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Queen of the Desert

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Oltreconfine: i film che non ci fanno vedere

Queen of the Desert

Sceneggiatura e regia: Werner Herzog. Fotografia: Peter Zeilinger. Montaggio: Joe Bini. Musiche: Kluas Badelt. Interpreti: Nicole Kidman, James Franco, Damian Lewis, Robert Pattinson. Origine: USA,2015. Durata: 125′.

Gertrude Bell (1868-1926) veniva da una famiglia inglese, agiata e facoltosa. Il ruolo che i suoi genitori le avevano ritagliato era quello di donna di casa, morigerata casalinga impegnata ad alleviare le giornate del marito e ad accudire figli. La giovane però era troppo intelligente per accettare supinamente questo tipo di esistenza, era istruita e desiderosa di viaggiare per l’Oriente. Cosa che fece, diventò archeologa, esploratrice, scrittrice e divulgatrice, non mancando di rivestire un ruolo non secondario nella spartizione dell’Impero Ottomano e nella formazione, seppur sulla carta geografica, del moderno Iraq. Forse le sue gesta sono state oscurate dal contemporaneo (e conterraneo) Lawrence D’Arabia, della cui maggiore importanza storica il regista si vendica relegandolo a una particina minoritaria (affidata a Robert Pattinson). Ma in fin dei conti la questione non è neppure così importante: a Werner Herzog non interessano tanto le vicende dei grandi uomini, di coloro che hanno scritto la storia vergandola con gloriose imprese belliche o diplomatiche, quanto quella di personaggi di alto spessore morale. queen1Per questo l’avventura americana del regista tedesco si riconferma sotto forma di ricerca sull’attore e sul suo contesto; dopo la grandiosità di Nicolas Cage ne Il cattivo tenente (2009), ecco una donna dalle medesime caratteristiche, benché di segno opposto: Nicole Kidman è bionda come le dune di sabbia dell’Oriente, come i paesaggi accarezzati dal sole che il suo entourage di arabi e dromedari si ritrova a solcare, fresca come le oasi alle quali il suo incessante peregrinare per le terre musulmane la conduce. È alla Natura che Herzog guarda, la Natura appena marginalmente toccata dall’uomo, non ancora del tutto corrosa dalla sua avidità, non ancora colonizzata. Tra gole rocciose, impensabili fiumi che scorgano nel mezzo del deserto, un cielo azzurro che si perde in un orizzonte color zafferano, ecco che spuntano antiche città, fascinosi harem di sceicchi sauditi, donne velate racchiuse in monastici recinti di pietra. queen 2Ma è la Kidman, dicevamo, ad attrarre magneticamente la nostra attenzione, non i suoi amori (James Franco prima, e Damian Lewis poi), non le vicende politiche a cui spesso la pellicola fa riferimento, ma proprio il suo corpo: alto, albino, capace di giganteggiare sull’ambiente e sugli altri protagonisti. Certo si tratta di un Herzog strano, questo, diremmo compromissorio, in giusto equilibrio tra l’esigenza di fare un cinema sulla Natura, sui silenzi e gli immensi spazi dell’Oriente, e quello invece di articolare una storia per così dire hollywoodiana, meglio adatta alle esigenze del grande pubblico.
Chissà perché, Queen of the Desert ricorda un po’ Il velo dipinto (2006) di John Curran con Naomi Watts (che tra l’altro era stata scelta originariamente al posto della Kidman e che potremmo considerare una gemella non dichiarata): una fotografia capace di immortalare le bellezze del paesaggio, storie sentimentali di ampio respiro, dove le vicende del singolo si annodano a quelle del periodo e la tragicità degli eventi finisce per segnare drammaticamente le sorti dei personaggi.


Il suo pregio, cioè procedere per giustapposizione, una scena dopo l’altra, un momento nella vita della Bell narrato dietro il successivo, è anche il suo difetto, e il film perde a tratti di epicità, di freschezza, e in alcuni tratti rischia persino di farsi stancante. Una piccolezza, per carità, perché alla fine restano gli straordinari affreschi del deserto, dei suoi tramonti e dei suoi irrequieti abitanti.

Marco Marchetti

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