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La chimera di Alice Rohrwacher

La chimera, presentato a Cannes in concorso, arriva al cinema dal 23 novembre distribuito da 01 e segna il ritorno al lungometraggio di Alice Rohrwacher dopo Lazzaro Felice del 2018. Abbiamo visto il film nella serata di apertura di Filmmaker Festival a Milano con la presenza anche della regista che ha dialogato con il pubblico.
In questi ultimi cinque anni dopo Lazzaro Felice la Rohrwacher ha realizzato il documentario Futura che ha co-diretto insieme a Pietro Marcello e Francesco Munzi e tre cortometraggi con cui ha continuato il percorso nel suo mondo rurale e fuori dal tempo: Omelia contadina, Quattro strade e il meraviglioso Le Pupille, candidato anche agli Oscar.

Questo ultimo film è ambientato in una zona tra Lazio e Toscana, il nostro protagonista è Arthur (Josh O’Connor), lo straniero, che di ritorno in una piccola città senza nome ritrova la sua sciagurata banda di tombaroli, ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Arthur ha un dono che mette al servizio della banda, è un rabdomante: possiede l’arte di scoprire nel terreno la presenza di tesori nascosti, sente il vuoto sotto la terra, un vuoto che metaforicamente diventa il vuoto della terra nella quale si trovano le vestigia di un mondo passato. Lo stesso vuoto che ha lasciato in lui il ricordo del suo amore perduto, Beniamina.
«Là sotto ci sono cose che non sono fatte per gli occhi degli uomini, ma delle anime» è la frase che risuona più spesso nel film che diventa presto un viaggio avventuroso tra vivi e morti, tra boschi e città, tra feste e solitudini, qui in questo mondo fuori da ogni epoca Arthur incontra Italia (una splendida Carol Duarte) che forse gli permette di trovare una sua chimera.

Come canta Battiato nei titoli di coda La chimera si sviluppa in “voli imprevedibili ed ascese velocissime, traiettorie impercettibili, codici di geometria esistenziale”, è un film di lampi e miraggi, è una storia di amore da una parte ma è anche una storia di potere dall’altra. Come sempre nel cinema di Alice Rohrwacher siamo dentro a un mondo reale ma allo stesso tempo magico, è un film pieno di invenzioni sin dalla prima sequenza in treno, un film di sguardi in macchina con cui i protagonisti si alternano a raccontare la loro verità, di raccordi fuori tempo, di lente sequenze e poi diaccelerazioni quasi slapstick. Il momento forse più magico e straniante è simboleggiato dagli splendidi istanti, muti ma pienissimi di comunicazione non verbale, di un «corso accelerato di italiano» che serve a Italia per far capire la gestualità tutta italiana a Arthur.

Il film affronta, come spesso nel cinema della Rohrwacher, il tema del denaro, questi poveri tombaroli possono entrare in luoghi considerati tabù, possono spezzare i vasi etruschi, arraffare offerte votive, commercializzarle, ma in realtà non sono nient’altro che “piccoli ingranaggi”, pedine e vittime di un sistema molto più grande di loro. Diversi da loro c’è però Arthur, lo straniero che viene da un paese non ben identificato, lui non appartiene né al territorio né alla banda, quello che lui cerca non sono il guadagno o l’avventura, ma qualche altra cosa che è difficile da condividere. Arthur sente che scavando può trovare qualcosa che ha perduto, un nuovo incontro, il vecchio amore, qualcosa su se stesso, la sua chimera.
La chimera è cinema ondivago, incontriamo personaggi che poi abbandoniamo (ad esempio l’insegnante di canto interpretata da Isabella Rossellini), andiamo avanti e indietro, siamo catapultati in un passato che pare remoto ma in verità è vicinissimo a noi, ci sono le ciminiere di una grande centrale elettrica, ma ovviamente costruita sopra i resti di un santuario etrusco. Anche i formati si alternano, dal 35mm al super16 fino al 16mm rubato da una piccola cinepresa amatoriale, rallentando e accelerandocoerentemente con la progressione narrativa ma allo stesso tempotestimoniando l’assoluta libertà espressiva dell’autrice. La stessa camera in un paio di sequenze si ribalta come a interrogare lo spettatore sul verso giusto in cui guardare questa storia: il cielo può stare sotto e la terra sopra, chi sono i vivi e chi sono i morti? Chi sono i buoni e chi i cattivi? Qual è il senso dei meravigliosi fili rossi che torneranno a intrecciarsi nel finale?
Quello di Alice Rohrwacher è un cinema altro che amiamo senza alcun dubbio, ha la straordinaria capacità di portarci indietro nel tempo facendoci pensare ai nostri giorni. È un cinema che ci conduce sempre dentro a un magico caleidoscopio in cui proviamo a rintracciare nella storia di un uomo la storia degli uomini, e che ci porta sempre a domandarci che cosa disgraziata e buffa, che cosa commovente e violenta sia l’umanità.

Claudio Casazza

La chimera

Regia e sceneggiatura: Alice Rohrwacher. Fotografia: Hélène Louvart. Montaggio: Nelly Quettier. Interpreti: Josh O’Connor, Carol Duarte, Vincenzo Nemolato, Lou Roy-Lecollinet, Giuliano Mantovani, Gian Piero Capretto, Melchiorre Pala, Luca Gargiullo, Yile Vianello, Barbara Chiesa, Chiara Pazzaglia, Francesca Carrain. Origine: Italia/Svizzera/Francia, 2023. Durata: 134′.

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