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Il Jazz, legando Whiplash e La La Land nel cinema di Damien Chazelle

Il Jazz. È forse questo il legame più profondo del cinema di Damien Chazelle?
Dopo il successo di Whiplash, la maestria di un regista tanto giovane quanto talentuoso si ripresenta con l’acclamatissimo La La Land, che tuttavia molti analizzano ed elogiano sotto un punto di vista prettamente cinematografico, senza però sviscerare quale sia la connessione del regista a un genere musicale che sembra legare intimamente i suoi ultimi film.
WhiplashLa La Land racconta le vicende di Seb (Ryan Gosling) e Mia (Emma Stone), intenti nell’inseguire i reciproci sogni di aprire un locale Jazz e di diventare un’attrice. Lo sfondo della costruzione di questi stessi sogni è la città delle stelle, Los Angeles, e l’amore che si instaura tra i due, sullo schermo di un musical dai colori e dai toni fenomenali, fa da filo conduttore a tutta una serie di riflessioni non solo sul mondo attoriale, ma in particolar modo sull’universo musicale e, a stringere il campo, su un genere in particolare, il Jazz, e soprattutto sul suo rifiuto nella cultura popolare, un rifiuto che in La La Land Chazelle vuole porre ancor più in evidenza, rappresentandolo con abili richiami e in scene chiave, come a Natale, quando Seb viene licenziato per aver suonato Jazz senza attenersi alla scaletta “che la gente richiede”, o come all’interno del suo appartamento, dove la sorella lo spinge a lasciar stare la sua fissa sul genere musicale che lui ama disperatamente.
Whiplash raccontava il conflitto di un ragazzo con l’aspirazione di un futuro ricalcato sulle grandi leggende della musica Jazz e, nello specifico, dei batteristi del genere, come Joe Jones o Buddy Rich, artisti che il protagonsita Andrew Neyman (Miles Teller) cerca di emulare e superare in un percorso filtrato da Terence Fletcher (J. K. Simmons), insegnante d’alto calibro e plasmato nella sua rigida struttura dal sogno di riuscire a trovare, da qualche parte, quello che sarebbe divenuto il nuovo Charlie Parker.
In Whiplash, pertanto, nell’intero sviluppo narrativo, nella conflittualità studente/professore e nell’ambizione di entrambi – del primo di vedere il suo nome sull’albo dei più grandi, del secondo di salvare il Jazz trovando a ogni costo una nuova leggenda – il messaggio che viene rappresentato è ben identificabile in un vero e proprio scontro per la sopravvivenza, cruenta e sanguinosa, dei tre protagonisti: Neyman – impegnato a sopravvivere agli ostacoli sulla strada per la gloria –, Fletcher – impegnato a tenere in vita ciò che lo rende vivo, e il Jazz, appeso sull’orlo del baratro, in attesa d’essere salvato dall’oblio della dimenticanza.Whiplash 2
Ora, in La La Land si direbbe che l’elemento musica, seppur essenziale e preponderante nella costruzione del background di caratterizzazione del personaggio di Seb, non sia stato percepito come fonte di riflessione su un più largo discorso rivolto prettamente al mondo del Jazz. Il rapporto che Seb ha con il genere che festeggia i suoi compleanni a New Orelans, è ben diverso dal rapporto che Neyman ha con la stessa musica e la differenza non è certo lo strumento prediletto dai due protagonisti di Chazelle (piano nel primo caso e batteria nel secondo), quanto il sentimento che i due ricercano nello stesso Jazz.
Neyman e Fletcher, in Whiplash, per quanto diversi in superficie, sono entrambi dalla stessa parte ed entrambi cercano, con tutte le loro forze, di tenere in vita il sogno del grande Jazz, fatto di nuove leggende e di nuove storie da raccontare, basate su un capitolo di storia che la storia vorrebbe chiudere in favore di una modernità dai gusti più vuoti e privi di un’anima paragonabile a quella suonata da Ray Charles o da Charlie Parker.
