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La felicità? …è un sistema complesso

la-felicit-un-sistema-complesso-sceneianni Zanasi è il regista del bel Non pensarci, ecco dimentichiamolo. A distanza di quasi un decennio il regista con la medesima cerchia di attori (Valerio Mastandrea, Teco Celio e Giuseppe Battiston) prova a ripeterne il successo raccontando una storia di imprenditoria, fallimento e riscatto: Enrico Giusti lavora per un’azienda che acquista società in crisi, avvicina i suoi clienti, quasi sempre giovani inconcludenti, ne guadagna la fiducia e gli “salva” la vita facendoli ripartire in  posti tipo il Costa Rica e lasciando le aziende in mano a gente capace che le “risaneranno”. Figlio di un padre imprenditore, che ha abbandonato la sua famiglia per il Canada, Enrico ripara così il trauma infantile salvando aziende da gestioni disastrose.

felicità_zanasiLa felicità è un sistema complesso prometteva bene dall’incipit: non sono molti i film che hanno voglia di raccontare il capitalismo familistico e irresponsabile che è una parte importante del nostro paese e, forse, una delle colpe più grosse di tutto il sistema italiano. Purtroppo Zanasi parte in un modo ma le sottostorie, due ragazzini rimasti orfani dopo la tragica morte dei genitori e l’improvviso arrivo della fidanzata israeliana abbandonata dal fratello, portano il film in un’altra direzione, sconnessa e includente. Un film che si perde strada facendo, ondeggiando continuamente in cerca di nuovi equilibri, affondando invece proprio nello squilibrio. A tratti sembra quasi che il regista ne abbia perso il controllo, non si spiegherebbero i continui intermezzi musicali che sembrano dei videoclip inseriti per dare ritmo a un racconto che non ne ha. Ne esce purtroppo un film con gli attori lasciati a briglia sciolta: Valerio Mastandrea prova a salvarlo e a volte sembra riuscirci, ci sono sequenze che fanno molto ridere, ma sembrano più il risultato dalla sua bravura che di una coerenza di sceneggiatura (la sequenza al pub con la canzone “Torta di noi”, ad esempio). Il risultato purtroppo è un lavoro non sta in piedi, con una visione dell’azienda e del mondo del lavoro in parte fuori dalla realtà: è possibile che l’unica immagine di lavoratore operaio sia quella di un pazzo che si brucia in piazza? Non esistono sindacati, non esistono trattative.


È evidente il senso provocatorio e la volontà di uscire dal realismo, ma è proprio questo che rende il film orfano di ogni logica. Sembra un’opera morale sull’imprenditoria italiana, che presto si trasforma in una commedia quasi romantica, ecco che poi arriva il dramma familiare e, quando ci si aspetta una svolta, arriva una sequenza musicale à la Sorrentino… È un film irrisolto che cerca di andare avanti ma che si ripete all’infinito, forse è questo quel che voleva raccontare Zanasi, una ricerca di se stessi che non va da nessuna parte.

Claudio Casazza

La felicità è un sistema complesso

Regia: Gianni Zanasi. Sceneggiatura: Lorenzo Favella, Michele Pellegrini, Gianni Zanasi. Fotografia: Vladan Radovic. Montaggio: Rita Rognoni. Intepreti: Valerio Mastandrea, Hadas Yaron, Filippo De Carli, Teco Celio, Giuseppe Battiston. Origine: Italia, 2015. Durata: 117′.

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