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Still Life in Cina

stillfieFengjie, città con 2000 anni di storia, è stata sommersa dalle acque, dopo la prima fase della costruzione del progetto idrico Three Gorges: una grande diga che ha costretto migliaia di famiglie a trasferirsi altrove. Il minatore Han Sanming, che mancava da casa da 16 anni, a Fengjie cerca la moglie e la figlia, che nel frattempo sono state costrette ad abbandonare la loro abitazione ormai sotto le acque del nuovo lago. La ricerca è difficile, poiché l’intero distretto ha cambiato aspetto; per di più la città è passata sotto un’altra provincia. Parallelamente una donna, Shen Hong, cerca un altro uomo. Tutto intorno le demolizioni cancellano progressivamente interi quartieri, segnando i nuovi livelli che di lì a poco dovrà raggiungere l’acqua.
Demolire un edificio: le facciate che cadono una dopo l’altra, i muri portanti con pareti, pavimenti e soffitti, fino a lasciare disegni e decorazioni dell’unico interno temporaneamente salvato dall’adiacenza all’edificio rimasto in piedi. L’orgoglio del tempo. I segni di un passaggio dimenticato: la sagoma di una credenza, o di un quadro su carta da parati, ancora dei chiodi, la frattura di una parete, poi mattonelle, tubature, un lavandino sospeso nel vuoto. E la casa denudata rivela i suoi ultimi segreti prima del silenzio finale.
Una natura morta.
Definizione enigmatica Natura Morta. Perché la natura non muore ma si trasforma, come gli uomini e le donne anche quando sono costretti all’immobilità o a subire uno sfratto che può sembrare inumano, per ricostruire altrove un percorso still-lifedi vita, come avviene nel film di Jia Zhang-Ke. Still Life, appunto. La nuova Cina del comunismo capitalista non ha tempo per inutili sentimentalismi: nel nome di un futuro da protagonista assoluto, piccona 2000 anni di storia incisa nel tessuto osseo di Fengjie, annegandone il passato forse poco significativo, ma pur sempre luogo di racconti individuali; accumulo di simboli e oggetti da natura morta: sigarette, liquori, te, toffee. Semplici cose di esseri umani che aprono e chiudono i capitoli di questo film strabiliante ed intenso.
Pare incredibile, ma dopo 2000 anni basta la misura di una vita umana per assistere ad una cancellazione: il progresso corre così veloce anche nella Cina rurale, che dopo 16 anni di lavoro in miniera, Han Sanming dovrà cercare la moglie tra una folla di individui galleggianti, che fino a qualche tempo prima camminavano su quello che adesso è un fondale dei ricordi. Si può solo immaginare il senso di quel galleggiamento metri e metri sopra quella che prima era casa propria. Atlantide dei disperati.
Il regista filma in modo quasi documentaristico ciò che rimane della città prima della fine, la finzione è costruita sullo sfondo di un evento reale ed epocale. Coerente con l’approccio critico alla Cina moderna, filo rosso della sua filmografia, Jia Zhang-Ke ama proiettare in un piccolo universo chiuso elementi che raccontano il suo paese. Il parco dei divertimenti in The World (Shinje), che cercava di riassumere falsamente la complessità del mondo, qui diventa un pantano desolante che riassume sinceramente il destino degli uomini in bilico come su un filo sospeso (immagine surreale che chiude il film): sollecitati da una parte da forze che spingono verso un futuro ignoto e da un’altra dal timore di perdere il contatto con tradizioni millenarie.


Nel frattempo Fengjie non esiste più, ma i cinesi hanno mandato in orbita i loro primi astronauti. Venezia che vive da sempre nel terrore di sprofondare nelle acque, premia Still Life con il Leone d’Oro e il cinema cinese che da sempre racconta le contraddizioni di un paese, col solito giustificato dubbio di non riuscire, noi spettatori europei, a coglierne le complessità delle sfumature.

Alessandro Leone

Still Life

Regia e sceneggiatura: Jia Zhang-Ke. Fotografia: Yu Likwai. Interpreti: Zhao Tao, Han Sanming. Origine: Hong Kong/Cina. Durata: 108’.

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