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“Il Ministro” come non lo conosciamo

Bertrand Saint-Jean e il suo braccio destroIl Ministro anonimo, allineato, teso: Bertand Saint-Jean.
Il suo sonno disturbato, una pressione lacerante anche nel riposo, rappresentato da quel continuo e profetico suono di allarme in sottofondo, interrotto poi dallo squillo del telefono sul comodino. L’ennesima tragedia: un pullman di studenti è andato fuori strada. A quel punto il paradosso più grande, chiave di lettura del film, è quello di seguire sul luogo della tragedia l’uomo politico, un ministro dei trasporti che soffre il viaggio in elicottero. Una caratteristica che gli conferisce fin da subito umanità e anticipa, in termini espliciti, la sua difficoltà nel ricoprire la carica politica.
Nell’ottica della cieca fiducia nazionale, verso una ristretta classe dirigente detentrice del potere – “cos’è il potere se non puoi agire?” – Bertrand si salva da un mortale incidente in macchina, al contrario del suo autista Kuypers, che muore sul colpo. La vittima è un cinquantenne qualsiasi, silenzioso e rassegnato, che accetta di collaborare con gli uffici statali più influenti per guadagnare pochi soldi. Il suo debutto nell’iniziativa di reintegramento lavorativo, come quello di altri cittadini, è paragonato alla nascita di un neonato. Destino comune quello dei cittadini e delle nuove generazioni, in un futuro estremamente incerto – il commento musicale ne suggerisce la drammaticità. Il senso di marcia imboccato dalla macchina è contrario, e così Kuypiers prova sulla sua stessa pelle il pericoloso gioco della politica: un sistema di convenzioni che fuso insieme ai veri rapporti d’amicizia e di lavoro tra colleghi ministri finisce per risultare incosciente e crudele agli occhi di una nazione. 
Bertrand incarna il personaggio politico “contenitore” di ufficialità, dovere, responsabilità ma anche di fragilità e sentimento. La pressione che la carica politica posa sulle sue spalle lo obbliga a ricercare conferme e incoraggiamenti falsi, certezze inesistenti. “Era esattamente quello che occorreva dire”, dice la sua segretaria alla chiusura di un discorso.
Che forse per forza di cose non si possa che disilludere i cittadini, controbilanciando minuto per minuto la rappresentanza di un popolo estremamente lontano e la vita di un uomo lavoratore come tutti gli altri. Il distacco istituzionale sembra anzi voluto da entrambe le parti: dal ministro che non ha tempo per ascoltare il cittadino, dalla moglie dell’autista che si rifiuta categoricamente di rispondere alla domanda “lei vota?”.
Il funerale di Kuypers, palcoscenico di insensibilità. Di fronte all’omelia religiosa Bertrand recita sottovoce il suo discorso politico, annullando ogni pianto nell’edificio consacrato. Il fuoco è continuamente aggiustato in macchina. Si sente compiuto come uomo, ancora e solo attraverso l’ufficialità di parole così essenziali e così prive di umanità.

 Giulia Peruzzotti

Il Ministro – L’esercizio dello Stato

Regia e sceneggiatura: Pierre Schoeller. Fotografia: Julien Hirsch. Montaggio: Laurence Briaud. Interpreti: Olivier Gourmet, Michel Blanc, Zabou Breitman. Origine: Francia, 2012. Durata: 112′.
Premi: Premio Fipresci 2012; Premio Cèsar 2012 per la migliore sceneggiatura, miglior sonoro, miglior attore non protagonista (Michel Blanc); Critics Award 2012 per la Francia.

 

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