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Festa di cinema (e arti) del reale

Giro di boa per la dodicesima edizione della Festa di Cinema del Reale (C ed R rigorosamente maiuscole). Nella splendida cornice di Specchia, nel cuore del Salento, due schermi si accendono dopo il tramonto per raccogliere storie di territori, racconti di vita, poetiche ed estetiche di autori affermati e giovani filmmakers. festa-di-cinema-del-realeIl Reale nelle sue diverse accezioni, declinato attraverso una molteplicità di sguardi, di approcci, di interrogazioni. Le parole d’ordine che caratterizzano questa edizione sono corpiinganni, movimenti, che – come afferma il direttore artistico della manifestazione Paolo Pisanelli – fuggono in cerca di asilo, volano nel vento, forse scampate da un naufragio – aggiungiamo noi – in un mare insultato da altri naufragi, ingannato dalla volgarità di mercanti di corpi, che ancora Pisanelli descrive ribelli, sensuali, affogati, celesti. Direi anche corpi narranti, spinti dal desiderio del movimento, dall’urgenza di decifrare l’inganno, per liberare la vita in un’esperienza di viaggio avventuroso.
Il cinema raccoglie queste traiettorie, setaccia la terra, filtra aria e vento, filma e costruisce simulacri per suggerire delle ipotesi di vero, dal dettaglio verso il tutto. Così nelle proiezioni delle giovani cineaste greche Daphné Hérétakis e Konstantina Kotzamani, o della “veterana” Eva Stefani, tre donne che descrivono la storia recente della Grecia sulla spinta di racconti apparentemente periferici, ma strettamente innervati nel contesto sociale e politico di un paese in crisi e mortificato dai fragili equilibri economici della vecchia Europa; così nel cinema di altre donne, altri sguardi onoreficenzafemminili, che sono ulteriore e più profondo fil rouge della Festa, a cominciare da quello vivace di Cecilia Mangini, che troppo presto e con estrema superficialità il cinema italiano ha dimenticato, insignita della cittadinanza onoraria proprio qui a Specchia; e ancora Costanza Quatriglio, che presenta l’intenso Triangle, Nastro d’Argento 2015. E che non siano sguardi sul reale superflui, lo dimostra il pubblico che partecipa attivamente alle proiezioni, negli spazi suggestivi del Castello Risolo e del cortile del convento dei Francescani Neri, fino a tarda notte, quando l’odore della campagna diventa fragranza estiva in un alito di vento, nell’esperienza unica di un cinema sotto le stelle, che non teme la pigrizia delle ore notturne. Anzi, a Specchia si fa notte con il cinema, ed è un piacere farsi coccolare dalle immagini e lasciare che penetrino dentro lentamente, adagio, senza il dovere di un’elaborazione che può aspettare le luci del mattino. Al limite abbandonare la “sala” per sprofondare nelle viscere di un organismo vivo e abitato da altre immagini che si fanno corpo e anche, forse, inganno: tra le vie del paese, nei locali singolari e plurali del castello, negli spazi sacri di chiese e cappelle, l’arte è un’equazione algebrica che non produce verità e soluzioni, ma si scompone ulteriormente nelle incognite di installazioni fotografiche, pittoriche, giochi di di luci e suoni, come in quella dedicata a Derek Jarman. Derek Jarman e Specchia, che movimento inaspettato!

Alessandro Leone

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