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Blue Jasmine

Dopo il fallimento del proprio matrimonio, Jasmine lascia New York per trasferirsi a San Francisco e cominciare una nuova vita.

Dopo tre film europei Woody Allen torna a girare negli Stati Uniti. Ci si sarebbe aspettati le vie di Manhattan, e invece è a San Francisco che la sua protagonista porta avanti la storia. New York c’è, ma è tutta chiusa dentro a dei flash-back. Da un certo punto di vista è come se non se ne potesse fare a meno, eppure è anche, irrimediabilmente, passato.

Jasmine 3Blue Jasmine racconta di una donna che prova a fare i conti con la propria vita, che prova a guardarsi dentro ed indietro. Ma è un bilancio che non porta da nessuna parte. Prigioniera di se stessa e delle proprie illusioni, a Jasmine mancano la lucidità e la forza necessarie. Ossessionata dal proprio passato e dall’immagine di sé che si era costruita, non riesce ad abbandonare il mondo che vorrebbe vivere per quello reale.

Per via di questo indagare su di sé, per il fatto che a farlo è un personaggio femminile in crisi, si finisce inevitabilmente per ripensare ad Un’altra donna (1988).
Eppure un confronto più interessante va forse cercato dalle parti di Provaci ancora Sam (1972).
Si dirà che Provaci ancora Sam non è un film di Woody Allen, e che ha invece Herbert Ross dietro la macchina da presa. E’ vero. Ma Allen ne scrive la sceneggiatura e ne interpreta il protagonista, mettendo in scena in modo completamente suo un personaggio completamente suo; dettando e riempiendo con la sua fisicità e la sua verbosità i ritmi del film. E allora non sarà troppo distante dal vero dire che Provaci ancora Sam è un film di Woody Allen con la regia di Herbert Ross.
Come Blue Jasmine, anche Provaci ancora Sam è ambientato a San Francisco. Entrambi partono da un matrimonio finito e dal tentativo di ricominciare. Come Jasmine, anche Sam sfugge dalla realtà per rifugiarsi nelle illusioni. Sarà però il tipo di illusione a fare la differenza.sam
Le puntate di Sam nell’irreale sono fughe momentanee verso l’arte. Critico cinematografico di mestiere, si abbandona a immaginari dialoghi con il Bogart di Casablanca, che lo riempe di improbabili consigli su come affrontare ogni situazione. Alla base delle sue fantasie c’è il tentativo di provare a vivere nel mondo. Non se ne sente in grado, e allora chiede aiuto. Non si tuffa nel fantastico per scappare, lo fa per chiedere consiglio.
Per Jasmine, invece, le cose stanno in tutt’altro modo. Incapace di accettare le verità sgradevoli della vita, si costruisce una versione migliorata del reale. L’esempio più significativo, probabilmente, sta nella scelta di cambiare il proprio nome. Nata Janette, cambia il proprio nome in Jasmine quando conosce Hal, il marito ricchissimo ma disonesto, che la porterà in un mondo fatto di jet privati e grandi appartamenti.
Da Janette a Jasmine. Quasi lo stesso nome. Il secondo come la versione più raffinata del primo.
A oltre quarant’anni di distanza, questa differenza in due film dalle premesse tanto simili può forse dirci qualcosa sulla strada percorsa da Woody Allen.

In Provaci ancora Sam, non solo il protagonista riesce a prendere piena coscienza della distinzione tra arte e realtà, ma riesce anche, forte di questa consapevolezza, ad avere la meglio sul reale. E proprio con le armi (o le menzogne?) dell’arte (in questo senso valga per tutto il film la scena finale, che potete vedere qui).
Parte probabilmente da lì la maturazione del senso del comico di Allen. Una maturazione che lo costringe a fare i conti con il senso tragico della vita, da lui così vivamente sentito, e che continua ininterrotta fino ad Io e Annie (1977); ma che avrà bisogno ancora di un’ultima immersione nel dramma di Interiors (1978), prima di arrivare alla piena maturazione di Manhattan (1979). Dove il comico e la fiducia nell’arte e negli uomini proveranno a fare da antidoto a quella tragicità.
Se così stanno le cose, Blue Jasmine è il resoconto di quella lotta con il reale.
Se l’impossibilità di trovare un qualche conforto dai propri miti, un conforto che abbia una vera incidenza sulla vita, è stata dichiarata da Midnight in Paris (2011), il tono di Blue Jasmine si fa ancora più severo. Con quell’inquadratura finale sulla sua protagonista, Woody Allen sembra volerci dire che non ci sono sconti per chi non è in grado di affrontare la realtà e che non ci sono scappatoie possibili.
In questo ultimo film, Allen sembra ritrovare la capacità di indagare attraverso la scrittura il fondo dei propri personaggi. La luminosa fotografia di Aguirresarobe accompagna Jasmine attraverso il suo tragico percorso con tocco leggero. La camera non forza mai la mano. Nei momenti dove il dramma si fa più scoperto è un piccolo carrello ad avanzare. Ma è poco più che un accenno, come un rimettere le cose a posto.
Allen affida tutto nelle mani di Jasmine. E se alla fine i conti tornano è  anche grazie a Cate Blanchett. Allen la carica di una responsabilità enorme, ma la Blanchett vince la sfida, offrendo una prestazione impressionante; dimostrandosi in grado di reggere da sola, o quasi, l’intero peso dell’opera.

E’ ormai da qualche anno che l’uscita di un nuovo film di Woody Allen viene vissuta con una curiosità mista a sensazioni contrastanti. Alcune non molto piacevoli. Da un lato c’è la speranza di poter assistere ancora alla magia del vecchio maestro, dall’altra la paura che il trucco non riesca, e che alla destrezza e alla meraviglia si sostituiscano i gesti impacciati e l’imbarazzo. A volte è andata bene e a volte no. Dopo il tracollo di To Rome with love (2012), quella inquieta curiosità è stata sostituita da un certo tipo di nervosismo.
Blue Jasmine
è allora molto di più che un sospiro di sollievo. Non è solamente la dimostrazione che il vecchio numero di successo è ancora nelle corde del mago, come era stato per Basta che funzioni (2009). Quel numero che ormai sappiamo a memoria e che riguardiamo sempre volentieri.
E’ qualcosa di più. E’ un passo più in là sulla strada di un autore che, dopo aver dato tanto, sembrava essersi smarrito. Ma che ha dimostrato di avere ancora qualcosa dire. Ancora una volta, almeno.

Matteo Angaroni.

Blue Jasmine

Regia e sceneggiatura: Woody Allen. Fotografia: Javier Aguirresarobe. Interpreti: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Sally Hawkins, Bobby Cannavale.
Origine: USA, 2013. Durata: 98′

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