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La città ideale e i suoi mostri

Siena, nel suo essere civitas, custodisce ancora una dimensione umana. La struttura che la rende meno permeabile al traffico, che lascia fuori dal perimetro del centro storico i grandi complessi commerciali, aperta al turismo senza svilire il proprio patrimonio artistico, ne fa paradossalmente città del futuro, idea ispiratrice di equilibrio tra istanze di sviluppo e rispetto ambientale, nella convinzione che la specificità della storia senese possa fare la differenza. Per questo l’aspetto della città ne trattiene il carattere orgogliosamente e, teoricamente, sposa il concetto di sviluppo sostenibile e di sana convivenza civile (e civica).
la_città_ideale_lo_cascioPerlomeno è così che la percepisce Michele Grassadonia, che lasciata Palermo molti anni prima, ha trovato in Toscana un territorio ideale per interpretare la modernità nel ritorno all’essenziale: elettricità autoprodotta, doccia con acqua piovana, spostamenti a piedi, in bici o, al limite, con mezzi pubblici non inquinanti. L’ecologia intesa prima di tutto come stile di vita, ecologia del pensiero, che ne fa agli occhi dei colleghi (lui è architetto) una sorta di fanatico. Per questo quando una serie di circostanze lo trasformano da soccorritore di un uomo riverso sul ciglio di una strada a investitore, la comunità di amici e conoscenti lo abbandona, svelando una mostruosità prima celata dalla superficie del quieto vivere.

Lo Cascio, alla sua opera prima, disegna su se stesso un personaggio non lontano per convinzioni etiche dal Peppino Impastato de I cento passi, calandolo in un contesto inquietante, un luogo mutante che manifesta storture impensabili e terrificanti, popolato da individui improvvisamente lontani, con cui non è più possibile alcuna forma di comunicazione. La differenza la fa l’impalcatura etica di Michele, l’impossibilità della mezza misura, l’obbligo di doversi piegare opportunamente al compromesso per sfuggire a una palese ingiustizia inflitta da chi la giustizia dovrebbe garantirla. Michele dunque non ha soccorso un uomo morente, dopo aver tamponato sotto la pioggia, e con un’auto elettrica prestata da un amico, una figura indistinta prima e un’auto in sosta dopo; ha invece investito il poveraccio, ha poi tamponato un’altra auto, è tornato per scrupolo di coscienza e ha chiamato soccorsi. Dimostrare la verità diventa un’impresa possibile solo se la verità la si ridefinisce, facendone un racconto altro, convincente, plausibile agli schematismi facili.
Lo Cascio si muove sulla pista di Rosi, Damiani, Sciascia, lasciando però che la dimensione psicologica a tratti delirante del suo personaggio tracimi a più riprese, trasformando la città ideale in un incubo.

Alessandro Leone

La città ideale

Regia e sceneggiatura: Luigi Lo Cascio. Fotografia: Pasquale Mari. Montaggio: Desideria Rayner. Interpreti: Luigi Lo Cascio, Catrinel Marlon, Luigi Maria Burrano, Massimo Foschi, Roberto Herlitzka. Origine: Italia, 2012. Durata: 105′.

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