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REWIND British Artists’ Video in the 1970s & 1980s

A Milano fino al primo dicembre, presso lo spazio C/O, una mostra evento che intende presentare al pubblico in maniera ragionata la produzione di arte elettronica e multimediale britannica negli anni ’70 e ’80.

Erano già venuti lo scorso aprile, un gruppo di ricercatori scozzesi dell’università di Dundee guidati dal professor Stephen Partridge, l’archivista Adam Lockhart e qualche timido ricercatore nostrano. Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma li aveva ospitati per una due giorni di conferenze allo scopo di presentare il progetto di ricerca REWINDItalia: Videoart in Italy 1968-1982. Il progetto muove dalla consapevolezza dell’importanza della sperimentazione video in Italia sin dai suoi esordi, e punta a rinnovare l’interesse e l’attenzione internazionale per la videoarte italiana negli anni Settanta e Ottanta, per i suoi artisti e per i suoi studiosi riportando sotto i riflettori internazionali queste eccellenze.

Il primo viaggio lo chiamarono “evento di ricerca”, questo secondo incontro ci offre invece la possibilità di vedere e capire quello che è stato il percorso elettronico e multimediale del Regno Unito tra gli anni ’70 e ’80. Il nome della mostra presentata negli spazi espositivi di Careof, prende dunque un altro significato e si trasforma in REWIND British Artists’ Video in the 1970s & 1980s.
I lavori presenti costituiscono solo una piccola parte dell’intesa attività di conservazione e restauro dei supporti caratterizzanti la nascita della sperimentazione video, nello specifico: nastri magnetici, Beta e DigiBeta, U-Matic Tape e VHS. Oggi tutti i materiali sono disponibili in file di alta risoluzione su Hard Disk depositati presso l’Università di Dundee e lo Scottish Screen Archive.

La mostra si compone di un programma di proiezione, installazioni video e una postazione internet collegata al sito di REWIND.
Proiettati a grande schermo ci sono i lavori dei fratelli Duvet, noti per i loro “scratch video” monocanale, John Latham e Peter Donebauer. Di quest’ultimo viene mostrato Entering (1974), pietra miliare nella storia del broadcasting televisivo. Registrato il 15 aprile 1974 dalla BBC come trasmissione esterna del Royal College of Art in uno studio televisivo a Kensington, Entering è stato il primo videotape d’arte “indipendente” commissionato e trasmesso a livello nazionale dalla televisione inglese nel maggio 1974. E come se questo non fosse già abbastanza interessante, vale la pena raccontare le vicende legate alla sua effettiva trasmissione. Difatti per la riuscita della messa in onda, il video venne trasmesso tramite una connessione a microonde per circa 2 km (distanza che separava gli studi televisivi dall’effettivo luogo di produzione!).

Nella mostra REWIND British Artists’ Video in the 1970s & 1980s le relazioni che intercorrono tra video e tecnologia si concentrano sul ruolo dello schermo televisivo quale fonte primaria d’indagine e confronto. Nella concezione di Monitor (1975), Stephen Partridge assume come dato di partenza le peculiarità tecnologiche della macchina, alterandone il funzionamento e l’immagine. Lo schermo televisivo entra a far parte di un gioco spiazzante e ironico di messa in discussione della sua stessa capacità di riproduzione della realtà. Usando il caratteristico gioco del feedback l’artista volge la telecamera verso il monitor, a produrre una serie infinita di immagini ripetute, ciascuna immersa dentro l’altra come scatole cinesi. Il processo di manipolazione del segnale elettronico è alla base del video di John Latham Nmutter (1984) dove ogni fotogramma (25 al secondo) del lavoro visualizza una diversa forma astratta dando vita ad un miscuglio di colori e figure che chiamano alla memoria le tele di Mondrian. Molto suggestivo è invece Doppelgänger (1979-1981) di Elaine Shemilt. Il video volge a sollecitare il senso di una relazione aperta con la fisicità ambigua delle apparenze. Incentrato sul primo piano del volto dell’artista nell’atto del truccarsi allo specchio, assistiamo ad un gioco di riflessi e immagini che si susseguono in modo progressivo, al limite del rapporto tra il vedersi e l’esser visti.

Oltre ad offrire un momento di confronto tra le diverse esperienze artistiche e culturali alla base del linguaggio video anglosassone, è doveroso notare come il progetto REWIND si collochi oggi all’interno di un discorso volto al recupero e alla costruzione di un una storia del mezzo video. La sua formula è particolarmente sperimentale, proprio perché azzera i passaggi intermedi, e il formasi della collezione coincide con il momento stesso della sua diffusione. Rimaniamo dunque in attesa di scoprire quali saranno le prossime tappe del loro progetto sulla storia videoarte in Italia.

Lavori di:
David Critchley, Pieces I Never Did, 1979
Peter Donebauer, Entering, 1974
The Duvet Brothers, Multiscreen, 1986/2008
John Latham, Nmutter, 1984
Stephen Partridge, Monitor, 1975
Stephen Partridge, Interrun, 1989
Elaine Shemilt, Doppelgänger, 1979-1981
Autori vari, Television Interventions, 1989-90

Lucia Aspesi

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