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I primi film della Berlinale 2021

Un bell’inizio per il 71° Festival del film di Berlino, in programma fino a venerdì. Un’edizione breve, intensa e a distanza causa pandemia: solo i giurati sono nella capitale tedesca a vedere i film in sala, giornalisti e addetti ai lavori vedono i film e seguono gli incontri da casa. Una selezione limitata nei numeri e nei tempi che ha proposto subito in concorso uno dei favoriti, Inteurodeoksyeon – Introduction del coreano Hong Sangsoo, uno dei pochi grandi nomi della competizione. Il prolifico autore, il più europeo tra i cineasti del suo Paese, si conferma ad alti livelli con una pellicola in bianco e nero che lo riporta alle sue atmosfere e ai suoi temi: si parla, si cammina, si sta a tavola a bere, ci si perde, ci si ritrova. Un cinema un po’ rohmeriano sul caso, l’amore, le scelte dell vita, le relazioni e l’amicizia, la recitazione (con una dissertazione sul vivere una scena d’amore e recitarla). Temi che ritornano e sui quali Hong sa continuamente variare, dividendo la storia in tre momenti, tutti in inverno, con una parentesi centrale proprio a Berlino. Una giovane coppia di studenti si separa momentaneamente perché il ragazzo ha un appuntamento da un medico che andrà per le lunghe. Si ritrovano tempo dopo in Germania, dove lei si è trasferita per studiare e il fidanzato la raggiunge. Dopo che si sono lasciati, si incontrano per caso sulla spiaggia di una località turista dove la giovane è in cura. Tra ellissi e insistenza su dettagli sorprendenti, Hong assiste all’evolversi di un rapporto senza rimpianti, come se fosse lo scorrere della vita, un po’ come le onde del mare del finale.

Nel concorso anche il bel libanese Memory Box di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, una scoperta per chi non conoscesse i pochi precedenti dei due registi noti per A Perfect Day premiato a Locarno nel 2005. Il film è ispirato alla corrispondenza tenuta da Joana tra il 1982 e il 1988. Siamo alla vigilia di Natale e Maia, libanese che vive in Canada con la figlia ventenne Alex, riceve un pacco inatteso, che proviene dall’amica Liza che non vede da molti anni e scopre essere appena morta. Nel pacco ci sono le lettere e tutti gli scambi (fotografie, audiocassette, diari) del tempo della guerra con l’amica che era emigrata a Parigi. Maia, che aveva rimosso il più possibile, comincia a ricordare quei tempi e in parallelo Alex che non sa nulla, la madre non le ha mai raccontato, cerca di capire. Per entrambe inizia un viaggio nella memoria che i registi mostrano usando i materiali del pacco aggiungendo filmati d’epoca, brani di finzione e animazione delle fotografie (bella la sequenza della sparatoria che coinvolge Maia e il suo innamorato Raja in auto). La figlia filma tutto e condivide video sui social con gli amici, come se fosse la nuova modalità del vecchio scambio di lettere. Alex cerca di immaginare e ricostruire la vita della madre alla sua età e in suo amore per il coetaneo Raja bruscamente interrotto. Un film toccante, che riesce a fondere la forma nel contenuto, sulla giovinezza, l’amore e l’amicizia nonostante la guerra. E sul ricordo anche come strumento per riavvicinare chi c’è ancora: nell’ultima parte madre e figlia viaggiano insieme in una Beirut molto cambiata e Maia ritrova parenti e amici.

Nella sezione Generation spicca la storia d’amore adolescenziale bosniaca Tabija – The White Fortress di Igor Drijaca. Faruk è un giovanissimo senza genitori che vive a Sarajevo con la nonna, aiuta lo zio Mirsad che raccoglie rottami e fa commissioni per piccoli delinquenti. Questi piccoli servizi si fanno più complicati e pesanti, soprattutto dopo che ha accompagnato la giovane Minela a un appuntamento. Intanto in un centro commerciale conosce Mona, figlia di un politico, che si vergogna un po’ della sua famiglia altolocata e anaffettiva che la vuole mandare in Canada dagli zii. Un rapporto nato per caso tra due provenienti da mondi diversi, che non si sarebbero incontrati altrimenti, raccontato un po’ come una fiaba, usando bene i controluce sulla fortezza che domina Sarajevo. Un film delicato, con una colonna sonora eclettica e due attori giovani che funzionano molto bene, teneri insieme, quanto soli e inquieti, ma non rassegnati.

Nicola Falcinella

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