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Tully

tully1Terza collaborazione tra Jason Reitman, regista alla guida, e Diablo Cody, sceneggiatrice co-pilota. Dopo il cult Juno Young Adult, ovvero le umane insicurezze di una sedicenne incinta e di una trentenne scrittrice in precoce crisi di identità, con Tully la coppia approfondisce un altro personaggio femminile, questa volta una madre alle prese con un problematico ménage familiare.
Marlo (Charlize Theron) ha due figli in età scolare, una femminuccia e un maschio con tratti Asperger, più un altro che scalpita per venire al mondo. Stressatissima, non può godere nemmeno dell’aiuto del marito altrettanto stressato dal lavoro e che dopo cena trova conforto nei videogiochi. Sull’orlo del burn-out, la nascita del terzo figlio e l’impotenza di fronte ai problemi comportamentali del secondo convincono Marlo ad accettare un regalo del ricco e antipatico fratello, ovvero una tata notturna che possa permettere alla donna di dormire e recuperare energie da spendere in famiglia. La tata è Tully (Mackenzie Davis), giovanissima, sportiva, dai modi gentili, dotata di un’aura quasi magica. tully2Non solo permette a Marlo notti tranquille, svegliata unicamente per l’allattamento, ma prepara colazioni da sogno, ripulisce casa, riporta ordine e serenità in famiglia. Mary Poppins? Più o meno.
Figlio d’arte (il padre Ivan raggiunse la fama dirigendo Ghostbusters), Jason Reitman è uno di quei registi borderline che navigano tra il cinema cosiddetto indipendente e quello delle major. Le sue commedie sono esempi di intrattenimento intelligente, graffiano senza inveire lasciando sempre il pubblico libero di posizionarsi rispetto ai personaggi non sempre limpidi, come nell’esordio Thank you for Smoking o in Up in the Air (Tra le nuvole). Forte sempre di cast azzeccati, affonda in una delle istituzioni cardine del sogno americano, la famiglia, sempre meno approdo felice, sempre più spesso circo di tensioni, frustrazioni, mortificazione dei desideri. Diablo Cody è la sceneggiatrice ideale quindi. Non dimentichiamo che è suo lo script di Dove eravamo rimasti di Jonathan Demme, altro ritratto impietoso di famiglia americana disfunzionale.
Protagonista indiscussa di Tully è la Theron, che torna a lavorare con Reitman dopo Young Adult. Sempre più brava, sempre più mimetica con i suoi personaggi. Imbruttita in Monster, guerriera calva in Mad Max: Fury Road, adesso ingrassata di 25 chili. Non è da tutti mettere in gioco il proprio corpo. L’attrice sfaccetta questa figura di madre disperata non solo con il verbale ma soprattutto con il linguaggio non verbale, ogni centimetro del suo ingombrante fisico esprimono disagio e inadeguatezza. Tully a confronto è Campanellino, volerebbe con ali trasparenti tanto pare leggera.


Tra le due donne nasce un’amicizia sincera che emancipa Marlo dal suo brutto momento e le ridona nuova linfa e coraggio. Tully è una cura, una guida, un conforto amorevole, una coccola al momento giusto, il volto migliore della solidarietà di genere, che sa farsi da parte come un genitore attento. Il film di Reitman e di Diablo (e di Theron potremmo affermare), apparentemente esile nel plot, improvvisamente, sul finire, e senza tradire il suo essere commedia, si rivela una parabola sulla forza del femminile, sulla capacità di resistere nelle avversità, di guardare al passaggio del tempo con compiuta serenità, e al proprio corpo senza nostalgie.

Vera Mandusich

Tully

Regia: Jason Reitman. Sceneggiatura: Diablo Cody. Fotografia: Eric Steelberg. Montaggio: Stefan Grube. Interpreti: Charlize Theron, Mackenzie Davis, Ron Livingston, Mark Duplass, Emily Haine, Elaine Tan, Colleen Wheeler. Origine: Usa, 2018. Durata: 96′.

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