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Giornate del cinema muto di Pordenone al via

Una settimana di grande cinema dal 7 al 14 ottobre

C’è un paese dove il cinema muto ha da molti anni trovato la sua casa e i suoi fedeli seguaci. Non è un luogo non ben localizzato, misterioso e immaginario come la Ruritania, bensì è Pordenone. La città friulana è già pronta a ospitare, da sabato 7 al 14 ottobre, la 42ma edizione delle Giornate del cinema muto.
La più importante rassegna dedicata ai film prima dell’avvento del sonoro è tornata lo scorso anno quasi agli splendori pre-pandemia, con il centrale Teatro Giuseppe Verdi pieno di spettatori fin dalle proiezioni mattutine e il ritorno degli appassionati di tutto il mondo, che facevano della città il loro punto di ritrovo annuale. Un piccolo miracolo che può suonare incredibile solo a chi non frequenta le Giornate, una piccola oasi per chi ama il cinema senza distinzioni di formati o etichette, anche se con predilezione per la pellicola come supporto. Una settimana riservata a film di tutte le durate, da brevi frammenti a lungometraggi veri e proprio, spesso dimenticati, a volte da riscoprire, molte volte quasi invisibili. Dietro la selezione coordinata dal direttore Jay Weissberg c’è una lunga e complessa attività di ricerca e recupero da parte di tante istituzioni, enti e associazioni in ogni angolo del pianeta. Così la manifestazione diviene un’occasione per far emergere e valorizzare il lavoro certosino quanto spesso oscuro di archivisti e restauratori, insigniti del premio Jean Mitry, che l’anno scorso andò alla tedesca Eva Orbanz e all’italiana Stella Dagna.

Tra le (ri)scoperte dell’anno scorso l’ultimo film del periodo muto di Alfred Hitchcock, The Manxman (in Italia conosciuto come L’isola del peccato) del 1929 con Anny Ondra che pochi mesi dopo avrebbe interpretato il suo primo sonoro, Ricatto – Blackmail, diventando la prima delle proverbiali bionde fatali del regista inglese. Tratto dal romanzo di Hall Caine, è un triangolo sentimentale sull’isola di Man, protagonisti gli amici d’infanzia Philip, discendente di una stirpe di giudici, e Pete, semplice pescatore. I due si ritrovano innamorati della stessa donna, Kate, figlia del padrone dell’unico pub. Un gran film fatto di misteri e processi e con un tocco di ironia, che contiene già qualcosa di Rebecca, la prima moglie e parecchio de Il caso Paradine.

La Divine croisière di Julien Duvivier (FR 1929).
Credit: La Cinémathèque française

Come tradizione le Giornate di Pordenone sono precedute da una pre-apertura: venerdì 6 al Teatro Zancanaro di Sacile, la Zerorchestra accompagnerà, con le musiche composte da Juri Dal Dan, Poker Faces (1926) di Harry A. Pollard, divertente commedia americana piena di equivoci, inganni e colpi di scena, con Edward Everett Horton e Laura La Plante.
A inaugurare il festival vero e proprio, la sera di sabato 7 al Teatro Verdi di Pordenone, sarà La Divine croisière (1929), uno degli ultimi film muti di Julien Duvivier, accompagnato dalla partitura composta e diretta da Antonio Coppola ed eseguita dall’Octuor de France. La storia di una rischiosa spedizione in mare di un mercantile, distribuita all’epoca in una versione gravemente mutilata, che, grazie al lavoro di ricostruzione della Lobster Films di Parigi, ha riacquistato il respiro e la forza originali ritrovando, accanto all’elemento religioso (la protezione della Stella Maris) mantenuto nella versione tagliata, l’importante componente sociale di presa di coscienza e di ribellione dei marinai contro la logica dello sfruttamento. Duvivier è più conosciuto per i suoi film sonori, come Pepé le Moko (1937) e Don Camillo (1952), ma in precedenza aveva girato numerosi film muti.

Sherlock Jr. (US 1924) di Buster Keaton, Credit: AMPAS – Margaret Herrick Library, Los Angeles

In chiusura sabato 14 (con replica domenica) l’abbinata straordinaria dei due più grandi della comicità: Charles Chaplin e Buster Keaton. Sarà presentato a Pordenone in prima mondiale The Pilgrim (1923), nel nuovo restauro commissionato dal Chaplin Office. Charlot è un detenuto evaso che, dovendo indossare il primo abito civile che gli capita, incappa in quello di un pastore della chiesa evangelica, con quello che ne consegue. La partitura originale composta da Chaplin, arrangiata da Timothy Brock, sarà eseguita dall’Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer. A seguire Sherlock Jr. (conosciuto in Italia come Calma, signori miei o La palla n° 13), realizzato l’anno seguente e considerato la summa del cinema di Keaton, che qui è un proiezionista che sogna di diventare un grande detective. Il film, mai stato proiettato alle Giornate, arriva nel nuovo restauro Lobster e con la nuova partitura di Daan van den Hurk, anch’essa eseguita dall’Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Palmer.

