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Cannes 78: l’attesa è finita

L’attesa è già tutta per Mission Impossible: The Final Reckoning di Christopher McQuarrie, ultimo capitolo della saga con l’attesissimo Tom Cruise, che passerà mercoledì sera e sarà nelle sale italiane da giovedì 22.

Il 78° Festival di Cannes, in programma fino al 24 maggio, inaugura però stasera con una grande scommessa, il francese Partir un jour di Amélie Bonnin, che sarà proposto fuori concorso: un’opera prima senza grandi nomi nel cast, che riprende il cortometraggio omonimo premiato con il César nel 2023. Il momento clou della cerimonia sarà però la consegna della Palma d’oro alla carriera a Robert De Niro, l’attore di Taxi Driver e Toro scatenato che ha segnato il cinema dell’ultimo mezzo secolo dando un volto nuovo alla rabbia.
Nella giornata inaugurale anche un capolavoro come The Gold Rush – La corsa all’oro di Charlie Chaplin in scintillante versione restaurata. È l’apertura della sezione Cannes Classic, che mercoledì vedrà tornare sullo schermo Yi Yi del compianto taiwanese Edward Yang (film che fu in competizione sulla Croisette nel 2001). In aggiunta ci sarà la prima di un documentario come Welcome to Lynchland di Stéphane Ghez, che assume una valenza ancor più importante a pochi mesi dalla scoperta di uno dei cineasti più geniali e influenti degli ultimi decenni.

Nella seconda giornata di Festival prende il via il concorso per la Palma d’oro (un anno fa vinse Anora di Sean Baker) giudicato dalla giuria presieduta da Juliette Binoche.
Sulla carta la selezione si annuncia al solito molto ricca tra grandi nomi, autori immancabili e qualche novità. Per l’Italia gareggia Fuori di Mario Martone, che torna sulla Croisette con la biografia di Goliarda Sapienza interpretata proprio da Valeria Golino, che un anno fa portò a Cannes la miniserie L’arte della gioia tratta dal romanzo della scrittrice siciliana. Tra gli interpreti anche Matilda De Angelis, Elodie e Corrado Fortuna.

Nell’elenco dei concorrenti non si può non notare Jeunes mères fratelli Dardenne, Un simple accident dell’iraniano Jafar Pahani, Two Prosecutors di Sergei Loznitsa, Nouvelle vague di Richard Linklater (che a Berlino ha da poco presentato Blue Moon), The Mastermind di Kelly Reichardt e The Phoenician Scheme di Wes Anderson. Inolte Alpha di Julia Ducournau dopo la Palma a Titane, Romería della catalana Carla Simón (Orso d’oro 2022 con Alcarras – L’ultimo raccolto), il norvegese Valeur sentimentale di Joachim Trier, lo svedese Les Aigles de la République di Tarik Saleh (La cospirazione del Cairo), Dossier 137 di Dominik Moll, il brasiliano The Secret Agent di Kleber Mendonça Filho (Aquarius e Bacurau), La Petite dernière dell’attrice Hafsia Herzi, The History of Sound di Oliver Hermanus (Vivere), Renoir di Chie Hayakawa e Eddington di Ari Aster.

La presenza italiana, oltre ad Alba e Alice Rohrwacher nelle giurie, è forte di due titoli nella sezione parallela Un certain regard: Le città di pianura, esordio nel lungometraggio del veneto Francesco Sossai; Testa o croce? di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis (conosciuti per gli indipendentissimi Il solengo e Re granchio) con Nadia Tereszkiewicz, Alessandro Borghi e John C. Reilly.
Tra le tante pellicole delle sezioni non competitive, Stories of Surrender di Bono, l’animazione Marcel et Monsieur Pagnol di Sylvain Chomet, Amrun di Fatih Akin, La Disparition de Josef Mengele del russo dissidente Kirill Serebrennikov, Orwell: 2+2=5 dell’haitiano Raoul Peck e La Ola del cileno Sebastián Lelio.

da Cannes, Nicola Falcinella

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