Attualità

L’anno che sta arrivando, tra un anno (o due anni) passerà…

Ecco qui, fresco fresco, un 2014 che per l’industria culturale, alle nostre latitudini, appare già segnato dall’Expo del 2015 e dai suoi prequel, cioè la corsa a occupare caselle dello scenario mediatico e soprattutto a intercettare risorse da ogni dove, con lo strumentale e dichiarato proposito di seminare per il futuro in modo virtuoso e disinteressato, cioè senza sprecare denaro per eventi effimeri ma seminando “per i nostri figli”. Intendiamoci, senza sostegni istituzionali nel campo dello spettacolo è difficile andare lontano, ma chiunque operi in campo culturale sa che senza una motivazione forte, una passione sincera, il prodotto sarebbe poco appetibile e finirebbe per rendere interessante la manifestazione o il progetto solo per il committente, senza rispondere quindi a quell’etica della cinequanonpromozione culturale e a quel rispetto del pubblico che dovrebbero guidare le scelte di qualsiasi organizzatore.
Moralismi a parte, di cui spesso non si sente bisogno, su queste pagine preferiamo guardare ai fatti, alle buone idee e alle buone pratiche, spesso coraggiose, che tentano di aprire nuovi scenari di senso di fronte a un mondo volgarizzato, nel peggiore dei suoi significati, perché incapace di guardare lontano, preda di un usa e getta che nell’ambito della cultura e della conoscenza appare sempre più connotato come insulto alla ragione. Lo spreco è sempre un male, figuratevi per la fantasia e l’intelligenza che alle nostre latitudini sono un bene prezioso.
E allora? Che fare? Convinti che già nella pratica quotidiana sia indispensabile dare segnali concreti, senza aspettare come Godot ma esplorando forme nuove di collaborazione e di sinergia organizzativa, noi siamo convinti che il futuro passa anche da qui, dall’indagine curiosa e ribelle alla descrizione disincantata, dall’idea che diventa iniziativa comune, da una verifica sul campo di forme collaborative inedite al progressivo ampliamento delle proposte, superando vecchi steccati e anzi operando in libertà per la diversificazione delle forme espressive e dei generi dell’intrattenimento culturale e dello spettacolo. Scrivere di spettacolo, e promuovere cultura, attraverso iniziative sul territorio, sono parte di un unico progetto, che ci piace pensare come pratica positivistica da esportare ovunque ci sia un lettore, uno spettatore, un pubblico con cui costruire percorsi stimolanti e dialoganti, quelli che riescono ad uscire dalle sale e dalle biblioteche e percorrono le città, i bar e le scuole, come un virus inarrestabile. Che, ne siamo sicuri, non si fermerà all’Expo…

Giulio Rossini

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