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Menocchio

menocchio-2018Alberto Fasulo è un regista poco conosciuto dai più ma fondamentale per chi fa cinema documentario, capace con pochi film di segnare dei momenti importanti per questo cinema in Italia. Il suo Rumore bianco, di ormai più di dieci anni fa, è un film clamoroso che è stato esempio per molti, il successivo Tir vinse al festival di Roma quando c’era ancora un concorso e rappresentò un altro passaggio importante di quel cinema che sta a metà tra realtà e finzione. Fasulo è nato in Friuli a San Vito al Tagliamento, e in quelle zone ha ambientato Menocchio, il suo nuovo lavoro, realizzato dopo 5 anni di produzione e presentato in concorso all’ultimo festival di Locarno. Il film uscirà auto-distribuito dalla sua stessa casa di produzione e speriamo raggiunga più pubblico possibile. Il film racconta la storia di Domenico Scandella, detto Menocchio, un modesto mugnaio processato e giustiziato per eresia dall’Inquisizione. La sua vicenda è stata resa nota dallo storico Carlo Ginzburg nel saggio Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500, pubblicato nel 1976.
menocchioSiamo alla fine del ‘500, nel pieno della risposta violenta della Chiesa Cattolica in seguito alla Riforma Protestante. Menocchio è un autodidatta che decide cocciutamente di ribellarsi, non vuole patteggiare con gli inquisitori e decide di affrontare il processo per eresia. La chiesa arriva nel paese e inizia una serie di interrogatori alla famiglia, agli amici e a lui stesso. Gli inquisitori non lo spaventano e lui con tutta la tranquillità del mondo espone i suoi dubbi, le sue perplessità, così semplici ma così contrarie ai dogmi che provocano sconcerto negli aguzzini. Lo sguardo è tutto concentrato sul mugnaio, il contesto è sfocato, lasciato volutamente sullo sfondo, è poco importante rispetto all’indagine nell’animo di un essere umano. La macchina a mano del regista friulano segue perciò Menocchio per tutto il suo percorso, gli gira spesso intorno rimanendogli ancorata al corpo, ai dettagli del suo volto, prima poco illuminati, poi rivelati dall’evidenza della luce solare. Il film è girato in gran parte con luci naturali, anche negli oscuri interni la unica fonte luminosa è rappresentata dalle sole candele. È un contrasto molto forte tra il sole fuori e questa luce che va e viene negli interni, scuri e menocchio2tenebrosi, ed evidentemente rappresentativi del periodo. È importante sottolineare che Menocchio è interpretato in modo sublime da Marcello Martini, un non attore che riesce però ad essere più vero di qualsiasi attore; a dire il vero tutto il cast è composto da attori non professionisti e provengono tutti dalla valle di Montereale, il paese da cui veniva Menocchio, e parlano una variazione di friulano, il clautano. Recitano naturalmente, anzi si potrebbe dire che vivono sullo schermo.
Nel raccontare questa storia Fasulo fa una scelta di campo ben precisa, Menocchio è l’essere umano, gli altri sono il Potere, parlano perciò due lingue diverse ed è evidente che le virtù dell’umanesimo dell’uno vadano a cozzare contro i mali della religione dall’altro. È una decisione ben precisa ma mai giocata su patetismo o retorica: Fasulo non è interessato a mostrare le sofferenze, ma sottrae molto e ci racconta la storia a frammenti, attraverso i confronti con gli inquisitori, sintetizza con un “didascalismo” quasi alla Rossellini. Racconta solo il necessario, il suo cinema non è mai solo documentazione, perciò sceglie di dar vita a un personaggio molto reale anche se ancorato alla storia. Fasulo pare ci voglia anche dire che è sempre una questione privata e, coerentemente con la posizione di Menocchio, fa un film non incasellato, che non vuole mai rientrare in determinati codici e valori. Il regista friulano ha detto in un’intervista che “ha cercato di provare a comprimere il tempo, di trovare degli interstizi dove sfidare il tempo e cercare di raccontare una storia del Cinquecento come una storia urgente di oggi”. Infatti il film riesce ad avere un’attualità potente e provoca emozioni che rimandano molto al mondo di oggi. Questo rende il lavoro di Fasulo molto contemporaneo e ci fa riflettere – noi con Menocchio – sul perché bisogna prendere sempre una posizione, ideologica e politica che sia.


È un film che racconta il locale come rappresentazione dell’universale, il regista friulano filma la sua terra ma vuole raccontare il mondo. E con Menocchio ci fa capire come esista la possibilità di allontanarsi dal pensiero comune e tradizionale, e lo fa con una scelta profondamente privata, solitaria se vogliamo. Questo è forse il senso del film di Fasulo: non voler più demandare agli altri le responsabilità che possono essere individuali, fare delle scelte importanti, iniziare da soli, dal proprio privato, dal proprio mondo, e pensare che da lì in qualche modo si espanderanno.

 Claudio Casazza

Menocchio

Regia: Alberto Fasulo. Fotogtrafia: Enrico Vecchi, Alberto Fasulo. Fotografia: Alberto Fasulo. Musiche: Paolo Forte. Interpreti: Marcello Martini, Maurizio Fanin, Carlo Baldracchi, Nilla Patrizio, Emanuele Bertossi, Agnese Fior. Origine: Italia, 2018. Durata: 103′

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