In La La Land, invece, che viene dopo Whiplash – e questo lascerebbe quasi pensare a una cronologia di eventi voluta e prosieguo naturale del tentativo visto in Whiplash di riportare il Jazz a nuova vita – il genere musicale non è più così energico La La Lande, anzi, sembra come invecchiato, fiacco e troppo debole per essere ripreso. Certo, si potrebbe obbiettare che anche in La La Land, infine, Seb riesca ad aprire il suo locale Jazz e che quindi anche quest’ultimo film, come Whiplash, possa essere interpretato con una semplicistica lettura del tipo “Il Jazz continuerà a vivere, nonostante le difficoltà”, ma attenersi a questa visione sarebbe un po’ troppo scontato e, forse, anche forzato.
Decisamente più realistico, invece, sarebbe intravedere in La La Land un aggravarsi delle condizioni di quel “paziente terminale” che in Whiplash dà il suo ultimo colpo di coda prima di cominciare aggravarsi. Per altro lo stesso Chazelle si esprime attraverso le parole di Seb: “Sta morendo, Mia, sta morendo…”. La La Land affronta la malattia che ha colpito il Jazz come genere musicale in maniera eclatante, illustrando come – al di fuori di isolati momenti di grandezza (il finale di Whiplash) – questo stia lentamente perdendo terreno isolandosi e chiudendosi in se stesso, sino a morire. Ma Chazelle in La La Land ipotizza anche quale potrebbe essere la causa di questo prematuro decesso con il LLL d 11 _2062.NEFpersonaggio di Keith (John Legend), che cerca di mascherare il Jazz “autentico” sotto un vestito di modernità che, più che svecchiare e rinvigorire il genere, finisce per stravolgerlo completamente pur di andare incontro alle nuove generazioni. Ed ecco spiegato lo sguardo di Mia, che se pur ignorante in fatto di musica, si trova a guardare il suo Seb su un palco che non gli appartiene, con lo sguardo deluso, come a dire: “ti sei venduto, questo non è quello che volevi, questo non è Jazz…”.
Sotto questa visione, quindi, il locale che Seb riesce ad aprire sul concludersi del film, non è da intendersi come una rivalsa del Jazz, ma come l’ennesima riconferma che il genere musicale non stia trovando più lo spazio che merita, perché sui palchi di tutto il mondo ora suonano melodie analoghe a quelle dei The Messengers, il nome del gruppo di Keith in La La Land, mentre il vero Jazz, purtroppo, resta su palchi ben più piccoli e bui, come si osserva anche nel momento di riappacificazione di Fletcher e Neyman in Whiplash, e al Seb’s, quando sul finale di La La Land Sebastian suona la sua ultima canzone, tutt’altro che felice e allegra, ma al contrario disperata e piena d’angoscia.
E se dunque quel verso di City of Stars “Is this the start of something wonderful, or one more dream that i can’t make true?”, che Gosling recita malinconico sul pontile, fosse invece un messaggio rivolto a un intero genere musicale? Non potrebbe essere che, con questo verso “è questo l’inizio di qualcosa di nuovo o solo un altro sogno che non posso realizzare?”,  il regista voglia dirci che sarebbe bello credere al tentativo di Keith La La Land 2di trasformare il Jazz per “salvarlo” con una maschera moderna, ma che questo esperimento sarebbe in fondo solo un sogno irrealizzabile? Su quel pontile, in quella magnifica sequenza cantata, analizzando meglio ciò che viene messo in scena, Gosling veste abiti decisamente ricalcati dalla vecchia New Orleans e una coppia afroamericana sullo sfondo, guarda caso, sembra essere un puro omaggio alle origini nere dei più grandi jazzisti: ballano lenti sotto un tramonto che, con buona probabilità, rappresenta proprio il tramonto di un genere musicale che Chazelle cerca tanto di tenere sotto i riflettori. E ancora, strana come scelta quella di far trovare a Gosling, proprio sul pontile, un borsalino in pieno stile anni ’20, che assume un sottile significato: Seb, che si sta affidando alla proposta di Keith, cede il suo cappello al marito della coppia che balla. Quello che accade è singolare: Seb balla per pochi secondi con la moglie dell’uomo, ma poco dopo viene allontanato dal marito, che in quanto rappresentazione assieme alla moglie del vecchio e puro Jazz, non accetta Seb e la sua illusione modernista. Chiaro: Seb e chiunque altro creda a un’idea simile a quella di Keith non è degno di vestire quel borsalino o, per estensione, il vero e puro Jazz.

Mattia Serrago

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