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Questi giorni

questi giorniAvevano deluso non poco gli ultimi due film di Giuseppe Piccioni, con personaggi sempre quasi ben scritti, situazioni raccontate in maniera sempre quasi plausibile, con una struttura sempre quasi costruita per non deragliare. E quasi quasi, Questi giorni, arriva con più incisività al pubblico, quasi riesce a sorprenderci, promettendo di raccontarci una storia di quattro ragazze universitarie investite dal passaggio del tempo e dalla tensione del cambiamento.
La formula narrativa è quella del viaggio. Caterina (Marta Gastini) deve raggiungere Belgrado per prendere servizio in un ristorante. L’amica del cuore Liliana (Maria Roveran) decide di accompagnarla, nonostante i tumulti di una cotta per il relatorepiccioni di tesi e la scoperta – non condivisa, nemmeno con la madre (Margherita Buy) – di un tumore al primo stadio. Si aggregano Angela (Laura Adriani), che sta tentando di uscire da una relazione complicata, e Anna (Caterina Le Caselle), la più infantile delle quattro ma al terzo mese di gravidanza. Partite in auto, sosteranno dal fratello prete di Caterina, poi in un campeggio dove conosceranno tre ragazzi serbi, uno dei quali si innamorerà di Liliana, infine Belgrado, dove i legami verranno messi alla prova e ciò che sembrava eterno si rivelerà fragile.
Ed è proprio questo il nocciolo del film scritto con Pierpaolo Pirone e Chiara Ridolfi, lo afferma lo stesso regista: l’illusione di eternità che improvvisamente si inceppa proprio quando il futuro sembra essere carico di promesse. La disillusione, dunque, produce scossoni che si riverberano sull’amicizia, delineando strade possibili (ma per nulla rettilinee) da percorrere indipendentemente; scrollarsi di dosso definitivamente l’adolescenza per scoprirsi adulti e responsabili della propria vita, accettando di sé le peculiarità caratteriali che potrebbero non funzionare più nel gruppo.
Il regista, che ha popolato il suo cinema di volti femminili, guarda alla giovinezza con occhio indeciso tra incanto e disincanto, evitando – senza riuscirci sempre – la retorica trita del road movie, le frasi ad effetto, gli stereotipi adolescenziali; agitando invece le sue protagoniste (che abbia giovato la collaborazione con Pirone e Ridolfi) senza ricorrere ad eccessi enfatici, nonostante i fardelli che caricano almeno due delle quattro ragazze. Piccioni le inquadra rinunciando a volte al naturalismo della messa in scena per tentare di sviscerarne l’intimità delle tensioni attraverso sospensioni temporali (rallenty) o stranianti sguardi in macchina, come a cercare qualcosa dall’altra parte della lente cinematografica.

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Ma se è apprezzabile l’idea di svincolarsi da un’estetica classica per suggerire significati attraverso significanti linguistici, si indebolisce il film quando lo sguardo si sposta sugli adulti, perché se Filippo Timi (il professore universitario) è sin troppo scapigliato, Sergio Rubini (padre di Angela) ha un piccolo ma irritante ruolo che lo trasforma in macchietta scontata, la Buy, madre separata, vestita del cliché della donna che ancora vuol sentirsi bella e amabile, quasi in competizione con la figlia, un po’ oca ma amorevole, un po’ stanca della vita ma anche disposta alla lotta, non si distacca dal personaggio che costantemente mette in scena da qualche film a questa parte, reiterando vezzi recitativi che finiscono per omologare anche questa mamma alla galleria di genitori disorientati stravisti in tante commedie italiane o nella fiction televisiva.

Vera Mandusich

Questi giorni

Regia: Giuseppe Piccioni. Sceneggiatura: Giuseppe Piccioni, Pierpaolo Pirone, Chiara Ridolfi. Fotografia: Claudio Cofrancesco. Montaggio: Alice Roffinengo. Interpreti: Marta Gastini, Laura Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle, Margherita Buy, Filippo Timi, Sergio Rubini. Origine: Italia, 2016. Durata: 120′.

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