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Zero Dark Thirty

zdtLa determinazione di una giovane agente della Cia porta all’uccisione di Osama Bin Laden.
La trama di Zero dark thirty sta tutta in una frase. Il film dura 157 minuti. Servivano tutti? Sì.

La prima sequenza del film è uno schermo nero riempito dalle voci degli uomini e delle donne presenti sugli aerei dirottati l’11 settembre, o intrappolati nelle torri del World Trade Center. Sono registrazioni autentiche. La seconda sequenza porta le immagini, segnando un cambio di struttura: si esce dal reale e si entra nel verosimile. Quello che accadrà da lì in avanti non è qualcosa che è realmente successo, ma qualcosa che potrebbe essere successo. Questo, fino all’imprescindibile punto d’arrivo: la morte di Bin Laden.

I personaggi che abitano l’opera della Bigelow non hanno un loro corrispettivo nel reale. Hanno nomi che non riportano a uomini e donne realmente esistenti. Hanno volti che non assomigliano a nessuno. Bin Laden è l’unico a fare eccezione. E allora la macchina da presa si poserà su di lui solo da morto e senza inquadrarlo mai in volto. Solo uno scorcio di una barba grigia,1134604 - Zero Dark Thirty imbrattata di sangue.
E’ come se la Bigelow camminasse su di un filo. Da un lato quelle voci su di uno schermo nero e dall’altro quel corpo in un sacco e quella barba grigia. In mezzo, il baratro del plausibile, con personaggi che hanno a malapena un nome e di cui non sappiamo niente al di fuori del compito che gli ha assegnato la narrazione.
Da dove vengono? Cosa ne è delle loro vite al di fuori della loro missione?
Per riuscire in questo gioco d’equilibrio, la Bigelow affida al contesto tutta la realtà che ha negato ai propri personaggi. Reali sono i luoghi e i nomi dei luoghi, reali sono le rappresentazioni attraverso cui la narrazione procede: gli interrogatori, le torture, le prigioni, gli attentati, i giochi politici, la morte.
Tutto sotto lo stretto controllo di una regia misurata, dove non si cede allo spettacolo, e meno ancora all’enfasi, nemmeno dove sarebbe stato più facile: nelle scene di violenza, nelle esplosioni improvvise.
Se mai questo contegno si allenta, lo fa nei momenti privi di tensione: nei locali troppo puliti e luccicanti di schermi della sede della Cia, o in una Lamborghini nuova, regalata nel cuore della notte ad un informatore, in cambio di un numero di telefono.

Con Zero dark thirty, Kathryn Bigelow riesce in quel difficile gesto che è raccontare la realtà e le ragioni delle persone che la abitano e dei sentimenti che si mischiano a queste ragioni. Lo fa partendo da un fatto reale e allestendo una messa in scena dalla forza quasi tangibile.
Che sia anche una forza consapevole e abilmente controllata è testimoniato dalla sequenza dell’irruzione nel nascondiglio di Bin Laden e nella sua uccisione. In quell’unica sequenza la Bigelow richiama molte delle problematiche che fanno della lotta americana al terrorismo quella che è: l’impiego di un’avanzata e costosissima tecnologia e gli incidenti anche banali che sembrano nonostante tutto inevitabili (entrambi rappresentati dall’utilizzo zero-dark-thirty-300degli elicotteri sperimentali e dalla distruzione di uno di essi per un errore di manovra), le vittime innocenti, i dubbi dei soldati di fronte a queste, la reazione della popolazione, la volontà di andare avanti nonostante tutto.

All’interno di questo meccanismo filmico magistralmente controllato, il giudizio della Bigelow sembra essere affidato all’apparente mancanza di alternative per la sorte di Bin Laden (non si parla mai di cattura, si parla sempre di uccisione) e alla maniacale tenacia della protagonista, Maya.
Una tenacia che in più di un’occasione sembra scivolare nell’ossessione, rendendo difficile capire se non sia in cerca di una vendetta, più che di una qualche forma di giustizia.
E se di vendetta si è trattata, le lacrime di Maya che chiudono il film sembrano dire molto sull’utilità che l’America può averne ricavato.

 Matteo Angaroni

Zero Dark Thrity

Regia: Kathryn Bigelow. Sceneggiatura: Mark Boal. Fotografia: Greig Fraser. Montaggio: Dylan Tichenor, William Goldenberg. Interpreti: Jessica Chastain, Joel Edgerton, Edgar Ramirez. Origine: Usa, 2012. Durata: 157′.

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