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Le invisibili

le-invisibili-castCosa succede se un centro diurno che offre conforto a donne senza fissa dimora non risponde più alle aspettative delle istituzioni, mancando l’obiettivo del reinserimento sociale? Risposta: chiude. Succede all’Envol, situato in una città nel nord della Francia, presidio indispensabile per tante donne che, oltre a una doccia e un pasto caldo, trovano affetto e comprensione. I risultati però devono essere tangibili, quantificati numericamente, pena la chiusura dei rubinetti.
Il film diretto da Louis-Julien Petit (ispirato dal libro di Claire Lajeunie Sur la route des Invisibles), racconta la scommessa di Audrey e Manu, coadiuvate dalla volontaria Hélène, psicologa con un marito prossimo alla fuga, che subito dopo lo sfratto decidono di tenere aperto clandestinamente il centro, non solo di giorno ma anche la notte, accompagnando, attraverso un laboratorio terapeutico, tante donne all’inserimento lavorativo.
Film di solidarietà femminile, commedia dal taglio sociale, Le invisibili ha almeno due pregi: affrontare un tema spinoso e poco visto al cinemainvisibili (le donne clochard) senza pietismi e creare personaggi veri e sfaccettati senza cadere nella macchietta o nel caso umano disperato.
Già autore di Discount, film del 2014 che seguiva con occhio solidale la lotta delle cassiere di un discount sostituite dalle casse automatiche, Petit, ancora supportato dalla sua attrice feticcio Corinne Masiero, narra l’emarginazione sociale senza edulcorazioni, alla maniera di Loach, ma forse in modo meno ideologico, affermando anzi con schiettezza che i processi del consumismo non lasciano per strada solo rifiuti materiali, ma anche persone che per diversi motivi finiscono per diventare scarti. Intorno a queste persone ci sono poi strutture che godono di finanziamenti ministeriali ma che non sempre riescono a guardare l’individuo dietro la maschera della miseria. Maschere come quelle di Lady D o Brigitte Bardot, di Beyoncé o Edith Piaf, pseudonimi dietro cui si nascondono donne con storie di ordinaria follia, di violenza domestica, di fughe verso la precarietà dei marciapiedi, che hanno dimenticato se stesse e di possedere anche dei talenti. Accanto alle protagoniste femminili, tutte bravissime, che con umanità e rispetto cercano di tenere in piedi il centro diurno, un po’ per missione e un po’ per sfida alle autorità, sfilano magnifiche donne – attrici non professioniste – che portano il loro vissuto nel film, ovvero percorsi personali veri, traumatici, probabilmente in parte rielaborati nel film o grazie al film.
Petit, che evita di indugiare sulla disgrazia, dissemina la pellicola di momenti anche divertenti, alternando alle tragedie, soave solidarietà, al disincanto, la volontà di alimentare piccoli sogni di rivalsa. La disperazione non tracima mai, sostituita dalla resilienza.


Film di sguardi, di piccoli gesti, di conflitti ordinari in un contesto stratiforme e complesso, Le invisibili accompagna le sue donne con garbo gentile verso un finale che non gratifica con irreali paradisi, ma porta l’idea di dignità umana e la proposta di una strada da percorrere a testa alta, anche, e soprattutto, quando si è perso tutto.

Vera Mandusich

Le invisibili

Regia e sceneggiatura: Louis-Julien Petit. Fotografia: David Chambille. Montaggio: Antoine Vareille, Nathan Delannoy. Musiche: Laurent Perez del Mar. Interpreti: Audrey Lamy, Corinne Masiero, Noémie Lvovsky, Déborah Lukumuena, Sarah Suco, Pablo Pauly, Brigitte Sy. Origine: Francia. Durata: 102′.

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