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Foglie al vento

L'ennesimo miracolo di Kaurismaki

Al 76° Festival di Cannes si è dovuto accontentare del Prix du jury, superato nella corsa alla Palma d’oro da Anatomia di una caduta di Justine Triet. Per Foglie al vento del grande finlandese Aki Kaurismaki un riconoscimento di secondo piano, ritirato sul palco dai due attori protagonisti, Alma Poysti e Jussi Vatanen, che hanno letto il brevissimo messaggio del regista: “Merci and Twist and Shout!”. L’ironia per un autore che ha da sempre un problema con le giurie, non a caso in oltre trent’anni di una carriera di altissimo profilo non ha mai trionfato in un grande festival. Nel 2002 ricevette a Cannes il Grand Prix per L’uomo senza passato e lo ritirò senza nascondere la delusione.

Il suo nuovo lavoro, a sei anni da L’altro volto della speranza, lo conferma autore di miracoli (si veda anche il precedente Miracolo a Le Havre del 2011), cinematografici e non solo. Un vero colpo al cuore con una favola contemporanea sentimentale del proletariato, una surreale commedia drammatica, sentimentale e melanconica. Sembra sempre la stessa, una storia d’amore stralunata e sfortunata, ma raccontata magnificamente, con una precisione e una asciuttezza, senza bisogno di spiegare o dimostrare nulla. Ansa è commessa in un supermercato, vive da sola in una casa spartana e perde il posto di lavoro per una delazione. I successivi impieghi non sono fortunati, mentre arriva una bolletta dell’energia elettrica che la spinge a staccare tutti gli apparecchi. Intanto Holappa lavora in un cantiere e alloggia in un dormitorio con un amico, che sogna di diventare un cantante. Dopo essersi sfiorati più volte, i due si incontrano, si piacciono, ma una serie di congiunture rinvia il loro incontro. Sembrano due casi umani (“è disperata?” chiede il vicino di lui quando apprende dell’appuntamento), ma sono solo due introversi che non si conformano e sono rimasti soli nell’attesa di imbattersi in qualcuno in cui riconoscersi. E naturalmente Holappa affoga la tristezza nell’alcol, anche se non sa dire se beva perché è depresso o viceversa.

Se a inizio carriera Kaurismaki si era fatto conoscere e amare per i quadri iperrealistici e violenti, per quanto surreali e ironici, quasi senza speranza, con gli ultimi film si è deciso ad abbandonare il pessimismo per iniziare a remare contro la direzione del mondo e offrire vie d’uscita allo spettatore, riuscendoci come in Miracolo a Le Havre o in questo. Opere molto vicine nello spirito e nelle intenzioni al Ken Loach di The Old Oak, sebbene dallo stile molto diverso. Kaurismaki parla di esistenze precarie, di difficoltà di lavoro, di solitudine e di depressione, e pure l’amore genuino è messo a dura a prova da un fato mai favorevole. E il caso sembra quasi giocare un ruolo alla Woody Allen.

Foglie al vento è un film di una semplicità disarmante, profondamente chapliniano, una favola intrisa di realtà, ma non del realismo che Kaurismaki tende a rifuggire. Il suo mondo esiste solo nei film, sebbene sogni ancora che dallo schermo diventi reale. Se le sue inquadrature sono inconfondibili, Kaurismaki tende a un’essenzialità spoglia di tutto tranne che di cuore e ironia. Il titolo richiama Come le foglie al vento, il capolavoro del 1956 di Douglas Sirk con il quale ha poco in comune, se non l’alcolismo dei protagonisti, mentre è più pertinente il titolo internazionale Fallen Leaves (“foglie cadute”) che si collega alla stagione autunnale in cui si conclude la vicenda.
C’è pochissima tecnologia come al solito in Kaurismaki (posseggono i cellulari e quasi non li usano, la donna si reca all’internet caffè per cercare offerte di lavoro), sembra fuori dal tempo, invece è profondamente calato nell’oggi, a partire dal tema del lavoro. Dalla radio escono in continuazione notizie dei bombardamenti russi in Ucraina: “Maledetta guerra”, commenta Ansa. Il cinema gioca un ruolo centrale: al primo appuntamento i due vanno a vedere I morti non muoiono” di Jim Jarmusch, in un Cinema Ritz tappezzato di locandine, e la donna dice di essersi divertita tantissimo. E tra gli omaggi si notano Bresson, Godard, Huston, Visconti e Chaplin. A coronamento c’è un finale meraviglioso nell’estrema semplicità.
Manco a dirlo un ruolo centrale ce l’hanno le musiche (Gardel, Schubert, Chaikovskij, Mambo italiano e godibili canzoni finlandesi) e un cane, due punti fermi del cinema unico di Aki Kaurismaki. C’è da augurarsi che il suo ottimismo della volontà, l’appiglio alla speranza davanti agli orrori che vediamo, ci regali ancora altre pellicole.

Nicola Falcinella

Foglie al vento

Regia e sceneggiatura: Aki Kaurismäki. Fotografia:Timo Salminen. Montaggio: Samu Heikkilä. Interpreti: Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Alina Tomnikov, Sakari Kuosmanen, Janne Hyytiäinen, Martti Suosalo, Maria Heiskanen. Origine: Finlandia/Germania, 2023. Durata: 81′.

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