Attualità

Ordine e (sano) disordine

In questo autunno davvero tiepido per il clima, e poco ricco di profumi culturali, dovremmo cercare le novità da raccontare e mostrare il nuovo che avanza, se non fosse che il panorama si rivelerebbe piatto o solo leggermente mosso, incapace di creare la più piccola frattura con un passato che non vuole togliere il disturbo e che ci piace sempre meno.
Meglio prepararsi al futuro, allora, parlando di noi, di che cosa bolle in pentola in questo per certi versi ‘privilegiato’ campo d’osservazione, quello di una piccola realtà di provincia che vede attiva e pronta a nuove sfide la nostra associazione, che gestisce queste pagine con caparbia passione e rilancia la propria mission fatta di cinema e buone pratiche. Due sale (il Cinema Teatro Nuovo e la Sala Filmstudio 90) che alzano il tiro e, nonostante i tempi bui, investono risorse ed energie, non sono un sogno ma realtà viva in un territorio provinciale lacerato, aspro, distratto ma che lentamente si apre a nuove speranze, emancipandosi dalla metropoli e cercando un’identità che consenta di guardare al futuro, soprattutto nel campo della conoscenza, della circolazione delle idee e della cultura, con meno timidezze del passato e quel pizzico di sana follia che non deve mancare per poter guardare avanti.
E così, compiuto il grande passo che ha aperto le porte al digitale, possiamo ripartire con una programmazione varia e stimolante documentamy blu(dalle prime visioni ai classici, dall’opera e il teatro al cinema giovane e fuori formato) che articola nuovi palinsesti, rompe con antiche divisioni (alta cultura e divertimento popolare, fiction e documentario, lungometraggi e corti innovativi, ma anche vecchie e giovani generazioni…) e rilancia con fantasia lo spazio fertile delle visioni incontrollate. La seconda avventura di DocumentaMy, Doc Festival, che apre in modo anarchico e creativo un’edizione ricchissima della rassegna Un posto nel mondo, è anche questo, la volontà di sparigliare, negare l’ordine delle cose, privilegiare l’incerto e rifiutare la consuetudine, per quattro giorni da vivere tutti d’un fiato. Per lasciare poi il tempo alla riflessione, alla curiosità, alle testimonianze, al racconto del mondo che attorno a noi cambia in fretta, anche senza la nostra volontà.
Esserci, insomma, e non chiudere alcuna porta sono, fuor di metafora, l’unica chance per non abdicare alle nebbie o alla melassa dilagante, e rilanciare un progetto multiforme, partecipato e un po’ centrifugo, dove smettere di rannicchiarsi e lasciarsi trascinare da una nuova brezza sia presto attività consapevole, vivace, appassionata. Tutto l’opposto, insomma, che fermarsi ad aspettare…

Giulio Rossini

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close