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Al via la Berlinale 73

Anticipazioni sul concorso e le sezioni collaterali

Un festival con poche certezza e all’insegna delle possibili sorprese e scoperte. É la 73^ Berlinale (www.berlinale.de) che si inaugura giovedì nella capitale tedesca per concludersi domenica 26 febbraio, mentre sabato è prevista la consegna degli ambiti Orsi.

Inaugura fuori competizione l’americano She Came to Me di Rebecca Miller con Peter Dinklage, Marisa Tomei, Joanna Kulig, Brian d’Arcy James e Anne Hathaway. È il sesto lungometraggio della sceneggiatrice e regista figlia di Arthur, che si concentra su un compositore in blocco creativo.
Nel vastissimo programma spicca l’Orso d’oro onorario a Steven Spielberg, cui sarà dedicato un omaggio in otto pellicole compreso il recentissimo The Fabelmans.
Quanto all’Italia, c’è da evidenziare Laggiù qualcuno mi ama, l’omaggio di Mario Martone a Massimo Troisi.
Il concorso comprende 19 titoli, con pochi nomi affermati e parecchie novità, componenti che rendono molto difficili i pronostici. Presidente di giuria è l’attrice Kristen Stewart e con lei ci sono l’attrice franco-iraniana Golshifteh Farahani, la regista tedesca Valeska Grisebach, il regista romeno Radu Jude (Orso d’Oro nel 2021), la direttrice di casting americana Francine Maisler, la regista spagnola Carla Simón (vincitrice lo scorso anno con Alcarras – L’ultimo raccolto) e il regista hogkonghese Johnnie To.
L’unico film italiano, anche se si tratta di una coproduzione Francia/Italia/Belgio, in lizza è Disco Boy dell’esordiente Giacomo Abbruzzese con Franz Rogowski, Morr Ndiaye, Laëtitia Ky e Leon Lučev.
La pellicola sulla carta più interessante è il biografico Ingeborg Bachmann – Reise in die Wüste (Ingeborg Bachmann – Journey into the Desert) di Margarethe von Trotta con Vicky Krieps, Ronald Zehrfeld, Tobias Resch, Basil Eidenbenz e Luna Wedler. La Krieps (Il filo nascosto, Il corsetto dell’imperatrice) interpreta la poetessa austriaca che visse a lungo a Roma, dove morì nel 1973 a soli 47 anni d’età per l’incendio del suo letto. Dirige la regista tedesca de Il caso Katharina Blum, Anni di piombo, Il lungo silenzio e Hannah Arendt. Si aggiungono alla lista Le grand chariot – The Plough di Philippe Garrel, film su una famiglia di burattinai nel quale il regista francese dirige i figli Louis, Esther e Lena, oltre a Damien Mongin e Francine Bergé; Roter Himmel – Afire del padrone di casa Christian Petzold (La scelta di Barbara, Undine) con Thomas Schubert e Paula Beer; poi il ritorno di Nicolas Philibert con il documentario Sur l’Adamant – On the Adamant.
Ancora l’animazione cinese Art College 1994 di Liu Jian, gli australiani Limbo di Ivan Sen e The Survival of Kindness di Rolf de Heer (The Tracker, 10 canoe); l’inglese Manodrome di John Trengove con Jesse Eisenberg e Adrien Brody e i tedeschi Someday We’ll Tell Each Other Everything di Emily Atef e Music di Angela Schanelec.

L’altra sezione competitiva, Encounters, comprende 16 titoli con in evidenza Le mura di Bergamo di Stefano Savona, uno dei nostri migliori documentaristi, noto per Primavera in Kurdistan, Piombo fuso e La strada dei Samouni. Ancora in lizza il messicano El eco – The Echo di Tatiana Huezo, il coreano mul-an-e-seo – in water di Hong Sangsoo, presenza quasi fissa e amatissima dei maggiori festival, con Shin Seokho, Ha Seongguk e Kim Seungyun, Samsara del galiziano Lois Patiño e Shidniy front – Eastern Front del russo Vitaly Mansky (regista noto per Gorbachev. Heaven e Putin’s Witnesses, che ha più volte preso posizione contro la guerra all’Ucraina) insieme a Yevhen Titarenko.

Berlinale Special comprende l’altro italiano L’ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano (che aveva esordito con Escobar) con Pierfrancesco Favino, Linda Caridi, Antonio Gerardi e Francesco Di Leva, su un poliziotto alle prese con un crimine nell’ultima notte di turno prima del pensionamento. In aggiunta sono inclusi: l’inglese Golda di Guy Nattiv con Helen Mirren nei panni del primo ministro israeliano Golda Meir ai tempi della guerra del Kippur, affiancata da Camille Cottin e Liev Schreiber; Seneca – On the Creation of Earthquakes di Robert Schwentke con John Malkovich, Louis Hofmann e Geraldine Chaplin; Infinity Pool di Brandon Cronenberg con Alexander Skarsgård, Mia Goth, Cleopatra Coleman; Sun and Concrete di David Wnendt.
Farà sicuramente discutere il documentario Superpower di Sean Penn e Aaron Kaufman con Sean Penn e Volodymyr Zelensky. In prima tedesca c’è Tàr di Todd Field con la straordinaria Cate Blanchett, Nina Hoss e Noémie Merlant, in corsa per gli Oscar e in parte girato proprio a Berlino. Inoltre il documentario Untitled Boris Becker Documentary di Alex Gibney sul celebre tennista tedesco.

Sempre importante è il concorso cortometraggi, che vede un programma di venti film brevi di giovani registi pieni di speranze.
Nella sezione Panorama, per la quale i premi sono assegnati in base ai voti del pubblico, sono presenti: Passages di Ira Sachs; Sages-femmes – Midwives di Léa Fehner (nota per Les ogres); Siraby, quinto film della regista del Burkina Faso Apolline Traoré; l’animazione La Sirène – The Siren della franco-iraniana Sepideh Farsi; Sisi & Ich – Sisi & I di Frauke Finsterwalder. Dall’Ucraina provengono il documentario Iron Butterflies di Roman Liubyi e il lungometraggio di finzione Ty mene lubysh? – Do You Love Me? di Tonia Noyabrova.
Altro film italiano è Le proprietà dei metalli di Antonio Bigini, incluso nella sezione Generation che riunisce i film per ragazzi.
Ultima sezione, ma non per importanza e acutezza nella ricerca di film originali, è il Forum degli indipendenti, la sezione dedicata ai registi emergenti che comprende il maggior numero di opere. Tra queste i documentari Anqa della regista austriaca d’origine turco-curda Helin Çelik; De Facto dell’austriaca d’origine bosniaca Selma Doborac, Între revoluții – Between Revolutions del romeno Vlad Petri e il polacco W Ukrainie – In Ukraine di Tomasz Wolski e Piotr Pawlus.

Nicola Falcinella

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