Mae Murray, Circe the Enchantress (US 1924) di Robert Z. Leonard.
Credit: AMPAS – Margaret Herrick Library, Los Angeles. Wisconsin Center for Film & Theater Research

L’evento musicale di metà settimana, mercoledì 11, è Hindle Wakes (1927) del britannico Maurice Elvey accompagnato dalla partitura di Maud Nelissen. Il film mostra le attività ricreative della working class durante la “Wakes Week” (una settimana di chiusura di fabbriche e scuole che ancora oggi sopravvive in alcune parti del Lancashire e dello Yorkshire) ed è stato definito “proto-femminista”.
Tra le anteprime pure il ritrovamento da parte della Cineteca di Praga di Circe the Enchantress (1924) di Robert Z. Leonard, con la stella hollywoodiana Mae Murray, sulla vita e gli amori di una seduttrice.
Sempre interessanti e preziose le retrospettive, dove spicca la prosecuzione di “Ruritania”.
Lo scrittore inglese Anthony Hope creò nel romanzo Il prigioniero di Zenda del 1894 l’immaginario Paese di Ruritania (una variazione sul toponimo Rutenia), collocato in una generica Europa centro-orientale che riassumeva tutti i caratteri (e gli stereotipi culturali e politici) attributi all’area. Un modello per i tanti luoghi immaginari che hanno poi popolato la letteratura e il cinema e ha dato spunto a una interessante sezione delle Giornate pordenonesi, tanto ricca di titoli che è stata sviluppata nell’arco di due edizioni. Tra i diversi adattamenti cinematografici del romanzo di Hope quello di Edwin S. Porter del 1913, incluso in rassegna nel 2022, cui seguirono una versione di Rex Ingram del 1922 e altre sonore.
La seconda e ultima parte di Ruritania, dedicata alle storie di re, regine, principi e principesse di immaginari regni balcanici che alimentavano la fantasia delle platee internazionali è composta da lungometraggi provenienti da Spagna, Francia, Germania, Stati Uniti, cui si affiancano cinegiornali sulle autentiche famiglie reali dell’epoca, fra cui quello che include il matrimonio ad Assisi, nel 1930, della principessa Giovanna di Savoia, figlia di re Vittorio Emanuele III, con il re di Bulgaria Boris III.

Harold Lloyd, Mildred Davis
From Hand to Mouth (US 1919) di Alfred Goulding.
Credit: Harold Lloyd Entertainment

Seconda parte anche per la rassegna curata da Ulrich Rüdel e Steve Massa sulle origini dello slapstick europeo e sui suoi legami con il cinema comico americano, con alcuni dei nomi più celebri dell’epoca, dagli americani Harold Lloyd e Mabel Normand, il britannico Walter Forde, i comici e acrobati francesi d’origine italiana Les Fratellini, che ebbero sullo schermo lo stesso successo del circo (Annie, che fu compagna di Pierre Etaix premiato a Pordenone nel 2012, e Gustavo, che aveva preso il nome dal trapezista garibaldino capostipite della famiglia, appaiono tra gli altri ne I clowns di Federico Fellini), il duo danese Pat e Patachon fino a Syd Chaplin, fratello di celebre Charlie.
Dopo Ellen Richter, riscoperta nell’edizione del 2021, sarà la volta di un’altra personalità del cinema tedesco un tempo popolarissima ma oggi dimenticata: il regista, sceneggiatore, produttore e attore Harry Piel, considerato il Douglas Fairbanks tedesco. Attivo dagli anni ’10 fino all’era del sonoro, era conosciuto soprattutto per i film d’azione e d’avventura che sbalordivano gli spettatori per le sequenze spettacolari e le innovazioni tecnologiche: a Piel si deve la prima apparizione di un robot sullo schermo.
Non mancherà il western, con una delle prime star del genere, Harry Carey, secondo John Ford “la stella splendente del primo firmamento western”. Carey ebbe una grande carriera nel muto e nel sonoro, arrivando a una nomination agli Oscar nel 1936 per Mr Smith Goes to Washington di Frank Capra.

Man to Man (US 1922) di Stuart Paton, con Harry Carey. Diapositiva su vetro.
Credit: Robert Byrne Collection

Nella sezione Canone rivisitato, a cura di Paolo Cherchi Usai, si vedranno tra gli altri il nuovo restauro Lobster del film di Erich von Stroheim e Rupert Julian Merry-Go-Round – Donne viennesi (1923) e Vendémiaire di Louis Feuillade, grazie al recente ritrovamento alla Gaumont del nitrato originale.
Nel centenario della morte, le Giornate rendono anche omaggio alla figura di letterato e viaggiatore del francese Pierre Loti con un programma che ricrea il suo mondo attraverso le immagini di alcuni dei luoghi da lui visitati e amati, a partire da Istanbul e dall’allora impero Ottomano e frammenti di fiction.
Ancora seminari, presentazioni di libri e dvd, conferenze e incontri. On line su Mymovies.it saranno presenti 11 programmi di film di varie durate. Tra questi spicca La montagna del destino (1924) di Arnold Fanck, uno dei capostipiti del cinema narrativo di montagna, con Hannes Schneider, Frida Richard, Erna Morena e Luis Trenker: il film è noto anche per aver suscitato in Leni Riefenstahl, allora solo ballerina, l’interesse a diventare attrice e a collaborare con Fanck.

Nicola Falcinella

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