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NOTTURNO, VIAGGIO IN UNA REALTA’ OSCURA E ABBANDONATA

L'ultima impresa di Gianfranco Rosi

Gianfranco Rosi torna dietro la macchina da presa dopo il successo internazionale dell’Orso d’Oro, Fuocoammare (2016) e il Leone d’Oro, Sacro Gra (2013).
Presentato in concorso alla 77° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Notturno è un docufilm in cui il regista sposta il focus dall’isola di Lampedusa, e la strage dei migranti in mare, ai confini fra Siria, Iraq, Kurdistan, Libano, regioni martoriate dalla guerra civile siriana e dagli interventi dei soldati americani in guerra. Qui Rosi ha passato gli ultimi tre anni in viaggio, seguendo frammenti delle vite quotidiane di donne, uomini e bambini che si scontrano ogni giorno con le difficoltà e la crisi umanitaria generata dalla guerra permanente che assilla questi luoghi così diversi e, solo apparentemente, distanti da noi. Lo sguardo è distaccato e al centro del film vengono messe le persone, sciiti, alauiti, sunniti, yazidi, curdi, che si muovono tra le macerie, la povertà, i carceri e gli ospedali vivendo di stenti e abbracciando la speranza di un futuro migliore. L’atmosfera è sospesa, tra lunghi silenzi spezzati dagli spari in lontananza e i paesaggi sconfinati logorati dalla miseria e dalle bombe o deturpati dagli stabilimenti petroliferi.
Come per Fuocoammare, il regista inscena con mano invisibile ed estrema sensibilità un ricco insieme di tableaux vivants di un’umanità smarrita nelle tenebre in cui la realtà delle immagini si combina con la finzione della messa in scena. Le immagini sono nitide e curate, la luce artificiale si mescola a quella naturale, generando un forte contrasto tra forma e contenuto. In tal modo, la potenza dell’immagine si mette al servizio del racconto permettendo di coinvolgere anche lo sguardo dell’occidentale meno cinefilo e più affine ai canoni estetici di matrice americana.

Gianfranco Rosi ci porta così in un viaggio visivo in Medio Oriente fatto dell’alternarsi di sguardi e situazioni quotidiane dove le parole lasciano spazio a una narrazione squisitamente visiva ed emotivamente coinvolgente. E come il cacciatore che con la sua canoa si addentra nell’oscurità del fiume alle ultime luci del giorno, così siamo costretti a immergerci nell’amara consapevolezza di una realtà concreta quanto a noi invisibile. Una parte di mondo abbandonata e dai più infelicemente ignorata.

Samuele P. Perrotta

Notturno

Regia, fotografia, suono: Gianfranco Rosi. Montaggio: Jacopo Quadri con Fabrizio Federico. Origine: Italia/Francia/Germania, 2020. Durata: 100’.

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