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Cannes 77: protagonisti dalle sezioni collaterali

Fillières alla Quinzaine e Keff alla Semaine de la critique

Un film postumo toccante e spiazzante. È Ma vie ma gueule – This Life of Mine di Sophie Fillières, presentato come apertura della Quinzaine des cinéastes del Festival di Cannes. La sceneggiatrice, regista e talvolta attrice (l’ultima in Anatomia di una caduta) è morta lo scorso anno, poche settimane dopo aver terminato le riprese e ha affidato il completamento ai figli Agathe e Adam Bonitzer.
Protagonista è la cinquantacinquenne poetessa Barberie Bichette (Agnès Jaoui sempre intensa anche come interprete), separata con due figli, chiamata Barbie da molti sebbene le dia fastidio. Fa sessioni dallo psicologo, da cui cerca inutilmente risposte, va in visita alla sorella (Valerie Donzelli), svolge le attività di tutti i giorni cercando di farle al meglio. Un giorno si sente male, è ricoverata in ospedale, inizia a chiamare tutti Fanfan e gradualmente si riprende.
Ma vie ma gueule è una commedia stralunata un po’ malinconica, fatta di brevi incontri, di cose assurde. Da una parte Barberie finge con gli altri, si guarda con occhi critici e vorrebbe cambiarsi, cerca ancora il proprio posto; dall’altra piano piano si accorge che non ha più niente da perdere, che contano sempre meno il giudizio altrui e anche il proprio. La donna cerca un senso delle cose, ma forse capisce che questo non si può definire o afferrare. Tra minimalismo, straniamento e distacco graduale dalla realtà, forse la saggezza sta nel prendersela meno ed essere più liberi. Un film che ha il sapore di un addio e pure di pace.

Un colpo di fulmine è l’opera prima taiwanese Keff, Locust, selezionato alla Semaine de la critique. Il giovane Zhong-han è muto a seguito di un trauma e conduce una doppia vita: da una parte aiuta il padre Dong in un ristorantino di cucina tradizionale, dall’altra fa parte di una gang violenta che si occupa di recupero crediti. Quando il vecchio proprietario e locatore dei locali, amico di famiglia, vende per andare in Canada (afferma di non vedere un futuro a Taiwan ed è critico con il governo) al rampante Bruce iniziano i guai. Questi è uno speculatore che vuole cacciarli aumentando gli affitti per poi “riqualificare” e costruire edifici nuovi. Dong si intestardisce a difesa della sua attività e del modo usuale di fare le cose, compreso il cibo, contrapponendosi ai locali alla moda tutti uguali. Il figlio si troverà invece a decidere da che parte stare, mentre inizia una relazione con una commessa, che si rivede nella protagonista dell’anime Your name di Makoto Shinkai. Keff mescola con bravura il noir e il melodramma, in un film che ha le giuste ambizioni e centra tutti gli obiettivi senza strafare, con molto ritmo e qualche trovata, come la rapina con le maschere di Barak Obama e Hillary Clinton. Il regista denuncia l’avidità, la corruzione, la gentrificazione, il potere, è pessimista sull’umanità e sul proprio Paese. Non è casuale che dalle televisioni escano le immagini delle proteste anti-cinesi a Hong Kong, come sostegno ai manifestanti, ma soprattutto per mostrare i timori di Taiwan per le mire della Cina continentale.

da Cannes, Nicola Falcinella

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