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Cannes 74: in attesa della Palma d’Oro

Chi sarà il successore di Parasite nel palmares di Cannes? Manca poco alla cerimonia di premiazione della 74° edizione e i pronostici sono difficili, dopo 11 intense giornate di festival e ben 24 titoli in concorso. Di certo Marco Bellocchio ritirerà, e sarà Paolo Sorrentino a consegnargliela, la Palma d’oro d’onore per una carriera lunga e importante, dopo che ieri ha presentato fuori gara il suo bellissimo documentario autobiografico Marx può aspettare che è già nelle sale italiane.

Marx può aspettare

Quanto ai premiati di stasera, giudicati dalla giuria presieduta da Spike Lee, sarebbe una sorpresa se mancassero all’appello quattro opere che hanno raccolto i maggiori consensi. Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi, il giapponese premiato a Berlino lo scorso marzo per The Wheel of Fortune and Fantasy: un’elaborata riflessione sull’amore, la perdita, il senso di colpa, il teatro e la creazione messo in scena in modo originale e sottile con un’ultima parte bellissima.
A Hero dell’iraniano Asghar Farhadi, premio Oscar per Una separazione, che torna a girare in Iran e riprende il filo interrotto nella trasferta spagnola di Tutti lo sanno, utilizzando di nuovo uno stile neorealista per seguire un antieroe che diventa eroe, procedendo per piccoli smottamenti progressivi che rivelano sempre altre facce della realtà.
Ne Les Olympiades Jacques Audiard, che già vinse la Palma d’oro con Deephan, racconta in un bianco e nero elegante (e una pazzesca colonna sonora elettronica di Rone) l’omonimo quartiere di Parigi incrociando le vite di tre giovani tra sentimenti, precarietà lavorativa ed esistenziale e cyberbullismo. France di un Bruno Dumont che ancora una volta non ha paura degli eccessi con un’ottima Léa Seydoux, interprete di ben tre film in gara (nonché fuori competizione nell’ottimo Tromperie – Deception di Arnaud Desplechin dal romanzo di Philip Roth, forse il migliore adattamento dello scrittore americano) e favorita per il premio di migliore attrice: France è una giornalista famosa e senza scrupoli pur di mantenere ascolti e celebrità, che si fa addirittura salutare da Emmanuel Macron nella divertente conferenza stampa iniziale, ma, dopo aver investito con l’auto un fattorino, la donna va in crisi.
Da non trascurare anche Memoria del tailandese Apichatpong Weerasethakul, un altro che si è già aggiudicato la Palma, mentre sembra fuori dai giochi Tre piani di Nanni Moretti, il terzo in lezza che ha già una vittoria all’attivo, che è stato accolto con freddezza dalla stampa internazionale. Gli outsider sono però dietro l’angolo in un consesso fin troppo numeroso, tra questi Titane di Julia Ducournau il più irritante del concorso, un horror compiaciuto che vira verso il melodramma delirante.

Nicola Falcinella

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