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Roma 2013: il trionfo di Spike Jonze e tanto altro

Presentato oggi al Festival Internazionale del Cinema di Roma il film Manto Acuifero  del regista messicano Michael Rowe, tenuto a battesimo da Michael Rowedue popolari attori come Gael Garcia Bernal e Diego Luna che questa volta si propongono come produttori. Caro è una bambina che deve convivere con la madre ed il suo nuovo compagno. Allontanata dal padre biologico e dalla sua città natia, Caro trova rifugio nel giardino della sua nuova casa piena di insetti e piccoli animali tutti da scoprire. Il regista crea un film eccessivamente accademico nella sua linearità. I concetti vengono incessantemente ripetuti e la pellicola non arriva ad emozionare lo spettatore. Invano il tentativo, seppur apprezzabile, di lasciare quasi sempre alle immagini l’intento comunicativo, soprattutto a causa della delicata gamma di temi che vengono affrontati e che quindi non reggono 79 minuti. Ciò che ha da dire l’autore lo brucia nei primi 15 minuti, non riuscendo poi ad avviare nuovi temi o a sviluppare almeno quello del trauma infantile. Si perde in una  storia piena di retorica e priva di coraggio. Nel suo essere così pavido Michael Rowe non coglie l’occasione  di affrontare con forza un tema delicato. Si tira indietro rispetto al cuore della sua storia, non indaga e non scruta, non sembra nemmeno riuscire a gestire il punto di vista della piccola protagonista. Il prodotto che ne esce è quindi un surrogato congelato di un’idea forte, ma inevitabilmente persa in corso d’opera.

La sorpresa di oggi è Her di Spike Jonze. Ambientato in un futuro talmente vicino da sembrare quasi un prossimo presente, la nuova opera di Jonze racconta di Theodore, un uomo di mezza età appena divorziato che si guadagna da vivere scrivendo lettere personali. Bloccato nel suo dolore e nella sua solitudine un giorno Theodore compra un nuovo computer, studiato per adattarsi all’utente ed alla sua personalità. Il suo sistema operativo si chiama Samantha e si dimostrerà da subito profonda e divertente. La domanda è allora: fino a che punto può spingersi una relazione tra un uomo ed il suo computer?

Her: la storia avrebbe potuto facilmente essere banale, visto che il topos dell’amore tra un uomo e una macchina è stato affrontato più e più volte dal cinema. Invece quello che preme a Spike Jonze non è sviluppare questo aspetto del suo racconto, ma al contrario si chiede fin dove si scena her jonzespingerà la nostra capacità di astrazione in un mondo nel quale lo spazio tra reale e virtuale tende sempre più ad assottigliarsi. Samantha è vera, in un modo tutto suo rispetto a Theodore certo, ma pur sempre autentica. Lei è pura anima ed intelligenza senza corpo, porta Theodore a scoprire quella parte di se stesso che lui si ostina con troppa leggerezza a negare, proprio perché invisibile. Entrare in contatto con la propria intimità si rivelerà invece come la chiave della libertà. Questo è il concetto esplorato da Jonze, attraverso una gamma di personaggi nel quale è fin troppo facile oggi riconoscersi (chi non si è trovato mai a fare assurdi movimenti davanti alla televisione per giocare o non è mai entrato nel panico nello scoprire di aver rotto il cellulare?). Spike Jonze è autore completo del film, lo scrive e lo dirige e ci ricorda che il cinema può avere lo scopo di riflettere sul tempo. In continuità col suo lavoro del ’99 Essere John Malkovich si nota in questo lavoro una straordinaria maturità di sguardo, nonché una strabiliante capacità di approfondire i temi attraverso trame innovative e battute brillanti, contribuendo ad alimentare il successo della commedia come genere impegnato. Incredibilmente Joaquin Phoenix si trova perfettamente a suo agio nell’interpretare un personaggio davvero divertente e per certi versi strabiliante, sotto tutti i punti di vista. Un protagonista del futuro che per vivere fa però un mestiere antichissimo e che si credeva definitivamente scomparso con l’alfabetizzazione, ovvero lo scrivano di lettere. Con questa figura l’autore impasta passato presente e futuro in un unicum godibilissimo ed intellettualmente stimolante. Samantha, interpretata dalla voce di Scarlett Johansson, rappresenta invece un qualcosa creato per essere il futuro e che si ritrova invece ad essere una pura essenza spirituale che serba in sé un elemento così ancestrale da riportare all’origine di tutto.

da Roma, Giulia Colella

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