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Before I Go to Sleep

before locaOltreconfine: i film che non ci fanno vedere

Before I Go to Sleep

Regia: Rowan Joffé. Soggetto: S. J. Watson. Sceneggiatura: Rowan Joffé. Fotografia: Ben Davis. Montaggio: Melanie Oliver. Musiche: Ed Shearmur. Interpreti: Nicole Kidman, Colin Firth, Mark Strong. Origine: USA/UK. Anno: 2014. Durata: 92 min.

Immaginate una donna che si sveglia ogni mattina senza ricordarsi assolutamente nulla. Immaginate il dramma di un marito costretto a spiegare alla propria moglie che l’uomo che le dorme accanto non è uno sconosciuto, e che lei è rimasta vittima di un terribile incidente in seguito al quale perde la memoria ogni volta che va a dormire. Già solo questo basterebbe a far impazzire chiunque, ma non la coppia Nicole Kidman Colin Firth, già protagonisti del recente The Railway Man: no, loro sono due bravi borghesi di nome Christine e Ben, talmente colpiti dall’orrore di questo incurabile disturbo neurologico da averci costruito attorno una sorta di equilibrio: affettuoso ma rassegnato lui, spaventata ma molto malleabile lei, i due disperati coniugi riescono persino a trovare una loro dimensione di serenità. Ben accudisce la moglie riempiendole la casa di cartelli e indicazioni, le mostra con certosina pazienza gli album del matrimonio, specificando chi è quel parente e che fine ha fatto quell’amica di infanzia, Christine abbandona le difese dopo la prima mezzora della giornata e si adatta al suo ruolo di casalinga. Fino a quando… già, fino a quando uno psichiatra (Mark Strong) non prende a cuore l’insolito caso, sottoponendo la paziente a una terapia sperimentale: chiedendole di tenere un video-diario quotidiano, l’uomo tenta di aiutarla a ricostruire un barlume di identità, nella speranza che i ricordi possano riaffiorare e il rimosso trovare un suo canale di rappresentazione. Tutto procede per il meglio, ma purtroppo grazie a questo sistema Christine viene a scoprire che il proprio matrimonio è basato su una serie di piccole menzogne, occultamenti e falsità. Tanto per cominciare, la donna non è rimasta vittima di un incidente, bensì di un brutale tentativo di omicidio; inoltre è diventata madre di un bambino deceduto all’età di otto anni per un’improvvisa malattia. Perché Ben le ha taciuto tutto quanto? Certo per risparmiare a se stesso la rievocazione quotidiana di ricordi destinati comunque a scomparire con il sopraggiungere della notte. O forse no?

before2Rowan Joffé è un regista britannico figlio d’arte. Suo padre Roland diresse The Mission nel lontano 1986 e La lettera scarlatta nel 1995. Lui si è invece fatto le ossa come sceneggiatore di 28 settimane dopo (2007) di Juan Carlos Fresnadillo e The American (2010) di Anton Corbijn. Per questo film adatta l’omonimo romanzo di S. J. Watson (2011) e grazie all’egida produttiva di Ridley Scott prepara un prodotto di media fattura, confezione di tutto rispetto e una sceneggiatura che nella sua semplicità riesce a colpire lo spettatore proprio dove fa più male. Come reagiremmo se al sorgere del sole avessimo l’impressione che la nostra vita è stata progressivamente manipolata, ripensata e riscritta a seconda delle più varie contingenze? Crederemmo ai nostri cari, allo psichiatra che cerca di curarci, ai numerosi estranei che galleggiano attorno a noi presentandosi per quelli che (magari) non sono? Lotteremmo? Pretenderemmo di conoscere la verità? E a che pro, sapendo che tutto sarà dimenticato nel giro di una manciata di ore? Citando forse inconsapevolmente Memento (2000), Before I Go to Sleep approfondisce questioni mnemoniche che in realtà si fanno esistenziali, filosofiche, e riguardano i rapporti di potere tra marito e moglie, quel limbo dove la malattia si fa accettazione della stessa e tutto ciò che ne consegue finisce per alimentare un’abulia senza depressione né felicità. È quello che fa Ben, questo insegnante di mezza età ormai fatalista e rinunciatario, che rimuove ciò che non gli piace, trasformando la moglie in una bambolina indifesa o ingabbiando il suo anelito alla guarigione nella sicura ordinarietà del matrimonio. Nessun rischio, nessun ricordo, soltanto questa vita sonnolenta e poco problematica.

before 1Joffé non è però uno sprovveduto, e non si limita alla fredda, anodina messa in scena di un dramma psicologico da salotto, ma arricchisce la sua storia con le sfumature di un thriller ingombrante, tutto giocato sulle sottrazioni, le ellissi, le cose non dette che possono però essere interpretate in modi differenti a seconda di come le si affronta. È questo forse lo scarto di qualità di una pellicola che, altrimenti, rischierebbe di somigliare in modo quasi inquietante all’orribile Faces in the Crowd (2011), con la Jovovich che non distingueva un volto dall’altro e che quindi non poteva riconoscere l’omicida del cui delitto era stata testimone. Joffé è un raffinato, uno che lavora sui doppisensi costruendo un complotto all’apparenza inventato, salvo poi dimostrarne l’effettiva consistenza, ma trovandovi una spiegazione razionale alla quale è difficile non credere. Before I Go to Sleep non ha la supponenza ingarbugliata di un Christopher Nolan, non ha picchi di bellezza ma neppure cadute di stile. È un lavoro di cesellatura, pulito coma la visione del suo demiurgo, a tratti persino sottilmente chabroliano, e senza dubbio sfrutta al meglio l’immagine di donna fantasmatica che la Kidman ha saputo costruirsi.

Marco Marchetti

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