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Two Men in Town

Il ventiquattresimo Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina si apre con l’anteprima italiana del primo film realizzato in terra americana dal regista Rachid Bouchareb, di cui ricordiamo il bel London RiverTwo Men in Town, presentato al 64° Festival di Berlino, è in realtà il remake del film Due contro la città di José Giovanni che vedeva come protagonisti Alain Delon e Jean Two-Men-in-Town-2014Gabin. Rachid Bouchareb porta la storia sul confine tra Usa e Messico, nella città di Albuquerque, dove la sfida è tra Forest Whitaker (nei panni di William Garnett), ex galeotto in cerca di redenzione e Harvey Keitel, rigido sceriffo dai modi scontrosi.
Two Men in Town è il terzo film della trilogia che Bouchareb ha dedicato all’Islam in Occidente. Accolto con reazioni contrastanti alla Berlinale, il film racconta la difficoltà di un assassino che ha pagato il suo debito con la giustizia nel trovare un equilibrio e una vita tranquilla. Per farlo sarà necessario un lavoro, una famiglia e l’aiuto di Allah, grazie a una profonda fede conquistata nei lunghi anni di carcere.
Il percorso di redenzione di William Garnett si scontra con le due metà del mondo: quella maschile (oppositiva) rappresentata dal duro sceriffo al quale diciotto anni prima è stato ucciso il vice e uno scomodo amico con le mani nel traffico di clandestini messicani; e, dall’altra parte, quella femminile che invece cercherà di fornirgli le occasioni per dimostrare quanto sia effettivamente cambiato. Il polveroso New Mexico diventa qualcosa di più di un panorama su cui si muovono e agiscono i protagonisti, una landa assolata, arida e spazzata dal vento in cui anche gli animi più nobili faticano ad esprimere le loro più intime emozioni. Tra le righe sembra che Bouchareb voglia raccontarci come sia la fede sia l’amore possano difficilmente contrastare la forza delle istituzioni quando queste si oppongono allo spirito del cambiamento. Il ritmo lento sembra essere suggerito dall’immutabilità del territorio che incombe sui protagonisti e che in parte ne restano imprigionati, togliendo però forza alle interpretazioni di un cast di stelle non al massimo del loro splendore. Spicca Ellen Burstyn, assistente di polizia capace di tener testa sia al burbero sceriffo sia a Garnett.
Interessante la scelta di chiude l’arco drammatico nel suo climax, lasciando però aperta la conclusione del percorso narrativo.

Carlo Prevosti

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