RecensioniSlider

Giovani si diventa (?)

Giovani-si-diventa-Ben-Stiller-Naomi-WattsDue coppie: Josh (Ben Stiller) e Cornelia (Naomi Watts), Jamie (Adam Driver) e Darby (Amanda Seyfried). La prima, tipica coppia di quarantenni frustrati, annoiati, digital addicted, con tanta voglia di sentirsi ancora giovani. La seconda, una coppia di giovani hipster radical chic, alternativi, appassionati di esotico, di vintage, di dischi polverosi e film in VHS. Josh è regista di documentari, Jamie pure. Si conoscono, si piacciono, le due coppie diventano in brevissimo tempo inseparabili. Josh e Cornelia, strappati alla loro monotonia quotidiana, vengono catapultati nel vortice di tutto ciò che “i giovani d’oggi” fanno e amano, e si sentono finalmente rinati. Ma c’è la trappola: l’amicizia di Jamie non è poi così disinteressata, suo obiettivo è in verità quello di entrare in contatto con il suocero di Josh, Leslie (Charles Grodin), famoso documentarista. Tutto ciò che alla coppia di quarantenni è apparso finora come un sorprendente gioco di coincidenze, come una fortunata ventata di novità nella loro piatta vita, si rivela alla fine il piano di un giovane arrivista qualunque, abbastanza furbo da far leva sulle frustrazioni e sulle insoddisfazioni di una coppia alle soglie della crisi di mezza età. Insomma, questo Jamie si rivela alla fine quel che in gergo si direbbe, molto semplicemente, uno stronzo.
E invece no. Noah Baumbach ce lo dice chiaramente, in un finale che toglie ogni speranza a un film già abbastanza retorico e stereotipato: “non è cattivo, è solo giovane”. Ma come? Vuol forse suggerirci che i giovani sono tutti per definizione stronzi? O meglio, che i giovani d’oggi sono tutti per definizione degli hipster stronzi e arrivisti? E che quando si cresce ci si redime? O vuole forse dirci che la giovane età giustifica e perdona tutto, anche la peggiore bassezza? O forse, ancora, che ciò che appare a un quarantenne mera meschinità è invece qualcosa di assolutamente normale ed eticamente corretto per un ragazzo delle ultime generazioni? La morale è labile, i punti di domanda restano tanti, troppi. A cominciare dalla scelta di ritrarre due generazioni non solo facendo ricorso a clichés (che,  diciamolo, aiuta la comicità e caratterizza il personaggio), ma elevando un particolare cliché a esempio emblematico, a figura riassuntiva di una generazione, di cui vanno persi molti altri aspetti, perdendo così di efficacia e di rappresentatività. È un po’ come se si pretendesse di presentare l’intera generazione dei giovani anni ’80 raccontando la storia di un punk: quantomeno riduttivo. Ma non solo. La storia stenta a convincere: in un film che vorrebbe essere diviso in due parti, la prima a raccontarci la storia di una ridicola amicizia intergenerazionale, la seconda a raccontarci del percorso di disillusione e di progressivo ritorno alla realtà del giovani-si-diventapovero Josh, risulta in realtà estremamente difficile per lo spettatore cogliere il punto di rottura tra le due sezioni, che sbrodolano l’una nell’altra senza molta convinzione. Per trovar pace, dopo una stiracchiata agonia, in un finale melenso e buonista, che ci convince che se sei un quarantenne buono, e maturo, e adulto, e con i piedi per terra, e ancora senza figli, allora non potrai che fare la scelta giusta, adottando un bambino di Haiti. Si salva qualche sporadica scena, in cui brilla la verve comica di Ben Stiller risollevando il morale dello spettatore, anche se per poco, finché non emerge con evidenza tutto il grottesco di una paternale che tenta di camuffarsi da commedia divertente e scanzonata. Woody Allen resta lontano, e anche la vena dei precedenti film di Baumbach, Frances Ha (che trattiene ancora la freschezza del cinema mumblecore), ma soprattutto Lo stravagante mondo di Greenberg, a cui Giovani si diventa potrebbe essere accostato.
Ciliegina sulla torta, il titolo, ma non il titolo originale, un onesto e poco pretenzioso While we’re young, bensì la sua trasposizione italiana: Giovani si diventa. Che apre a tutta un’altra retorica sulla vera gioventù come risultato e conquista di una vita, come gioventù che è qualcosa di diverso dalla semplice immaturità, come gioventù che è quella dello spirito e non del corpo, e così via. “Ci vuole molto tempo, per diventare giovani”, diceva Picasso. Ecco, ci accontentavamo di Picasso, la predica di Baumbach ce la saremmo risparmiata volentieri.

Monica Cristini

Giovani si diventa

Regia e sceneggiatura: Noah Baumbach. Fotografia: Sam Levy. Montaggio: Jennifer Lame. Interpreti: Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfried. Origine: Usa, 2014. Durata: 97′.

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close