RecensioniSlideshow

Cento domeniche di Albanese

Anche se rischia di essere messo in ombra da altri titoli, è da non perdere Cento domeniche, quinto film da regista di Antonio Albanese, che ne è anche protagonista. Una pellicola tutta ambientata nei dintorni di Lecco, tra Olginate, Garlate e Calolziocorte, i luoghi dove l’attore e regista è cresciuto.
La prima qualità del film è proprio che l’autore conosce bene ciò di cui parla, gli ambienti, le persone e le situazioni e il sentimento di comprensione e condivisione emerge da ogni inquadratura. È la storia del sessantenne Antonio, ex operaio di un’officina nautica, separato e con una figlia. Ha lavorato 43 anni come tornitore, continua ad andare in azienda, ha un ottimo rapporto con il padrone e fa ancora parte della squadra di bocce. Antonio vive in un appartamento modesto con la madre che ha problemi di udito. Ed è l’amante di Adele, moglie di un imprenditore che ha delocalizzato in Romania, che non vuole mettere in crisi il matrimonio per questa relazione e a volte lo chiama per “il turno di notte”. Una vita abitudinaria, legata ai soliti luoghi e le solite persone, con problemi quotidiani da risolvere, che si illumina all’improvviso quando l’unica figlia Camilla, che gestisce un negozio di vestiti, annuncia che si sposerà con Chicco. Padre e figlia hanno sempre giocato al suo matrimonio, è il momento che più hanno aspettato. L’uomo tiene in particolare a pagare le spese per il ricevimento e per questo chiede un finanziamento nella banca popolare locale di cui è correntista da sempre. Accetta la proposta e le condizioni offerte dallo sportellista fidandosi dell’istituto, ma nei giorni successivi si diffondono voci della crisi bancaria. Così la vita di Antonio e di tanti altri cittadini della zona vanno a rotoli.

Non è l’Albanese del grottesco alla Cetto, ma è un film asciutto quasi alla Ken Loach, che riprende qualcosa del precedente Contromano affinandolo e precisandolo anche nello sguardo. Questo Antonio è quasi il contraltare di Perego, il personaggio dell’imprenditore brianzolo che fu uno dei suoi cavalli di battaglia: un operaio umile, onesto, affidabile, dedito al lavoro e alla famiglia, pacato, ma esaurirà la calma. Ci sono qualche battuta e qualche gag (su tutte la visita dall’otorino), ma il tono generale è drammatico, malinconico e amaro. Un ritratto di vita di provincia, di un mondo stravolto dalla finanza e dai pescecani delle banche che hanno distrutto il rapporto con cittadini e territorio: “era il nostro confessionale” ripete a proposito della banca. Le cento domeniche del titolo sono quelle lavorate da un idraulico del paese, che si sente male quando apprende della situazione della banca e delle conseguenze su di lui e la sua famiglia. La storia è ispirato alle storie delle banche dei territori (in Veneto e in Emilia) che hanno mandato in fumo i risparmi di tanti che ci hanno rimesso senza colpe, solo per fiducia, e non vengono capiti. E il film riesce a rendere le conseguenze, come l’ansia, l’insonnia, la rabbia, le crisi di panico, sulle vittime delle truffe bancarie. Un film sincero, diretto, che non indulge su nulla, per niente consolatorio, tutto dalla parte delle persone comuni, costruito e interpretato con grande tatto. Un’opera che non lascia indifferenti e cui è impossibile non volere bene.

Nicola Falcinella

Cento domeniche

Regia: Antonio Albanese. Sceneggiatura: Antonio Albanese, Piero Guerrera. Fotografia: Roberto Forza. Montaggio: Davide Miele. Musiche: Giovanni Sollima. Interpreti: Antonio Albanese, Liliana Bottone, Bebo Storti, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni, Elio De Capitani. Origine: Italia, 2023. Durata: 94′.

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close