Attualità

Giulia: il vuoto il pieno

Domenica 29 marzo si è spenta la nostra Giulia Colella, animatrice infaticabile di Cinequanon e cofondatrice della stessa rivista nella versione online. Era l’estate 2012. Giulia l’avevo conosciuta che aveva 16 anni, ma già forte di una straordinaria passione per il cinema. Poi sette anni di lavoro intenso, di scrittura sul e per il cinema, un cortometraggio premiato a New York (sua la sceneggiatura, ne fu anche coregista), le esperienze significative nei festival importanti a Venezia, Roma, Locarno, le presentazioni pubbliche, una tesi su Visconti. Una costante proiezione al futuro. La traccia che lascia è profonda. Per questo non ci piace l’idea di salutarla con frasi di circostanza, ma accogliamo invece l’idea di permanenza, almeno in Redazione. La sua intervista al critico e storico del cinema Francesco Ballo, una bella chiacchierata sul cinema di Buster Keaton (questo il link), l’aveva “sbobinata” in questi giorni faticosi.
A lei dedichiamo questo editoriale, che prende corpo attraverso le sue parole, i suoi pensieri estrapolati dagli scritti pubblicati su Cinequanon. La forma è quella di una sceneggiatura potenziale, sette scene per ritrovare nei concetti di arte e vita la strada per il cinema amato e condiviso.

Scena 1 – INT.  Cinema – notte 

La protagonista vaga sola in una sala piena di gente intenta nel far funzionare l’alveare civile.

Scena 2 – INT.  Biblioteca, Kathmandu – alba

La colpa del vampiro è quella degli esseri umani, che non sanno né rinnegare il peccato né accoglierlo, celando il loro tenebroso mistero nell’oscurità balsamica della filosofia.

Scena 3 – EXT.  Venezia – mattina

A chi non è mai capitato di domandarsi, almeno una volta nella vita, se esista un qualcosa di fisso e stabile come gli astri del firmamento, un qualcosa di talmente determinato da rendere vana ogni nostra scelta? Alcuni lo chiamano destino, altri preferiscono pensare che sia una specie di disegno divino a governare il folle movimento del nostro agitarci su questa terra.

Il cinema ha ridisegnato il firmamento è acceso le sue stelle.

Scena 4 – EXT.  New York, Manhattan – giorno

Un giovane ebreo con la penna facile e la battuta arguta, che a soli 16 anni invia sketch ai comici della televisione, non resta a lungo inosservato. Sotto lo pseudonimo di Woody Allen, il talentuoso giovanotto approda presto ad Hollywood. Il cinema americano aveva davvero bisogno di una ventata di ironia e freschezza.
Allen da subito rende il nichilismo e l’autocoscienza concetti alla portata di ogni americano, e lo fa innumerevoli volte ed in vesti diverse, dalla commedia al dramma, suo vero amore. Ma fare film drammatici non è uno scherzo e non sempre la formula riesce. Il lavoro del regista si fa frenetico, ansioso, stretto tra la volontà di realizzare un grande film e l’esigenza di girare senza pause.

Scena 5 – EXT.  Roma, Cinecittà – imbrunire

Visconti era uno di quei rari talenti che sanno trovare il giusto equilibrio tra il proprio vissuto e il contesto sociale per creare autentici capolavori: “Voglio raccontare le storie di uomini vivi: uomini vivi nelle cose, non le cose per se stesse”. Raccontare appunto.

I grandi autori sanno bene che non si tratta mai semplicemente di “fare un film”. Un artista è consapevole del fatto che una gran parte della propria personalità, della propria mente e forse, perché no, del proprio cuore sarà resa pubblica. Lo spettatore sarà sempre attento, spesso impietoso, nel giudicare il messaggio in un’opera, così come la forza, la nitidezza e l’efficacia della personale visione del mondo.

La sensazione è che Visconti senta che nel cinema moderno non ci sia spazio per lui. Non ci sarà più posto per nessun gattopardo.

Scena 6 – EXT.  Firenze, 1348 – sera

La peste infuria nella capitale toscana ed il terrore si è ormai impadronito di tutti i suoi abitanti. Le strade vuote parlano di un’angoscia divenuta unità di misura dell’esistenza. Un gruppo composto da sette donne e tre uomini decide di fuggire lontano, in un luogo dove la malattia non possa raggiungerli. Dieci giovani che riescono a trovare nella campagna non solo un rifugio per i loro organismi, ma anche un modo per celebrare la rinnovata vitalità dello spirito. Attraverso alcuni racconti i ragazzi affidano le loro menti al ricordo della bellezza, dell’allegria gioiosa e dell’amore.

Ancora non sanno che la giustizia tace sotto la sinfonia di ogni opera tragica e l’uomo non può che restare assordato da quel silenzio, dove non trovano spazio nemmeno i suoi spettri. l’orrore e la disperazione, quelle restano, fanno parte della vita e non le si può scacciar via.

Scena 7 – EXT.  Qui – notte e giorno

Al di là delle promesse senza significato, oltre le passioni che sanno durare il tempo di un battito di ciglia, il cinema è un po’ meglio della vita reale, può essere il luogo dove è lecito rompere la sottile linea di confine tra realtà e immaginario, dove si può idealizzare l’amore e concretizzare i sogni, o semplicemente confondere i desideri con la verità della vita.

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