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Il racconto dei racconti

raccontodeiraccontiL’ossessione di una regina per la gravidanza che non riesce ad avere, l’ossessione di un sovrano per il sesso, l’ossessione di un re per il suo animale domestico. Sembrano spunti presi dalla pagina di cronaca di un quotidiano, forse quella scandalistica. Invece siamo in un tempo indefinito, a cavallo fra medioevo e seicento, o forse siamo fuori dal tempo, in un passato mitico, popolato da maghi, draghi, orchi e accadimenti soprannaturali. Una volta le chiamavamo fiabe, e sono proprio le favole di Gianbattista Basile, quelle della raccolta Lo cunto de li cunti, ad aver ispirato il nuovo film di Matteo Garrone, un fantasy con deviazioni horror, una fatica che crediamo metterà d’accordo tutti.
L’opera di partenza, risalente agli inizi del seicento e scritta in napoletano, è la prima raccolta di favole che si conosca in Europa, poi saccheggiata da scrittori per bambini come i fratelli Grimm, Charles Perrault, Hans Christian Andersen. Qui si trovano le primissime versioni del gatto con gli stivali, di cenerentola, della bella addormentata nel bosco. I tre racconti si intersecano uno con l’altro con grazia in un film godibile, che con grande nettezza e fluidità passa da un capitolo all’altro, asciutto, evocativo, simbolico. Come si chiede alle favole, questa volta per adulti, in una mescolanza di umorismo e dramma, reami e bassifondi, castelli arroccati (ma reali) e boschi incantati, tenendo sempre il passo, episodio dopo episodio, articolato in immagini di grande potenza _2-stacymartin_8688.jpgche si nutrono di ambientazioni reali e ricostruzioni di alto livello, costumi meravigliosi, effetti speciali che ci sono ma non lasciano mai in vista il trucco, e ancora movimenti di macchina preziosi, mai esasperati, che accompagnano senza forzare.
Anche la scelta delle storie pare azzeccata, sia per la grande distanza da quelle normalmente portate sullo schermo, in particolare da americani e inglesi, sempre un po’ disneyane o para-disneyane, almeno nel cinema mainstream; sia per il gusto nero, la presenza di sesso (anche se solo evocato e poco inquadrato) e violenza, come per il ruolo del magico, presente in un senso meno scontato e buonista che altrove, senza bacchette alla Harry Potter, simile a una forza motrice degli equilibri naturali, per qualche motivo rotti, dall’uomo. Soluzioni che rendono Il racconto dei racconti decisamente più adatto agli adulti che ai bambini, anche  per le tematiche, poco infantili, che possono suggerire una facile lettura metaforica di ossessioni della modernità, dal desiderio di un figlio, a quello della conquista di una bellezza giovanile da parte di uomini e donne anziani. Ma su questo terreno lasciamo al pubblico che andrà in sala qualunque altra propria considerazione, convinti che analisi di questo tipo, legittimamente critiche, rischiano di essere giochi intellettuali fini a se stessi, in particolare se cercati in un fantasy diretto al grande pubblico.
E’ interessante notare che ognuna delle storie tratte da Basile, scrittore vissuto molto prima che le codifiche narratologiche per il cinema a soggetto diventassero linee guida, hanno sempre due poli e due personaggi, non necessariamente antagonisti, che nel conflitto si passano la “fiaccola”, ponendosi al centro dell’azione: dalla regina di Selvascura al figlio albino; dal re di Roccaforte alle due anziane e misere zitelle; dal Sovrano di Altomonte alla figlia. E’ un’originalità questa e un coraggio  che va riconosciuta agli sceneggiatori (ne fossero consapevoli o meno) che assieme al regista hanno saputo sviluppare e far funzionare come una macchina ben rodata il film, in barba a chi si è convinto che le storie da raccontare al cinema siano sempre e solo i viaggi dell’eroe vogleriano, ovvero una struttura che ha abituato lo spettatore a visioni spesso monodimensionali del cinema.
Dell’impianto visivo, colpisce invece la capacità di tradurre la vicenda in immagini, che hanno una grande concretezza plastica, un realismo che forse non era mai stato scelto per un film di questo tipo. E’ forse il motivo per cui lo stesso regista parla di fantasy con incursioni horror: fra regine che ingoiano cuori di raccontodrago, pulci mostruose accarezzate come animali da compagnia, o scorticamenti di vecchie. Non è tanto l’idea in sé ma il trattamento veristico della macchina da presa sul soggetto che ci porta a contatto con una realtà che pare essere quella di una fiaba che non si dimentica della povertà, dei bassifondi, degli istinti primordiali.
Un colossal che ha le radici in Italia, culturali, oltre che produttive: a partire dalle location, tutte italiane, perfette per l’ambientazione di vicende fantastiche, che hanno consentito al regista di concepire e poi realizzare un’opera profondamente visiva, pittorica persino, che lascia incantati per la naturalezza e l’eleganza formale con cui si dispiegano le tre storie scelte fra le oltre cinquanta della raccolta. Italiano, infine, perché capitanato dalla casa di produzione Archimede dello stesso Garrone che ha fortemente voluto il progetto. Al contempo Il racconto dei racconti ha un respiro internazionale, come raramente accade nei film italiani, innanzitutto perché si avvale di volti e professionalità inglesi, francesi e americane fra cui Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones, John Reilly (per non citare che i nomi più noti) davanti alla macchina da presa, e del direttore della fotografia Peter Suschitzky (d.o.p. per molti film di Cronenberg ma anche de L’impero colpisce ancora, per pescarne uno a caso) dietro; ma sopratutto perché mentre coinvolge società straniere (francesi e inglesi) evita accuratamente di scimmiottare i modelli già visti, per percorrere a briglie scioglie una strada originale, autonoma e anche per questo più emozionante.

Massimo Donati

Il racconto dei racconti

Regia: Matteo Garrone. Sceneggiatura: Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso. Fotografia: Peter Suschitzky. Montaggio: Marco Spoletini. Musiche: Alexandre Desplat. Interpreti: Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones, John Reilly, Stacy Martin, Alba Rohrwacher. Origine: Francia/Italia, 2015. Durata: 128′.

https://www.youtube.com/watch?v=l8hnw3Y5ckA

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