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99 lune

Nel 2009 Dieci inverni di Valerio Mieli raccontava alti e bassi di una lunga storia d’amore cadenzandoli temporalmente come dice il titolo. Ricorda questa traccia il film svizzero 99 lune di Jan Gassmann, anche per la presenza dell’esordiente Valentina Di Pace, che somiglia parecchio a Isabella Ragonese, la protagonista della pellicola italiana. Il regista elvetico non mostra però quanto avviene a ciascun ciclo lunare, ma li usa per scandire i passaggi da un episodio all’altro. Si comincia nel 2011, Bigna è una giovane donna che lavora da sola in una stanza piena di schermi e computer. Sembrerebbe una hacker, invece si scoprirà che studia i vulcani e in particolare come si possano prevedere le eruzioni monitorando i comportamenti degli animali. In questo modo si spiegano le immagini sui titoli, oltre che di Luna e mare, di pecore, uccelli, vulcani e colate laviche. Le uniche uscite della protagonista sono gli incontri occasionali con sconosciuti mascherati nei parcheggi. Quando è la volta di Frank qualcosa cambia: egli la cerca nonostante i rifiuti e in lei nasce il bisogno di rivederlo. Si origina un rapporto passionale tra due trentenni che più diversi non potrebbero essere. Una è tutta proiettata sul lavoro, le ricerche, gli esperimenti e il sogno di andare in Cile in un laboratorio che studia come prevedere gli tsunami; l’altro vive alla giornata, lavorando saltuariamente come cameriere e dividendosi tra gli amici e le feste. Più che di relazione si può parlare di incontri ripetuti, anche all’insegna delle situazioni insolite e delle perversioni. Nella prima uscita a cena, in un ristorante lussuoso, Frank propone di scappare senza pagare spaventando la ligia Bigna: metteranno in atto il piano, con una fuga che ricorda Benigni che fa “il vento” ne Il minestrone di Sergio Citti, ma molto più prosaica. È uno dei rari momenti in cui i due spartiscono qualcosa e ridono insieme. La storia comprende rinunce (da parte di lei), allontanamenti (Bigna si lega a un altro uomo, completamente opposto all’amante) e ricongiunzioni.

Al Festival di Cannes 2022, dove era incluso nella sezione parallela Acid, 99 lune passò come film scandalo, ma si tratta di una lettura superficiale. Il film di Gassmann, noto per il film collettivo Heimatland, in concorso al Festival di Locarno qualche anno fa, sa di melodramma e di thriller: può forse a tratti infastidire, ma certamente lascia qualcosa allo spettatore, affrontando il controllo, il comando, l’esibizionismo o la gelosia in modo non convenzionale. Si esplora una sessualità etero libera da schemi o ruoli, ma il torbido è presente più come suggestione che per quanto viene mostrato, nonostante qualche breve nudo esplicito nelle scene di sesso.

La bravissima Valentina Di Pace fa di Bigna una giovane misteriosa, che si trasforma indossando semplicemente gli occhiali, che ha una solitudine e un tormento interiori, che esprime più negli atteggiamenti che a parole. Uno dei primi pensieri va al capolavoro Eyes Wide Shut di Kubrick – ci sono le maschere, le feste, la parola d’ordine, le tentazioni – poi il regista elvetico si stacca da modelli (si potrebbe pensare anche a Nove settimane e mezzo, anche per il ricorrere del numero 9), ma Gassmann è più minimalista e va per la sua strada, seguendo una certa animalità dei protagonisti, forse influenzati anche dagli effetti delle lune.

Nicola Falcinella

99 lune

Regia e sceneggiatura: Jan Gassmann. Fotografia: Yunus Roy Imer. Montaggio: Jacques L’Amour, Miriam Märk. Musiche: Michelle Gurevich. Interpreti: Valentina Crisafulli, Dominik Fellmann, Danny Exnar, Katerina Stoykova, Lia J. von Blarer, Kathrin Schweizer, Jessica Huber. Origine: Svizzera, 2022. Durata: 110′.

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