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Finalmente Cannes!

Da oggi e fino a sabato 17 ritorna il concorso dopo un anno di pausa

Chi succederà nel palmares di Cannes a Parasite che dalla Croisette nel 2019 iniziò la sua corsa verso gli Oscar e un successo mondiale? Il festival della Costa Azzura torna da oggi fino a sabato 17 dopo l’annullamento dello scorso anno a causa dell’emergenza sanitaria, cui si adattò mal volentieri: il direttore Thierry Fremaux assegnò comunque l’etichetta “selezione 2020” a un gruppo di film, tra i quali Estate ’85 di Francois Ozon, regista che è in concorso anche quest’anno con Tout s’est bien passé.

La 74° edizione si presenta all’insegna delle incognite e delle novità, a luglio anziché nelle tradizionali settimane di metà maggio. Sarà un’edizione inedita e da scoprire, con un numero di accreditati dimezzato rispetto al solito e i vacanzieri dell’estate a mischiarsi con cinefili e cacciatori di autografi, mentre per accedere al Palazzo del cinema (ma per alcune sale non è necessario) sono richiesti il pass vaccinale oppure il tampone.
Sulla Croisette torneranno a sfilare le star da tutto il mondo, con prevalenza di artisti europei, ma con il ritorno di qualche americano, in particolare con Jodie Foster Palma d’oro alla carriera, e degli orientali. Tra questi c’è il ritorno proprio del coreano Bong Joon Ho che prenderà parte alla cerimonia inaugurale e domani terrà un incontro pubblico annunciato all’ultimo momento.

Annette

Per l’apertura c’è un’opera che promette di appassionare e far discutere, il musical Annette di Leos Carax, regista francese di culto per Rosso sangue, Gli amanti del Pont-Neuf e Holy Motors, che non realizzava un lungometraggio dal 2012. Il suo debutto con un lavoro in lingua inglese vede protagonisti Adam Driver e Marion Cotilliard, coppia perfetta la cui esistenza è sconvolta dall’arrivo della figlia Annette.
L’Italia è rappresentata da diverse produzioni, anche se tra i 24 in corsa per la Palma d’oro c’è soltanto Tre piani di Nanni Moretti. Il film, tratto dal romanzo dell’israeliano Eshkol Nevo, è in programma domenica ed è tra i maggiori accreditati alla vittoria, ma uscirà nelle nostre sale il 23 settembre. Per il regista romano è l’ottava volta a Cannes: ha già vinto nel 2001 con La stanza del figlio ed è stato presidente di giuria nel 2012. In più ci sarà Marco Bellocchio, che venerdì 16 ritirerà la prestigiosa Palma d’oro onoraria e presenterà il documentario Marx può aspettare sulla sua famiglia e il suicidio del gemello Camillo a soli 26 anni: il lungometraggio uscirà in contemporanea nelle sale italiane.

The French Dispatch

La selezione ufficiale presenta parecchi registi abbonati al festival francese e qualche novità, soprattutto nelle sezioni collaterali come Un certain regard, il concorso parallelo dedicato agli emergenti. La rosa dei film proposti nel fuori concorso è molto ricca, anche troppo, con più titoli del solito (quasi trenta) e il rischio che molti di essi passino quasi sotto silenzio.
A presiedere la giuria che assegnerà i premi c’è Spike Lee: il cineasta di Fa’ la cosa giusta, La 25° ora e Inside Man non ha paura delle polemiche e delle posizioni radicali e potrebbe riservare sorprese nel palmares.
Uno dei più attesi in gara per The French Dispatch di Wes Anderson, che come Moretti ha tenuto il film fermo un anno intero per partecipare a Cannes, ambientato nella redazione di un giornale e con un grande cast: Benicio Del Toro, Frances McDormand, Tilda Swinton e molti altri.
Tra i nomi affermati si segnalano France di Bruno Dumont con Léa Seydoux, Flag Day di e con Sean Penn, A Hero dell’iraniano Asgar Farhadi, Bergman Island di Mia Hansen-Love (recente protagonista di una personale al Bergamo Film Meeting), Drive My Car del giapponese Ryusuke Hamaguchi e The Story Of My Wife dell’ungherese Ildiko Enyedi (Il mio XX secolo, Corpo e anima, annunciata nei giorni scorsi come prossimo presidente di giuria del Torino Film Festival) con Sergio Rubini e Jasmine Trinca. Due sono gli altri registi che si sono già aggiudicati la Palma: Jacques Audiard (Deephan oltre a Il profeta), che porta Parigi 13° distretto, e il tailandese Apichatpong Weerasethakul (Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti del 2010) con Memoria ancora con protagonista Tilda Swinton.
Il film scandalo annunciato è Benedetta dell’olandese Paul Verhoven (RoboCop, Basic Instinct, Black Book ed Elle) su una suora lesbica nell’Italia rinascimentale e incuriosisce l’horror Titane di Julia Ducournau con Vincent Lindon. Da tenere d’occhio Ahed’s Knee del franco-israeliano Nadav Lapid che ha già vinto l’Orso d’oro a Berlino.
Vanno poi ricordati Valeria Bruni Tedeschi interprete de La fracture di Catherine Corsini in competizione e un Dario Argento tutto da scoprire in Vortex di Gaspar Noè, altro cineasta che regolarmente divide le platee stavolta fuori concorso.

La presenza di film tricolori è massiccia nella Quinzaine des realizateurs, che inaugura con l’assegnazione della Carrosse d’or al grande documentarista americano Frederick Wiseman e la proiezione del suo Monrovia. La sezione collaterale diretta dall’italiano Paolo Moretti, e conosciuta per il suo tradizionale ruolo di scoperta di talenti, include A Chiara di Jonas Carpignano (A ciambra), Europa del fiorentino-iracheno Haider Rashid, Re Granchio di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis e il documentario Futura di Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher. Infine la 60° Semaine de la critique, l’altra sezione collaterale, presenta Piccolo corpo, primo film di Laura Samani, con una giovane che, a inizio ‘900, porta la figlia nata morta verso un santuario tra le montagne alla ricerca di un miracolo.

Nicola Falcinella

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