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Lettere di uno sconosciuto

lettereIl 5 del mese. Il 5 di ogni mese Feng Wanyu (Gong Li) aspetta in stazione il marito Lu Yanshi (Dao Ming Cheng), oppositore del regime comunista cinese liberato dalla prigionia con la fine della rivoluzione culturale. Lo aspetta perché lui le ha scritto, e le ha scritto che tornerà proprio il 5 del mese. E perché Feng Wanyu non si ricorda di averlo già aspettato, il mese prima, quello prima ancora, e ancora. Ogni mese, come se fosse sempre la prima volta, Feng Wanyu è davanti al cancello della stazione, col suo cartello su cui campeggia il nome del marito, e ogni mese torna a casa, delusa e amareggiata, per non averlo trovato. Perché lei, che ha perso la memoria dopo il trauma dell’arresto di Lu, non sa che il suo beneamato è già lì accanto a lei, non lo riconosce più. É tornato da molto tempo, nonostante la loro figlia Dan Dan (Huiwen Zhang) l’abbia denunciato e fatto arrestare, lui è tornato, disposto a tutto pur di riprendersi la sua famiglia.  Lu si presterà allora a un gioco assurdo e struggente con la moglie, prima aiutandola a leggere le sue stesse lettere che mai era riuscito a spedirle, poi cominciando a scriverle lettere e a leggergliele “come se fossero quelle del marito”. Feng Wanyu, infatti, non crede più a niente e a nessuno, se non alle parole di quelle lettere. E per quanto lui sia lì, in realtà, con lei, nella sua follia Wanyu continua ad amare di un amore indistruttibile, infinito e cieco, solo l’uomo delle dei suoi ricordi.

Lettere di uno sconosciuto è un film sottilmente crudele, che ti fa credere fino all’ultimo nel lieto fine, che ti fa sperare che ogni volta, nel rivederlo, Wanyu possa scoprire nei suoi lineamenti l’uomo che amava, riaccendere una scintilla che la riporti nel mondo dei vivi. Ma questo è lettimpossibile, vuole dirci Zhang Yimou: quando un regime distrugge tutto ciò che incontra, quando un’ideologia strappa i figli ai padri e le madri ai figli, quando non c’è mai nessuno con cui prendersela e intanto tutto si sbriciola e si decompone, lì non c’è più spazio per la speranza. In una rivoluzione nata per contrastare burocratizzazione e corruzione, questa si fa invece regola (Dan Dan denuncia il padre nella speranza di ottenere così la parte principale nel balletto dell’accademia); in una rivoluzione che avrebbe voluto essere rivolta giovanile spontanea, la rieducazione diventa violenza dilagante, che apre ferite insanabili. E allora la vita deve cercare delle alternative, deve adattarsi, plasmarsi, trovare un nuovo corso. Così, dopo un film che ci appare un po’ statico e un po’ incompiuto, scopriamo in un finale silenzioso e delicatamente poetico che la staticità e l’incompiutezza sono proprio le sue chiavi di lettura: Feng Wanyu non smetterà mai di aspettare Lu, alla stazione, il 5 di ogni mese, e alla stazione sarà proprio Lu ad accompagnarla, ogni volta, e a starle accanto nella sofferenza di non veder comparire il volto dell’amato. Un mantra ripetuto all’infinito, senza possibilità di salvezza o risveglio, che diventa l’unica via possibile di un amore che, altrimenti, non potrebbe che rinunciare a se stesso.

Monica Cristini

Lettere di uno sconosciuto

Regia: Zhang Yimou. Sceneggiatura: Jingshi Zou. Fotografia: Xiaoding Zhao. Interpreti: Gong Li, Chen Daoming. Origine: Cina, 2014. Durata: 111′.

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