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Berlinale 71: Marcello racconta Dalla

La storia d’Italia nelle canzoni di Lucio Dalla. È la chiave scelta da Pietro Marcello in Per Lucio, documentario omaggio al cantautore bolognese presentato fuori concorso nella sezione Berlinale Special del 71° Festival di Berlino. Il regista de La bocca del lupo e Martin Eden racconta un’Italia “Bella e perduta”, per riprendere il titolo di un altro suo film. Il filo sono i racconti di Umberto “Tobia” Righi, suo manager dal 1966, e il suo incontro a tavola con il filosofo Stefano Bonaga, amico di Dalla fin dall’infanzia. L’altra presenza continuamente evocata è quella di Roberto Roversi a lungo collaboratore del musicista per i testi. È questo il periodo sul quale Marcello si concentra, dagli inizi ai primi anni ’80, quando Dalla inizia a scrivere in proprio.
Non si segue un filo biografico, ma evocativo, le immagini fanno da contrappunto alle canzoni, così c’è la guerra mondiale e la campagna di Russia (che si collegano naturalmente a “4 marzo 1943” e non solo) e poi si va indietro, sfruttando la nascita di Roversi nel 1923. Il regista rievoca, utilizzando immagini di tanti archivi nella maniera che ormai contraddistingue il suo lavoro, la Bologna legata alla campagna circostante, gli ultimi anni della civiltà contadina che sarà sotterrata dagli anni ’50 e dal boom economico. Le automobili sono il simbolo della nuova era e Mille miglia il brano che ne descrive l’epica e l’impatto. Si passa dagli anni ’60, dalle proteste, per arrivare alla strage di Bologna, momento sul quale il film si sofferma con le immagini del presidente Pertini in visita alla stazione devastata, e poi a una trasmissione su Rete4 in cui Dalla discute con Bettino Craxi sugli euromissili. Sembrano reperti remoti eppure sono un passato abbastanza recente che torna a rivivere grazie alle canzoni e a un montaggio preciso. Tobia e Bonaga ricordano l’amico, il “bambino prodigio”, l’uomo e l’artista “imprevedibile e geniale”, osservano che Dalla è “più amato dopo che è morto che quando era in vita”, ma sottolineano che “rimane, c’è ancora”. Un bel film che sa usare le canzoni in modo appropriato e mai sentimentale, mai scontato, non vuole assecondare lo spettatore ma lo stimola a ricordare e magari collegare. Un omaggio sentito e senza retorica al cantautore bolognese.

Qui abbiamo raccolto le dichiarazioni del regista Pietro Marcello in conferenza stampa: “Ho avuto per molti anni, almeno dieci, il desiderio di realizzare un omaggio e tributo a Dalla. Dalla è un mio grande amore, fin da quando ero bambino, conosco tutte sue canzoni a memoria. Per me è molto rappresentativo, le sue canzoni sono visive e visionarie. Avevo il desiderio di raccontare le canzoni di Lucio e le trasformazioni dell’Italia, lui ha sempre raccontato quello. È stato un po’ quel che è stato Hemingway per la letteratura, ha raccontato sempre il paese. È caduto sempre in piedi, anche nelle canzoni minori, era un musicista straordinario. A 24 anni andai a Bologna a lasciare i miei primi film e glieli misi sotto il suo zerbino. Non ebbi risposta. Però dopo La bocca del lupo conobbi Toni Servillo che gli passò i miei film: Dalla mi telefonò e lo conobbi a Bologna presentando il film. Ho una fotografia con lui di quel giorno, è un ricordo, Dalla ha amato tanto La bocca del lupo e Il passaggio della linea. Per La bocca del lupo, anche se si parlava di De André per il fatto di Genova, pensavo a Dalla, a Il palco della luna. Genova è sempre presente nei miei film, mio padre era un marittimo che si imbarcava da Genova. La pandemia non ha aiutato le ricerche archivio, ci sono ancora piccoli interventi da fare sul film. Per me è importante poter presentare il film ai bolognesi, in piazza Maggiore a Bologna, presentato da figure rappresentative come Tobia e Bonaga che ho avuto la fortuna di avere nel film. E poi portalo nelle sale. Roberto Roversi è un mito come Dalla, ma molti non lo conoscono, anche se era un punto di riferimento per tanti intellettuali italiani. Dalla è sempre stato tra la gente, era un anarcoindividualista che si è espresso con la sua poesia. Ho voluto raccontare le sue fatiche e l’ostinazione a diventare poeta. Verranno i film biografici, io ho raccontato gli inizi, le sue fatiche, dal mio punto di vista e di questi due amici. Mille miglia è un canto del paese. Mancano tante canzoni, ma mi sono concentrato su inizi, fino a quando ha iniziato a scrivere i testi. Mi piace la sua originalità, l’unicità, senza modelli. Sono innamorato dell’Italia, dei paesaggi, paese bellissimo, mi piace raccontarlo. E gli italiani erano popolo semplice, di contadini. Tutto questo c’è nelle canzoni di Dalla. Non mi interessava tanto raccontare il suo successo, quanto il suo rapporto e l’influenza sulla gente semplice. Credo saranno realizzati altri film sul successo di Dalla, io mi sono concentrato sulla formazione. Dalla ha sempre avuto qualcosa da dire, era anche l’epoca storica. Ora con Alice Rohrwacher e Francesco Munzi stiamo finendo un documentario insieme, non a episodi, sui giovani di adesso, che si intitola Futura. Il racconto delle epoche è sempre legato alle spinte sociali, alle necessità, ai periodi. Oggi ci sono tanti ragazzi che hanno da dire, forse usano il rap per esprimerlo, hanno necessità e cose da raccontare, sono figli del nostro tempo, che è diverso da quello di allora”.

Nicola Falcinella

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