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L’infinita fabbrica del Duomo

La storia del Duomo di Milano inizia 10.000 anni fa, ovvero il tempo necessario a trasformare depositi di conchiglie nel marmo rosa estratto dalle cave di Candoglia, utilizzato per realizzarlo in sei lunghi secoli di lavori. Ed una volta finito è iniziata l’opera dei tanti artigiani che quotidianamente continuano a ricostruirlo un pezzo alla volta. L’infinita fabbrica del Duomo è il documentario che racconta questa storia, presentato al Festival di Locarno nella sezione Sight of Light dedicata ai territori di frontiera del cinema, alle nuove forme narrative e alle innovazioni di linguaggio. Una giusta collocazione per l’opera dei registi Martina Parenti e Massimo D’Anolfi che continuano il rigoroso lavoro iniziato con Il Castello, opera precedente dedicata a un’altra cattedrale lombarda, decisamente più moderna: l’aeroporto di Malpensa.

Come ne Il Castello anche nel L’infinita fabbrica del Duomo non ci sono interviste o immagini di repertorio. Si entra in punta di piedi nei ritmi e nelle giornaliere vicende dei tanti artigiani che portano avanti quest’opera realizzata e pensata, ma soprattutto finanziata dalla collettività. La duomo 4camera indugia sui gesti sapienti dei marmisti, sugli archivisti che rileggono documenti ricostruendone la storia, sui rituali serali dei tanti commessi che raccolgono la cera, chiudono i portoni, spengono le tante luci per poi vegliare nella notte sulla cattedrale.Le frequenti didascalie, tratte dai libri Milano in mano e Storia della veneranda fabbrica, contribuiscono alla costruzione di questo racconto dal sapore manzoniano dove trovano spazio le vicende dei tanti umili personaggi che hanno accompagnato la realizzazione di un’opera maestosa. A questi vengono contrapposti grandi personaggi, tra cui Napoleone, che da qui son passati e che hanno utilizzato il Duomo come temporaneo palcoscenico, promettendo pure risorse che non sono mai arrivate. Ai primi il privilegio di essere parte di questo infinito racconto popolare; ai secondi rimane ancora duomo3valido il quesito se sia stata o meno vera gloria.
Nel documentario entriamo e usciamo dalle tante botteghe, scendiamo nei depositi dove riposano i tanti pezzi sostituiti per poi salire in cima al Duomo, tra le tante statue che dominano Milano e che, in una bellissima sequenza finale, attendono maestose un imminente temporale. Anche loro longeve ma non eterne: d’infinito resta solo la devozione e il lavoro dei tanti poveri che, come ricordato nel documentario, vivono nelle catapecchie ma costruiscono cattedrali.

Massimo Lazzaroni

L’infinita fabbrica del Duomo

Regia, sceneggiatura, montaggio: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti. Origine: Italia, 2015. Durata: 74′.

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