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Sole Alto apre il Trieste Film Festival

TFF2016Banner-1140Con il bellissimo film di Dalibor Matanic è stato inaugurata ieri sera l’edizione numero 27 del Trieste Film Festival – Alpe Adria Cinema. Sole Alto è stato la rivelazione dello scorso Festival di Cannes (premio della giuria nella sezione “Un Certain Regard”), candidato al Lux Prize e scelto dalla Croazia per la corsa all’Oscar per il miglior film straniero. Il film uscirà nelle sale italiane a marzo, distribuito da Tucker Film.
Tre decenni e due nazioni: Croazia e Serbia. Il film racconta l’amore fra un ragazzo croato e una ragazza serba. Un amore che il regista moltiplica per tre, ricreandolo in tre decenni consecutivi, con gli stessi attori ma coppie diverse. Nel 1991 con l’ombra scura della guerra che sta per arrivare, nel 2001 con le cicatrici che devastano ancora l’anima e nel 2011 con la possibile ma impervia rinascita. Il croato Matanic ha spiegato che il film nasce da una frase che ripeteva sempre sua nonna a proposito dei suoi flirt: “purché non sia una di loro!”, diceva la nonna riferendosi alle ragazze serbe. “Sono – continua il regista – un testimone diretto dell’intolleranza sociale, politica, religiosa radicata nella mia terra e sono anche un testimone diretto dei suoi effetti devastanti. Della miseria e del dolore che ha provocato per anni. Con questo film ho voluto vedere se fosse possibile collocare l’amore sopra ogni cosa in un contesto delSOLE-ALTO genere, e ho tradotto in riflessione cinematografica quella frase così agghiacciante e, purtroppo, così vicina a me”.
Le azioni si svolgono tutte negli stessi luoghi, negli stessi villaggi illuminati dal sole in cui hanno avuto il sopravvento le pulsioni più oscure e più violente e si sono compiute le peggiori azioni umane. Il film non mostra però la guerra ma le conseguenze immediate e, soprattutto successive: i due innamorati hanno sempre poco più di vent’anni e Matanic quando ha girato questo film non aveva ancora 40 anni, rappresenta quell’età di mezzo che ha visto la guerra da vicino nel pieno della vita, aveva 15 anni quando è iniziata ed ha sicuramente perso gran parte della gioia dell’innamoramento. Per queste ragioni il film è un sincero inno alla vita con il dolore lancinante che traspare, ma con la speranza sempre viva. È un film che rappresenta molto bene la preoccupante ostilità verso l’altro che viviamo tutti oggi. Il pregio del film è proprio rappresentare questo scenario cupissimo attraverso la prospettiva sentimentale, così si azzera la retorica e diviene il modo più efficace per renderne chiari i contrasti. Per sottolineare che, oggi come ieri, l’accettazione è l’opposto dell’intolleranza, e che la speranza e il perdono sono l’opposto dell’odio.

da Trieste Claudio Casazza

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