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L’événement. Il film che ha vinto il Leone d’Oro

Un viaggio nella pelle delle donne

Le premiazioni sono sempre imprevedibili e Venezia 78 lo ha confermato con un palmares stravagante e un Leone d’Oro per molti sorprendente. Il premio principale è andato a L’événement, opera seconda di Audrey Diwan, quarantenne regista e sceneggiatrice che aveva in carriera solamente Mais vous êtes fous, il suo primo lungometraggio di due anni fa.
Diciamo subito che L’événement un film lucidissimo e importante che non demerita certamente i premi più importanti di questa Mostra del cinema. È un film che, come ha detto la giuria quando lo ha premiato, “tocca la pancia e il cuore parlando di un tema come l’aborto clandestino che ancora oggi le donne sono costrette a subire in molti paesi”.

Siamo nella Francia del 1963. Anne (una splendida Anamaria Vartolomei) è una brillante studentessa con un promettente futuro davanti a sé. Tuttavia, quando resta incinta, vede svanire la possibilità di portare a termine i propri studi e sfuggire ai vincoli insiti nella sua estrazione sociale. Con l’avvicinarsi degli esami finali e la gravidanza sempre più evidente, Anne decide di agire. L’aborto era illegale in quegli anni e perciò dovrà affrontare la vergogna e il dolore, anche rischiando la prigione per seguire la sua strada.

Il film è tratto dal romanzo omonimo e autobiografico di Annie Ernaux, famosa scrittrice francese autrice di opere nelle quali ha sempre collegato esperienza storica ed esperienza individuale. La bravura di Audrey Diwan è di aver realizzato un film che si collega molto all’opera della Ernaux proprio per la capacità di trasferire il vissuto personale della protagonista in un “prodotto sociale” e così uscire dal concetto di “io individualizzato” per lasciare il posto a una dimensione “transpersonale”, appunto collettiva. La regista francese ci riesce perfettamente con un discorso formale molto interessante: gira il film in 4:3 per richiamare gli anni ’60, ma dal punto di vista della messa in scena fa un film molto contemporaneo, con la macchina a mano addosso alla nostra protagonista, usa una scenografia con pochi elementi del passato al punto che molti spettatori a fine film si chiedevano quale fosse il tempo filmico. Siamo gli anni ’60, ma potrebbero essere serenamente i nostri anni, sempre più preoccupanti, grazie alle nuove leggi restrittive di molti paesi dell’est Europa e anche agli assurdi obiettori che anche in Italia vietano sostanzialmente l’aborto in molte regioni.

L’événement in questo modo trascende il contesto temporale della storia e arriva prepotentemente a tutti noi. Il destino delle giovani ragazze che hanno dovuto ricorrere a questo tipo di operazioni è rischioso, doloroso, insopportabile. L’événement travalica così anche e le barriere di genere perché non può e non deve essere un film etichettato solo come “femminista”.
Per riuscire a realizzare un lavoro così compiuto la Diwan ha scelto Anamaria Vartolomei, giovane attrice franco-rumena che è stata la vera folgorazione femminile del festival. I suoi sorrisi, i suoi gesti, la sua determinazione percorrono tutto il film ed è realmente pazzesca nel trasmetterci la natura fisica dell’esperienza, la dimensione corporea del percorso, tutto il dolore del suo personaggio, quel che riesce a restituirci è davvero un viaggio nella pelle delle donne.

Claudio Casazza

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