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FUORI DALLA FORNACE, LA SOLITUDINE

I fratelli Russel (Christian Bale) e Rodney Baze (Casey Affleck) vivono a North Braddock, una squallida cittadina della Pennsylvania, sorta intorno a una vecchia acciaieria ormai prossima allo smantellamento. Legati da profondo affetto, i  due Baze vivono la propria ordinarietà esistenziale in modo differente: out of the furnace coveril primo, aggrappandosi alla modestia dei valori provinciali del duro lavoro e della tradizione familiare; il secondo, affogando il proprio disagio nel gioco d’azzardo, tra una missione militare in Iraq e l’altra. Per entrambi la vita è priva di prospettiva, ma se Russel è riuscito a rassegnarsi alla realtà delle cose, investendo le proprie energie residue nell’affetto per il padre morente (Bingo O’Malley)  e l’amore per fidanzata Lena (Zoe Saldana), Rodney insiste a combattere la propria battaglia, ma in modo confuso, disordinato, come una preda che si agita nella rete, invischiandosi sempre più nelle trame di un mondo violento, crudele, privo di valori autenticamente umani, che Scott Cooper, grazie anche a un Woody Harrelson in grande forma – il perfetto villain postmoderno -, ci scaraventa addosso con violenza inaudita, fin dallo straordinario incipit.
Dopo un’ora e mezza davvero intensa, che scivola via nel suo cupo e inarrestabile incedere, l’ultima mezz’ora subisce un fisiologico calo, quantunque nel suo complesso tenga, nonostante il prevedibile climax, Out of the furnace-Bale e Affleckin perfetto “stile vendetta”, e la stucchevolezza di alcuni flashback finto super 8, cui fanno da contrappunto stereotipe elucubrazioni edipiche («Rodney non è più lo stesso da quando è morta sua madre») che nulla hanno a che vedere con il male oscuro che permea personaggi e ambienti e, soprattutto, nulla aggiungono a ciò che già sappiamo.

Malgrado, tanto stilisticamente quanto narrativamente, non mostri nulla di originale, e a livello di ispirazione siamo parecchio lontani da Crazy Heart, Out of the furnace funziona: funziona per l’intimità dei suoi silenzi, funziona per la banalità del male che sa evocare; out of the furnace harrelsonfunziona soprattutto per la capacità registica di scavare nella profondità delle coscienze dei personaggi – dai fratelli Baze allo strozzino John Petty (William DeFoe), dallo zio Gerald (Sam Shepard) allo sceriffo Barnes  (Forest Whitaker) – senza toni esasperati o dialoghi ad effetto, ma mettendo il ricco cast di attori al servizio di un’atmosfera gelidamente decadente di ciminiana memoria.
Il nuovo film di Cooper è l’evocazione muta di una solitudine profonda, a metà tra il torpore esistenziale e l’inerzia eroica di chi non ha più nulla da perdere nella vita; è l’affresco cupo di una società ai margini del mondo che conta, che come una foglia montaliana si accartoccia lentamente su se stessa e, sonnolenta, sprofonda nel languore di Release dei Pearl Jam.

 Manuel Farina

Out of the Fournace

Regia: Scott Cooper. Sceneggiatura: Brad Ingelsby e Scott Cooper. Fotografia: Masanobu Takayanagi. Musica: Dickon Hinchliffe. Montaggio: David Rosenbloom. Interpreti: Christian Bale, Casey Affleck, Woody Harrelson, William DeFoe, Sam Shepard, Zoe Saldana, Forest Whitaker. Origine: Usa-UK, 2013. Durata: 116’.

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