Una storia finora quasi sconosciuta che unisce l’emigrazione italiana in Brasile con le origini del cinema. È quella de I fratelli Segreto, raccontata nel documentario omonimo del valtellinese Michele Manzolini e del fiorentino Federico Ferrone, presentato tra le Proiezioni speciali dell’appena conclusa 20^ Festa del cinema di Roma. Al quarto film insieme, dopo Merica (2007), Il treno va a Mosca (2013) e Il varco (presentato alla Mostra di Venezia 2019), i due registi hanno ricostruito le vicende di tre fratelli campani che a fine ‘800 emigrarono in cerca di fortuna in Brasile, e furono gli iniziatori del cinema nel Paese sudamericano.

Una storia avventurosa, narrata come una favola nera con la voce di Nello Mascia e le musiche di Simonluca Leitempergher a partire dallo scarso materiale, filmico, fotografico e diaristico, giunto fino a noi. Pasquale e Gaetano partirono giovanissimi e molto poveri nel 1883 e si fermarono a Rio de Janeiro, dove da ragazzi di strada e strilloni riuscirono ad aprire un’edicola e, in seguito, un’impresa nel campo dell’intrattenimento. Nel luglio 1897 inaugurarono il primo cinematografo stabile in Brasile, il Salone Novidades de Paris, gestito dall’impresa di famiglia Empreza Paschoal Segreto. Qui li raggiunse il fratello minore Alfonso con una cinepresa Pathé con la quale realizzò, il 19 giugno 1898, la prima ripresa dal ponte della nave che entrava in porto, dal titolo Uma vista da Baia de Guanabara. Le immagini non furono però mai proiettate in pubblico, a causa di un incendio che poche settimane più tardi distrusse il loro Salone Paris, ma Alfonso girò negli anni successivi una sessantina di cortometraggi documentari come operatore e regista. Alfonso Segreto è considerato dalla maggior parte degli studiosi di storia del cinema brasiliano l’autore della prima ripresa effettuata in Brasile. Una storia esemplare di emigrazione, fatta di rapide fortune e cadute precipitose, raccontata in maniera inventiva usando immagini e materiali d’archivio. Ferroni e Manzolini li definiscono, tra le altre cose, “spregiudicati e intrallazzoni” e capaci di anticipare quel che la gente desidera. Un film molto originale e avvincente, che speriamo approdi presto in sala, del quale abbiamo parlato con i due autori.
NF: Questo film è di fatto un seguito del vostro primo documentario, Merica, sugli emigranti italiani in Brasile.
M&F: Non ci sarebbe questo film se non ci fosse stato “Merica”. La proposta ci è arrivata da due produzioni insieme alla Cineteca di Rio, proprio perché avevano visto il nostro documentario. Per noi è stato tornare sull’emigrazione italiana in Brasile da un altro punto di vista.
NF: È anche il primo vostro film giocoso.
M&F: Sì, è volutamente giocoso. Venivano da Il varco che era pervaso da un senso di morte nel ripercorrere la tragica Campagna di Russia e che purtroppo realizzammo poco prima della guerra all’Ucraina, che interessa proprio gli stessi territori. Stavolta abbiamo dovuto lavorare con pochi frammenti di materiale, poiché dei loro film se n’è conservato uno solo e della Rio dei primi del Novecento ci sono pochissime immagini. È l’avventura di giovanissimi verso il Nuovo mondo e l’ignoto. In più si aggiunge l’epopea della nascita del cinema, che è l’elemento magico della favola. Però la ricchezza romperà i legami tra loro. E nella seconda parte spostiamo la narrazione, che diventa più metaforica e anche più cupa. Il nostro film è anche una sinfonia sulla Rio de Janeiro tra il 1883 e il 1920, una città allora in pieno sviluppo che i Segreto hanno contribuito a creare”.
Accanto all’archivio, nel film ci sono riprese di oggi molto curate e molto precise. È la prima volta che inserite così tanto materiale del presente all’interno del repertorio.
Abbiamo lavorato con due direttori della fotografia diversi, uno in Italia e uno in Brasile, ma che hanno collaborato tra loro. Volevamo avere un occhio uniforme che mantenesse le specificità dei due luoghi. Il cuore del film resta però il materiale d’archivio, tra la Rio di ieri e di oggi. Rio appartiene a un immaginario molto preciso e molto cliché, dal quale volevamo uscire per trovare le ombre e i luoghi che potevano essere stati allora abitati dai Segreto e ora dai loro fantasmi. Abbiamo cercato di raccontare con libertà e divertimento, anche usando il materiale del museo del precinema di Padova, come le lanterne magiche o i vetri da proiezione.
NF: Che cosa è rimasto dei fratelli? E come avete costruito la storia raccontata nel film?
M&F: Abbiamo condotto molte ricerche su di loro, ma è rimasto pochissimo. La maggior parte delle informazioni arrivate a noi sono voci di terza o quarta mano, ci sono pochissime notizie dirette. Abbiamo fatto ipotesi, abbiamo letto molti diari di emigranti italiani in Brasile del tempo, anche se pochissimi di loro hanno fatto fortuna. La storia dei Segreto diventa nel film quasi una storia collettiva. Prima abbiamo montato le immagini e abbiamo scritto il testo per la voce narrante a posteriori, a montaggio ultimato. Infine abbiamo scelto l’attore, Nello Mascia, perché volevamo che fosse napoletano, che gli desse anche un tono di parlata popolare, come fosse una persona che li aveva conosciuti e ne racconta le storie seduto davanti a un camino”.
NF: Ci sono anche le attività illegali nella storia dei Segreto.
M&F: Fecero fortuna con attività poco legali, come il gioco d’azzardo, l’oppio o i bordelli. La loro storia è un “C’era una volta in Brasile”, tra legalità e illegalità. Pasquale era un imprenditore spregiudicato e Gaetano era l’intellettuale. Alfonso, come spesso i fratelli più giovani, era il più radicale, girò film sui circoli operai e frequentava anarchici. Un’ipotesi è che la frattura tra i fratelli fosse dovuta a motivi politici”.
NF: La loro storia però terminò in fretta.
M&F: Sì, da quel che sappiano tutto finì nel 1910 e non si conosce esattamente il perché. Sappiamo che Gaetano tornò in Italia e morì poco dopo. Alfonso sparì nel 1910, si fecero varie ipotesi sulla sua scomparsa, anche che fosse andato in guerra. Abbiamo fatto varie ricerche e abbiamo trovato la sua tomba a San Martino in Cilento, dove morì nel 1940. Un anziano se lo ricordava e ci ha raccontato che era amico di suo padre. Pare che per anni avesse fatto vita da bar tra Napoli e il Cilento. Tutti e tre morirono abbastanza giovani e la loro storia bruciò velocemente, come il nitrato con cui erano fatte le pellicole. I Segreto smisero di fare cinema quando cominciò a diventare industriale. Erano sperimentali e autarchici, facevano tutto da soli come i pionieri. Furono gli iniziatori del cinema brasiliano, che nacque sperimentale con le riprese di Alfonso a bordo di una nave. I filmati che realizzavano erano soprattutto attrazioni per i loro locali e parchi divertimenti. Per loro rappresentavano solo una delle tante attrazioni ed è curioso che nel 2025 siamo qui con un film su di loro”.
Nicola Falcinella



