Roma 2012

Festival del Film di Roma 2012: giorno 2

Con la mia bella borsetta del Festival (vero feticcio di questa edizione, vogliono tutti sapere dove si compra ma te la regalano al ritiro dell’accredito) mi dirigo all’auditorium per la seconda giornata di proiezioni. Alla fermata del 2 conosco due ragazzi del sud e una volta arrivati li accompagno in Salacinema Lotto per vedere Aspettando il mare di un regista kazako. Precisamente quel film che ieri sera ha stremato i tanti vip accorsi per l’evento ad inviti. Anche il cinefilo più indomito ha un po’ di paura quando va a vedere un film russo… è un fatto di tempi interiori diversi: ritmo pressoché assente, epifanie pastorali a noi inaccessibili. E questo Aspettando il mare non fa eccezione: parte bene, con paesaggi russi a metà tra la Monument Valley e il Sahara. Ma presto si insabbia come il suo protagonista e tradisce l’inconsistenza del suo autore. Fa venir voglia di scappar via, e infatti scappo. Do un’occhiata al red carpet, i pochi assiepati mi dicono che il grande atteso è Verdone, che arriverà verso le 18 per presenziare a Carlo!, documentario sul suo cinema. Ma ecco che da un’auto nera scende il grande Paul Verhoeven, circondato dalle immancabili e stupende donne che popolano i suoi film. Porta benissimo i suonati 74 anni e si concede ampiamente ai fans. Riesco anch’io a scattargli una foto e mi dirigo all’appuntamento del giorno, con il film francese in concorso Main dans la main di Valérie Donzelli, giovane autrice di cui si parla molto bene e che con il precedente La guerra è dichiarata ottenne persino una nomination all’Oscar come miglior film straniero. Bagarre all’entrata: i paganti sono tantissimi, tra gli accreditati regna il pessimismo, alcuni vengono lasciati fuori, altri piazzati sulle infelici gallerie laterali. C’è il pienone. Arrivano la regista, l’attore, l’attrice, il co-sceneggiatore: sono tutti belli e imperfetti e charmant, francesi insomma. Il film parte benissimo: titoli di testa concertati in modo geniale, ritmo, gag esilaranti, joie de vivre, buffonerie che fanno centro, elogio della Femminilità su tutto. La sala rimbomba di continue risate. Da dove sono vedo la nuca della giovane regista, e immagino starà esplodendo di gioia nell’esser testimone di una simile risposta. Ma verso metà, esaurito il divertente spunto iniziale, il film comincia a perdersi e non sa dove andare. La Donzelli vorrebbe parlare della Vita partendo dal Quotidiano, ma forse la sua pretesa di fare cinema senza una storia vera e propria era destinata al fallimento. Insomma, l’energia e l’estro non bastano. Ci vuole un’architettura più robusta. Il nudo integrale della Lemercier (48 anni) strappa un meritato applauso. Il film sembra finire, ma poi ricomincia. Non si può comunque essere troppo severi con una lovestory in fondo poetica e sincera. Specie quando alla fine Lei dice a Lui: ‘Voglio morire accanto a te’. Provaci ancora Valérie.

da Roma,  Mauro Coni

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