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Babylon Sisters

Babylon SistersLa piccola Kamla (Amber Dutta, finalista di Italian’s Got Talent) si è trasferita da Milano in un palazzo fatiscente della periferia di Trieste, nel quartiere Ponziana. Con lei vive la madre Shanti (Nav Ghotra), dotata di un talento nascosto per la danza in stile Bollywood, e il padre Ashok (Rahul Dutta). Nel palazzo dal carattere multiculturale abitano, oltre che la famiglia indiana di Kamla, anche altre due famiglie di immigrati, una cinese, una turca e una donna croata (Marinka, interpretata da Nives Ivankovic). Nello stabile vive anche il professor Leone, un anziano burbero e scontroso che non sopporta gli stranieri e inveisce continuamente contro di loro. Su tutti, aleggia lo spettro dello sfratto appena annunciato dallo spietato proprietario italiano dell’edificio. Mentre la dolcezza di Kamla riuscirà a raddolcire il cuore dello scorbutico professor Leone, le donne delle famiglie sottosfratto, aiutate da Laura (Lucia Mascino), un’operatrice del centro sociale “Casa delle Culture”, metteranno in moto tutta la loro determinazione per riaffermare i loro diritti e affrancarsi da uno stato di emarginazione a cui sembrano condannate.
Tratto dal romanzo Amiche per la pelle (2007) di Laila Wadia, Babylon Sisters rappresenta il debutto cinematografico di Gigi Roccati, regista proveniente dal mondo del documentario. Un retaggio che entra a far parte del film, che si muove sempre in bilico su quel sottile e quasi impercettibile confine che divide la realtà dalla finzione. Perché Roccati si tuffa all’interno di quella periferia triestina utilizzando attori non professionisti appartenenti ai luoghi della Babylon Sisters (1)vicenda (come gli anziani dell’associazione “Rena Trieste Vecia” o i giovani della “Casa delle Culture”) e, soprattutto, catturando le immagini di quel paesaggio suburbano che diventa quasi il vero protagonista del film. Basti pensare all’alto numero di inquadrature dedicate al palazzo dove abitano Kamla e gli altri personaggi, al quartiere e alla vicina area portuale, con un gusto per la messa in quadro formale che ci rimanda ad un’estetica del brutto, del marginale, dell’inessenziale. Gli stessi membri del cast hanno avuto modo di partecipare all’adattamento della sceneggiatura, per dare vita a una storia che dal realismo vira verso i territori della commedia e, a tratti, anche del fiabesco, con inserti musicali che dal pop-rock giungono in direzione di melodie e balli da film di Bollywood. Ed è qui che l’operazione di Roccati funziona, laddove il cortocircuito fra finzione e realtà sembra formarsi spontaneamente, quasi in maniera naturale. Come nella rappresentazione della vita della famiglia di Kamla, per esempio, dove Ashok è interpretato da Rahul Dutta, vero padre di Amber Dutta che, separato dalla moglie, ha avuto grazie al film la possibilità di condividere un’esperienza importante con la propria figlia. La realtà si mescola alla finzione, appunto.


Laddove Babylon Sisters funziona meno è nelle parti palesemente più “scritte” della sceneggiatura, come in alcuni passaggi narrativi poco credibili o per ciò che riguarda alcuni personaggi (in modo particolare quello del professor Leone, che non a caso è interpretato da un attore di rango come Renato Carpentieri). Nel complesso ci troviamo comunque di fronte ad un film intelligente, piacevole, da vedere, e che intende lanciare un messaggio positivo a favore del multiculturalismo, senza dimenticare di divertire e intrattenere il proprio pubblico.

Michele Conchedda

Babylon Sisters

Regia: Gigi Roccati. Sceneggiatura: Gigi Roccati, Andrea Iannetta, Giulia Steigerwalt. Fotografia: Michele Paradisi. Montaggio: Giuseppe Leonetti, Annalisa Forgione. Musica: Peppe Voltarelli. Interpreti: Amber Dutta, Nav Ghotra, Rahul Dutta, Nives Ivankovic, Lucia Mascino, Renato Carpentieri, Yasemin Sannino, Peppe Voltarelli, Wen Jiemin, Xia Yinghong. Origine: Italia/Croazia, 2017. Durata: 85′.

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