulla forza progettuale delle proposte, che può aumentare vertiginosamente se a presentare l’idea è un produttore indipendente assieme all’autore o al regista, e naturalmente la chiarezza narrativa e tematica di un soggetto. Perché in fondo ogni film richiede un investimento di risorse umane, ma soprattutto economiche consistenti e, pertanto, bisogna che le fondamenta della casa siano solide.
Giusto, ma come rammenta Cinzia Masotina, che interviene in rappresentanza del Consiglio direttivo dell’Associazione 100 autori, la”ragion di mercatura” della produzione italiana tende a bloccare sul nascere progetti buoni. Poi c’è la politica di distribuzione delle pellicole nelle sale, che affossa film che avrebbero in sé un enorme potenziale. Inoltre non si può non considerare che la maggior parte delle case di produzione italiane ha sede a Roma, cosa che invalida notevolmente la possibilità di essere prodotti nella propria regione. Su questo sostanzialmente concorda la Direttrice della Scuola Civica di Cinema e Televisione di Milano Laura Zagordi, alla quale preme offrire un profilo degli studenti di regia che escono dalla scuola ogni anno (mai più di 6), che a distanza di anni si rivolgono all’istituto chiedendo un qualche orientamento per veder riconosciuta la propria professionalità o che chiedono consiglio su come proporre un progetto per il cinema. A concludere il pomeriggio è Alberto Contri (Direttore Generale Film Commision Lombardia), che pone l’accento su come l’istituzione da lui rappresentata sostenga da un punto di vista pratico la realizzazione di un film.
In conclusione si può affermare che questa tavola rotonda ha fornito un efficace spaccato delle difficoltà e le tendenze del cinema nostrano e, come sempre, sollecitiamo i nostri lettori ad alimentare questo focoso dibattito portandoci le loro opinioni ed esperienze sull’argomento.

Giulia Colella

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