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La nostra estate festivaliera ricordando Cimino

I primi di agosto di qualche anno fa, ormai molti anni fa, le strade delle città potevi vederle come le vedeva un ambulante che si alzava alle 5 la mattina per prepararsi ai mercati rionali. In automobile, non c’era incrocio che non ti invitasse a respirare e a rallentare. Un paradosso se ci pensate: lieve pressione del piede sul freno per godere l’immobilità di un paesaggio libero dal traffico. Agosto, mese consacrato alle santissime ferie e ai rituali pagani delle partenze per le stazioni balneari, stracarichi d’estate e piccoli vizi da soddisfare.
Negli uffici di Filmstudio 90, mai come quest’anno, auspichiamo un centro città vivo e caotico, intasato nelle ore di punta, se non dalle auto, dal traffico di biciclette e passanti; giovani e anziani che attraversano Varese per riparare nelle ore più calde ai Giardini Estensi, sostando magari sotto la tensostruttura che a sera diventa cinema all’aperto, che non significherà villeggiatura al mare, ma fa comunque vacanza. Ci piacerebbe chiamare a raccolta i varesini d’agosto a Esterno Notte, scongiurando pioggia e vento – antagonisti del cinema di luglio – per recuperare un film perduto in primavera (o rivederlo), una due tre dieci sere d’agosto, smascherando le emozioni, sollecitati dal cinema di Almodovar e Inarritu, di Genovese e Lucini: commedia, melò, avventura pura e cinema per ragazzi con Zootropolis, Il Piccolo Principe e Il Libro della Giungla.
Ovviamente è un consiglio disinteressato, perché noi in estate non contiamo i biglietti (no!); siamo a caccia di novità nelle piazze coperte e a cielo aperto dei grandi festival internazionali. Dopo Cannes, dove i nostri inviati sono stati affiancati da un gruppo di giovanissimi critici del Liceo Cairoli, la promettente Licia Casalini ha seguito il Festival di Giffoni, il più importante evento cinematografico di cinema per ragazzi in Europa. Aspettando Venezia, i cui racconti saranno firmati da Samuele Perrotta, la redazione sarà in forze per coprire come tutti gli anni il Festival Internazionale del Film di Locarno, che si preannuncia denso di proiezioni, ospiti, eventi speciali.michaelcimino
Inevitabilmente cuore e cervello ritornano all’anno passato, quando a Locarno 68 Michael Cimino ritirava il Pardo alla carriera e, incontrando il pubblico (per noi c’era Mattia Serrago), invitava generosamente i giovani a sognare cinema. Non sono passati che pochi giorni dalla scomparsa di uno dei più significativi registi di quella che fu definita la Nuova Hollywood, per cui è giustificato il ricordo nostalgico. Cimino, che con il volto devastato dalla plastica, parla a Locarno ad un pubblico under 30, che forse lo scopriva per la prima volta, domandandosi cosa avesse girato quell’eccentrico cineasta che dal 1996 non aveva più realizzato un lungometraggio, davanti a quella platea era ritornato in vita dalla soffitta dei cimeli. Non l’analisi di una sequenza di Una calibro 20 per lo specialista o de Il cacciatore, non il fiasco del maledetto I cancelli del cielo, avevano animato la conversazione; piuttosto la voglia di futuro, di guardare il mondo con originalità attraverso la macchina da presa, infischiandosene delle difficoltà. Più pulsione che raziocinio.
Che siate in fuga verso il mare o la montagna, o stanziali a Varese a contare le ore che vi separano dalla prossima spettacolare serata di cinema all’aperto, fatevi compagnia con America perduta – I film di Michael Cimino, scritto da Roberto Lasagna e Massimo Benvegnù, o Michael Cimino di Giancarlo Mancini. C’è tanto cinema americano, dai sogni spericolati agli incubi più paurosi. Ne riparleremo a Filmstudio, se vi farà piacere, dopo l’estate, Venezia e i primi raffreddori autunnali.

A.L.

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