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Anni Felici

Guido e Serena sono una coppia come le altre, con i loro momenti di gioia ed i litigi che nascono dallo scontro di due caratteri poco conciliabili l’uno con l’altro. Sono anche due genitori, cresciuti negli anni ’70, figli della cultura dell’amore libero, della trasgressione e della ribellione ad ogni costo. Guido (Kim Rossi Stuart) è un artista performativo che vorrebbe essere controcorrente, cattivo e trasgressivo, perché questo è ciò che gli richiede il tempo in cui vive, e non perché lo sia veramente. Serena (Micaela Ramazzotti) è una donna che ama il suo uomo e che vive in funzione della sua felicità. Si riduce ad essere troppo legata a lui, troppo presente, mentre lui ha bisogno di spazio, ma appena gli viene concesso lo vive con disagio. Gli “Anni Felici” sono quelli dell’infanzia del regista, di Daniele Lucchetti, che ha rielaborato la sua storia personale modificando le vicende ma lasciando inalterate le emozioni. Due genitori anni-felicitroppo presi dalla loro storia di amore e dal loro viscerale bisogno l’uno per l’altro che in qualche modo dimenticano di essere genitori per davvero. Due genitori che dimenticano o non si accorgono di vivere anni di grande felicità, sommersi come sono nel presente e nello scontro tra caratteri così forti.

Daniele Lucchetti racconta in questo modo una vicenda molto personale che però perde i caratteri dall’autobiografia e diventa qualcosa di molto più profondo e coinvolgente. Pur descrivendo un periodo storico tanto raccontato al cinema, quindi difficile da rappresentare con originalità, il regista non cede mai alla banalità, pur rappresentando situazioni e comportamenti che rientrano in pieno nei costumi di quell’epoca così diversa da quella attuale. Probabilmente il segreto è quello di aver toccato con dolcezza le corde della malinconia e di aver scavato in una vicenda personale con tocco sincero.
Sia Micaela Ramazzotti che Kim Rossi Stuart entrano nel carattere dei loro personaggi con grande efficacia e naturalezza e restituiscono l’anima di due persone contraddittorie e “sbadatamente” incapaci di essere pienamente felici.
Il percorso dei due personaggi porta, ciascuno, a trovare un equilibrio diverso da quello di partenza. Serena trova la forza di dare libertà a Guido, recandosi in Francia in un happening di femministe, Guido trovando una ispirazione sofferta e personale alla sua vena artistica. In qualche modo, dunque, ciascuno realizza se stesso indipendentemente dall’altro, ma sempre in modo complesso, combattuto, travagliato. Ed in tutto questo i figli, quindi anche il “nostro” Daniele Lucchetti, sono spettatori senza riuscire ad essere protagonisti. E’ certamente questa l’altra chiave con cui interpretare il film, quella del punto di vista di chi, trascurato, reclama un proprio ruolo. Quello di due bambini che intuiscono una felicità possibile e la vedono affaticata dal confronto tra due genitori che lo sono ma che si perdono nel loro mondo, nei loro litigi e nella ricerca della loro personale realizzazione.
Una vicenda come tante altre, ma ricca di sfumature che rendono questa pellicola (girata in 32 mm, in 16 mm e in super 8, non a caso) uno sguardo diverso, attento e bilanciato su quello che siamo stati e su quello che siamo.

Alessandro Barbero

Anni felici
Regia: Daniele Luchetti. Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Daniele Luchetti. Fotografia: Claudio Collepiccolo. Montaggio: Mirco Garrone. Interpreti: Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Martina Gedeck. Origine: Italia/ Francia, 2013. Durata: 100′.

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