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Cannes: due film iraniani tra i favoriti per la Palma d’oro

Sono iraniani due dei film più interessanti e convincenti presentati fino a questo punto in concorso al 75° Festival di Cannes. Due film che si candidano seriamente a un premio, forse alla stessa Palma d’oro, che è andata per un’unica volta in Iran, nel 1997 per Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami. Il cinema persiano, tra le cinematografie più importanti e premiate degli ultimi trent’anni, torna alla ribalta con una nuova generazione, esplicitamente critica contro la società iraniana.

Holy Spider

Il candidato più serio al premio è Holy Spider di Ali Abbasi, già noto per Border – Creature di confine prodotto in Svezia. È la storia realmente accaduta di un assassino seriale di prostitute nella città santa di Mashhad nel 2001. Si prende a cuore il caso la giornalista Arezoo, che collabora con un collega locale e fa di tutto per incastrare il colpevole, nonostante i pregiudizio e il maschilismo che condizionano il suo lavoro. Abbasi, come Hitchcock, gioca a carte scoperte e svela presto il colpevole, poiché il suo intento va oltre l’indagine. C’è la follia criminale di un veterano della guerra contro l’Iraq negli anni ‘80, che è tornato a casa per costruirsi una famiglia normale, ma è ossessionato e devoto all’ottavo imam Reza, tanto da intraprendere una propria jihad contro le “donne corrotte” e “pulire” la città. Il film parte con un prologo durissimo, l’omicidio della nona vittima della serie, e si chiude in maniera sorprendente a lasciare un’ombra minacciosa. Abbasi non si tira indietro nel mostrare la violenza (l’impiccagione è simmetrica ai singoli omicidi, quasi a metterli sullo stesso livello) e inquieta nel descrivere la moglie e il figlio dell’assassino.

Leila’s Brothers

Altra dura critica alla società iraniana, rigida, classista e maschilista, viene da Leila’s Brothers, terzo film di Saeed Roustaee. Un dramma familiare molto lungo e molto parlato, elaborato nelle sfumature dei dialoghi (evidente il riferimento alle opere del premio Oscar Asghar Farhadi) che fanno emergere sogni e rancori. Alla morte del cugino, l’anziano Esmail, che era un autista di autobus, vuole diventare patriarca della sua famiglia. È il suo ultimo sogno dopo una vita di umiliazioni che ha spesso cercato di nascondere. Per essere designato deve però promettere di regalare 40 monete d’oro a un parente che si sposa. I suoi cinque figli, che sono tutti disoccupati e vivono con i genitori, non sono d’accordo, giacché vorrebbero utilizzare la somma per comprare un negozio. Un film sulla ricerca di riscatto e su condizioni sociali difficilissime, ma anche con momenti di tenerezza, come la fotografia di famiglia prima di recarsi al matrimonio. Leila si mostra la più decisa e la più dura nello sfidare le convenzioni sociali.

da Cannes, Nicola Falcinella

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