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La vedova Winchester

La vedova WinchesterSarah Winchester (interpretata dal premio Oscar Helen Mirren) è erede al 50% del grande impero industriale delle celebri armi Winchester. Convinta di essere perseguitata dalle anime di tutte le persone uccise dai fucili prodotti dalla sua industria, dopo la morte del marito e del figlio Sarah comincia a trasformare la sua magione di otto stanze a San Jose, in California, in un enorme complesso architettonico composto da 500 stanze suddivise su sette piani, che dovranno servire per accogliere le anime dei defunti e aiutarle a liberarsi da ogni legame terreno. Per farlo, la donna sopporta la presenza di operai al lavoro nella casa per ventiquattro ore al giorno. Insieme a lei ci sono la nipote Marion (Sarah Snook) e il figlio di quest’ultima, il piccolo Henry (Finn Scicluna-O’Prey). Alla luce dello strano comportamento tenuto dalla donna, il consiglio di amministrazione della Winchester Repeating Rifle Company decide di assumere uno psichiatra per valutare lo stato di salute mentale di Sarah; lei accetta, ma impone il nome del dottore chiamato a esaminarla: si tratta di Eric Price (Jason Clarke), uno psichiatra depresso e dipendente dal laudano, tormentato dal dolore per il suicidio della moglie avvenuto qualche tempo prima. Inizialmente scettico («Non credo in nulla che io non possa vedere o studiare», dice Price, ben presto lo psichiatra dovrà ricredersi di fronte alle minacciose presenze spettrali che infestano la tenuta di San Jose.
Thriller soprannaturale diretto dai fratelli Michael e Peter Spierig (Predestination, Saw: Legacy), La vedova Winchester è un film capace di accumulare lentamente la tensione che poi esplode letteralmente sulla scena nel finale. Anche se, a ben guardare, la storia nei suoi primi venti-trenta minuti fatica un po’ a decollare e sembra girare continuamente su se stessa (come se seguisse il movimento smarrito e spaesato di Eric Price nelle stanze della tenuta fra La vedova Winchester 1apparizioni improvvise di spettri che vorrebbero terrorizzare lo spettatore con metodi un po’ troppo spiccioli), quando i dialoghi e le situazioni che si verificano sulla scena cominciano ad approfondire le motivazioni e le figure dei due personaggi principali, il discorso inizia a farsi interessante. Con il passare dei minuti cominciamo a scoprire che Eric Price è molto più legato alla storia di Sarah Winchester di quanto potessimo presupporre all’inizio; ma c’è un elemento in particolare che accomuna la donna con lo psichiatra venuto a esaminarla: il senso di colpa che entrambi si portano dietro. Se Sarah è tormentata dal rimorso per tutte le persone uccise dalle armi prodotte dalla sua industria, Eric è afflitto dal rimpianto di non essere riuscito a fare nulla per evitare la morte della moglie. E il senso di colpa è un sentimento sospeso, aperto, il cui oggetto è qualcosa di non risolto appartenente al passato; un sentimento perciò che richiede di essere espiato, esorcizzato in qualche modo, per poter ristabilire una sorta di equilibrio interiore.
Allo stesso modo, i fantasmi che infestano l’irrazionale architettura della tenuta di San Jose sono sospesi, esistono in quello spazio indefinito che separa la vita dalla morte; non sono più vivi, ma restano ancora legati alla realtà terrena. Essi sono spiriti inquieti le cui esistenze sono state spezzate improvvisamente da proiettili che li hanno sorpresi nel pieno della loro esistenza, senza però riuscire a troncare completamente il filo di vite interrotte improvvisamente; ancora troppo è rimasto da esprimere, e troppi legami sono rimasti insoluti. Ed è la carica dei sentimenti recisi e oscillanti sul vuoto – sentimenti di amore, tristezza, malinconia, ma anche e soprattutto di dolore, rabbia e odio – che sostengono il crescere della tensione e l’incalzare degli eventi fino al climax finale.


Sono questi gli elementi di maggior fascino del film che forse però i registi avrebbero potuto approfondire ancora di più, sviluppando maggiormente il passato delle due figure principali per dargli un tocco di ulteriore profondità. Ciò che comunque sembra funzionare ne La vedova Winchester è che la volontà di fare un film di genere nel modo in cui ormai ci hanno abituato i fratelli Spierig si coniuga abbastanza bene con la presenza di una solida struttura narrativa e con personaggi di indubbio fascino.

 Michele Conchedda

La vedova Winchester

Regia: Michael e Peter Spierig. Sceneggiatura: Tom Vaugham, Michael Spierig, Peter Spierig. Fotografia: Ben Nott. Montaggio: Matt Villa. Musiche: Peter Spierig. Interpreti: Helen Mirren, Sarah Snook, Jason Clarke, Angus Sampson, Finn Scicluna-O’Prey, Eamon Farren, Laura Brent, Tyler Coppin. Origine: Usa, 2018. Durata: 100′.

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