Venezia 2017

Venezia 74: le Giornate degli Autori raccontano la verità

In questa quattordicesima edizione, alle Giornate degli Autori, va in scena la verità, nient’altro che la verità. Se è vero che il cinema è la vita agnellisenza le parti noiose (parafrasando Hitchcock), gli Autori di quest’anno sono la prova che questa vita e la sua essenza possono essere raccontate nei diversi toni del linguaggio cinematografico, a volte emulando la realtà, a volte ispirandosi ad essa, altre solo sfiorandola. L’americano Nick Hooker, per esempio, col suo documentario ci racconta da un nuovo punto di vista la verità su Agnelli. Una storia che abbiamo sempre avuto l’abitudine di considerare troppo nostra, dimenticando che l’avvocato Gianni Agnelli, fu considerato per lungo tempo il playboy più glamour del mondo. Oggi, questa storia, la ripresenta Hooker da un nuovo punto di vista con l’aiuto di HBO che lo produce e corona l’internazionalizzazione di una biografia straordinaria: dal “padre” della FIAT ai dolori della vita privata, dalla fama internazionale ai segreti di famiglia.
Il documentario Il Risoluto di Giovanni Donfrancesco è un monologo sulle memorie di un fascista emigrato in America. Il contagio, che segna il ritorno alle Giornate della coppia Botrugno-Coluccini, è “un’autobiografia fittizia” tratta dal romanzo di Walter Siti: la storia è quella di una Roma involgarita che ha smarrito le virtù della borgata e si affeziona ai vizi borghesi. L’esordiente Valentina Pedicini con Dove il-contagio-poster-locandina-2017-11cadono le ombre ferma la sua lente d’ingrandimento su una verità dimenticata: lo sterminio dei bambini Jenish in Svizzera a metà del secolo scorso. La Pedicini ci porta nell’inferno vissuto dalla protagonista, fatto di ossessioni e ricordi mostruosi tra i quali scavare. Un film coraggioso, con una fotografia gelida che arriva fino al cuore.
Verità senza veli e libertà arrivano da New York con James Lester che presenta il documentario Getting Naked: A Burlesque story. Nel jet-set della commedia osé, c’è la mogliettina perfetta che cuce i propri costumi a mano nel tempo libero e le maggiorate che amano esibirsi in coppia, c’è chi impartisce lezioni di autostima ad altre donne e chi vive per il gusto della performance. Tutte giocano con il sesso e con la propria libertà, amano il travestitismo e vogliono partecipare alla più importante competizione di Burlesque d’America.
L’artista iraniana Shirin Neshat (Leone d’argento nel 2009), tra canzoni e abiti da favola, ci accompagna a scoprire un mito della musica araba col suo film Looking for Oum Kulthum. Il suo è un intreccio tra i turbamenti della protagonista e la sua eroina, dove cinema e meta-cinema si alternano e confondono: da una parte una regista col sogno di realizzare un film sulla più grande diva del mondo arabo, dall’altra la vitalooking-for-oum-kulthum-1024x768 della cantante, parentesi di verità nella finzione. Shirin porta alle Giornate un film in costume di una straordinaria bellezza formale che per un verso può ricordare Evita mentre dall’altro ci svela un delicato ritratto dell’Egitto del secolo scorso.

“Alle Giornate degli Autori – dice il direttore Gosetti – non crediamo più da tempo alla vecchia favola per cui i documentari sono più autentici dei film di finzione, come abbiamo dimostrato sin dagli anni scorsi. Crediamo piuttosto nella libertà di ciascun autore di raccontare attraverso il linguaggio che più gli è consono. Poi, in sala, lo spettatore crederà in quella storia come l’unica possibile. E’ vero che quest’anno la realtà circostante, dagli accadimenti storici ai personaggi leggendari, ha offerto materiale prezioso ai film della nostra selezione. Noi ci siamo limitati a registrare questa tendenza e proponiamo al nostro pubblico il prodotto raffinato che ne è venuto fuori, perché ne possa godere come è successo a noi.”

@redazione

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